Cronache della Bicicletta

Sorprendiamo per sorprenderci

Alessandro Giovanazzi
Learning Diaries
Published in
3 min readMay 30, 2024

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Clacson suonato fortissimođź’Ą. Rabbioso. Insistente.
L’inizio di un incontro che mi ha colpito.

09.30 🕤 Sono in ritardo per andare a lavoro e sto calcando sui pedali della mia bici Peugeot (d’epoca ❤️ ) verso Piazzale Lodi. Come al solito le macchine mi sfrecciano a sinistra. Alcune mi sfiorano per farmi capire che dovrei stare spiaccicato a destra verso le macchine parcheggiate. Sono abituato.

Chi guida a Milano (sia le macchine 🚗, sia le bici🚲) sa di cosa sto parlando. Dell’eterno astio tra biciclettari (che non stanno mai abbastanza a destra) e automobilisti.

Io personalmente però spiaccicato a destra non ci sto più.

Per due semplici ragioni.
- La prima è di una ragazza che mi ha aperto, senza guardare, la portiera della macchina in faccia una volta. Mi ci sono stampato dentro e ci ho rimesso l’uso della mano per una settimana.
- La seconda ragione è il signor Luigi, che mi ha aperto, senza guardare, la portiera della sua macchina e mi ha mandato dritto in ospedale. Ho ancora i segni sul petto di quell’incidente.

Da allora non sto più spiaccicato a destra e mi prendo gli insulti un po’ dell’intera cittadinanza automobilistica milanese. Ma dato che conosco la regola del “Non c’è due senza tre”… pedalo sempre un centimetro più in là dell’apertura delle portiere d’auto. Guadagnandomi odio e suonate.

Oggi però davvero me ne sono beccato uno davvero troppo lungo. Chiaramente è fuggito subito dopo. Ma si è beccato il rosso (infinito di piazzale Lodi) e ho avuto il tempo di raggiungere l’auto e fermarmi a fianco dell’auto per capire che tipo d’uomo m’avesse trattato così.

Nell’abitacolo la rabbia impersonificata, finestrino giù e insulti. “Devi stare a destra! Non puoi stare al centro della strada! Etc. Etc.”

Io rimango in silenzio, lo ascolto, lui si aspetta rabbia corrisposta e invece gli dico: “Ti prego respira, non puoi arrabbiarti così”.

Non se lo aspetta. Sussulta qualche altro insulto, vorrebbe corrisposta rabbia, sgomitola qualche altra frase sullo stare al centro e gli dico: “davvero, non puoi arrabbiarti così, respira”.

E questo mi esplode in lacrime: “Mi spiace. Sto divorziando. Sto perdendo il lavoro e non so come mantenere le mie due figlie”. Lo guardo, gli passo la mano attraverso l’abitacolo, passando per il sedile del passeggero vuoto, lui sorpreso me la passa e ce la stringiamo. Nessuna frase affettata. Nessun incoraggiamento. Nessuna frase ispirazionale del c###. Solo comprensione.

Il rosso ci ha strappati via, ognuno per la propria strada.
Chissà se lo re-incontrerò. Dubito, in questo frullatore di città.

Eppure a lavoro oggi ci ho pensato tanto. Davvero non sappiamo chi abbiamo di fronte, che cosa sta passando in quel momento, la sua storia, il peso nel cuore che si porta dentro.
Re-agire però è sempre la mossa sbagliata.
Ascoltare è sempre la mossa giusta.
Soprendere è l’azzardo che soprenderà innanzitutto noi.

Daje!

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Alessandro Giovanazzi
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