Chi ha paura di Cassandra?

Alessandro Boni
Learning Diaries
4 min readDec 8, 2018

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Possono fornirci chiavi di accesso e comprensione di dinamiche sociali attuali? Possono alcuni personaggi della mitologia e dei poemi omerici essere ancora per noi oggi fonte di ispirazione e riflessione?o magari aziendali oppure muti parlano solo al nostro spirito ad alle nostre comuni fondamenta?

Proviamoci con un personaggio controverso anche per essere assunta a luogo comune del pessimismo. Si tratta di Cassandra: personaggio mitologico molto caratterizzato –anche fisicamente: bellissima, occhi grigi, caviglie fini.

Figlia di Priamo, re di Troia (quindi da una delle due parti mitiche della barricata), pur di natura umana risulta profondamente toccata, anzi appena sfiorata dal Dio. Quell’Apollo che, per non aver accettato i suoi favori, gli fece dono della più terribile dote: quella di vedere sempre, acutamente la verità, sotto gli orpelli dei fallaci comportamenti sociali e dei loro travestimenti (presenti allora come oggi).

Tale dono in ogni caso gli impedisce di essere creduta e quindi nonostante i suoi avvertimenti non può evitare la rovina sua, della sua patria, dei suoi familiari.

Esistono in Azienda se non dei soggetti almeno dei comportamenti riconducibili a Cassandra?

E soprattutto sono sempre censurabili? Certo sono molto censurati, specie sui social: dagli alle Cassandre!

Persone spesso etichettate semplicisticamente come “negative”, da respingere, poiché ammorbano e guastano l’aria di ottimismo e fiducia a cui naturalmente aspiriamo. E che spesso faticosamente conquistiamo e non vogliamo certo perdere. Sono quei soggetti che annunciano guai ad ogni tentativo di cambiamento, che prevedono sciagure, che pur tuttavia, a differenza della nostra eroina, non si ergono coraggiosamente sulle mura di Troia, ma spifferano nell’ombra ed all’ordinario ronzio della più prosaica macchinetta del caffè.

Sono appunto simulacri. Che non meriterebbero neppure l’accostamento con l’audace eroina. Che, altra significativa differenza, paga di persona ma a testa alta, come le riconoscono Eschilo ed i poeti omerici. Mentre in nostri anti-eroi moderni sgusciano spesso nell’ombra del disimpegno.

Ebbene, a parte i maldestri epigoni, qual è il motivo del rispetto e dell’ammirazione che, a distanza di secoli e attraverso i sedimenti di culture e visioni/valori diversi, ancora tributiamo a questa figura “che ha molto sofferto”?

Credo che il motivo sia la sua sincera e cruda visione della realtà senza orpelli, infingimenti, maschere.

Forse avremmo bisogno, anche in Azienda, di Cassandre da ascoltare perché ci aiuterebbero talvolta a squarciare il velo di parole d’ordine militanti-battagliere, ipocritamente rassicuranti, di slogan vuoti e ripetitivi e dalla pochezza visionaria. Voci che ci potrebbero aiutare ad ancorarci a scenari possibili e non manipolati, a qualcosa che assomigli o si avvicini al reale ed alla verità. Parole che sarebbero di molto aiuto a noi che sentiamo l’esigenza di tenere alta la bandiera del cambiamento e di modificare “in melius” il nostro contesto aziendale senza tuttavia nasconderci difficoltà, ostacoli, problemi.

Una voce difforme dal coro che ci potrebbe consentire di guardarci da quella che i greci chiamavamo “ubris” e che potrebbe tradursi, in modo assai approssimato, come “arroganza”. Quest’ultima porta invece spesso chi è chiamato a prendere decisioni, sia esso l’imprenditore od il manager (il politico? Perché no?), a scegliere la via più breve, più facile, più liquidatoria. A circondarsi di adepti, non si sa mai fino a che punto sinceri, che minimizzano i problemi, semplificano gli ostacoli, azzerano la presenza di criticità. E ci portano ad ignorare quindi i segnali, gli indizi, le voci di coloro che delineando scenari diversi vengono percepiti come avversari, freni, portatori di blocchi mentali verso l’inarrestabile e “virtuoso” cambiamento.

Un ascolto attivo anche di tali voci, un distillato sano dello spirito di Cassandra, ci consentirebbe di evitare, nel cammino che vogliamo virtuoso verso il successo, di costruire su fondamenta poco solide, di perseguire risultati con scarsa attenzione e rispetto degli altri che non la pensano come noi.

Certo dare diritto di tribuna alle Cassandre (quelle sincere non i loro pigri simulacri) consentirebbe percorsi decisori forse più faticosi ma che renderebbero più solida, certo più duratura, più meditata e partecipata l’esigenza di cambiamento. Ma ancora oggi, chi ha paura di Cassandra?

Scritto, con cura, da Alessandro Boni su Euristika!

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