Manifesto dei Bridges

Sinergia, collaborazione, persone.

Biancamaria Cavallini
Learning Diaries
3 min readJul 5, 2018

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Bridges, ponti. Come quelli che si possono costruire tra generazioni diverse, tra scuola, università e mondo del lavoro. Ponti tra analogico e digitale, tra candidati e recruiters. tra formatori e discenti, liberi professionisti e dipendenti, HR e professioni affini, ma anche lontane, che arricchiscono e completano.

Nella mia descrizione LinkedIn affermo di “costruire ponti” tra generazioni analogiche e digitali e quando Alessandro Giovanazzi mi ha chiesto di inaugurare questa rubrica, non potevo che esserne felice. Perché i ponti fanno qualcosa di magico ed elementare: collegano. Uniscono.

Una bellissima poesia di Mario Benedetti recita:
“[Come farti capire] Che sarebbe meglio costruire ponti, / Che su di essi si va all’altro lato e si torna anche, / Che ritornare non implica retrocedere, / Che retrocedere può essere anche avanzare.”

Mi piace pensare che “Che su di essi si va all’altro lato e si torna anche” metta in luce come l’arricchimento sia sempre reciproco: un candidato può arricchire un recruiter, l’analogico può arricchire il digitale, un alunno del liceo può arricchire un professionista navigato.

Ponti, dunque. Collegamenti, collaborazione. Che troppo spesso manca. Come rischia di mancare anche un occhio trasversale su temi legati al mondo della formazione, delle risorse umane, della selezione e dell’orientamento. Uno sguardo che vogliamo costruire insieme, creando — giusto appunto — ponti tra professionisti e professioniste, studenti e studentesse, consulenti, persone che lavorano negli uffici HR, nel welfare, nell’inclusione, nel diversity management. La fantasia non deve mancare. Anche perché la fantasia nutre la creatività, così importante e strategica in questo presente digitale, dove i ponti si possono crearecon una bellissima ed estrema semplicità.

“Che ritornare non implica retrocedere, / Che retrocedere può essere anche avanzare”sembra evidenziare invece come non ci sia mai un movimento giusto: non è l’analogico a doversi immolare al digitale, il formatore non l’unico a trasmettere conoscenze, le generazioni possono imparare le une dalle altre, il fallimento non significa necessariamente — anzi, forse quasi mai — tornare indietro.

Se costruire ponti significa dunque unire, significa però anche mescolare, generare commistioni e scambi reciproci. Mettere in circolo un valore che può essere così (ac)colto. E noi vogliamo cogliere questa sfida.

In questa sezione racconteremo pertanto di tutti quei ponti che collegano i professionisti, le aziende, le istituzioni, la scuola e l’università. Ponti fatti di persone, che portano ad altre persone. Perché crediamo che la trasformazione digitale non debba mai perdere di vista la componente umana e anzi, debba farne il perno intorno a cui ruotare.

Lavori nell’HR, nella formazione, nella selezione, nell’orientamento, in ambiti affini o diversissimi? Ti interroghi anche tu su queste tematiche? Sei giovane? Meno giovane? In pensione? Unisciti a noi!

Scritto, con cura, da Biancamaria Cavallini su Euristika!

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Biancamaria Cavallini
Learning Diaries

Psicologa del lavoro e formatrice, (quasi) nativa digitale, appassionata di scrittura e ricercatrice di consapevolezza.