In Azienda Cuore, o Portafogli?

Quando per prendere le decisioni, forse, l’utile non basta…

Giacomo Picchi
Learning Diaries
4 min readOct 10, 2018

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“L’azienda ha un portafogli, non un cuore”, era una citazione che era solito fare il mio primo Capo (e Mentore) per ricordarmi il mestiere che stavo provando a imparare: le Risorse Umane. Questa frase mi ha fatto capire tante cose sul come comportarsi in un’azienda di produzione, detta anche impresa (meglio chiamarla così per non confonderla con altre aziende come lo Stato o la Famiglia). Azienda, in generale, deriva dal latino “facienda” ovvero cose da farsi, faccenda. L’azienda produce qualcosa di utile, per ricevere qualcos’altro di utile in cambio. Ed ecco che si crea valore: ne guadagnano gli azionisti, i fornitori, i clienti e i dipendenti.

Il Rapporto Costi/Benefici

Che cosa intendeva dire il mio capo con quelle parole? Innanzi tutto, che quello che conta, in fondo, è sempre l’utile. Perché è l’utile che tiene in vita l’Impresa. Senza fare filosofia spicciola si tratta di creare valore, perché il “fare” fine a sé stesso “alla fine della storia” risulterà fallimentare.
Poi conta la matematica: posso spendere più di quanto ho in tasca? Ovviamente no. In azienda è fondamentale fare sempre un’analisi Costi/Benefici rispetto a quello che si sta facendo, e questo ci riporta al valore di cui parlavamo prima. Perché quando il C (Costi) supera il B (Benefici) e quindi il loro rapporto è maggiore di 1, allora una cosa non conviene farla.
Va da sé che se non posso spendere più di quanto posso permettermi, ciò che faccio devo farlo in maniera efficiente: non puoi investire risorse per buon cuore, ma solo per un ritorno.

Ma conta solo l’utile per prendere le decisioni?

Mi perdonerà il mio vecchio capo se provo a mettere in discussione il suo insegnamento (che è significato tanto per me), ma la domanda che mi faccio è: ha senso nel 2018 per un’impresa parlare di cuore e portafogli? Possono essere intercambiabili? Oppure il cuore è importante quanto il portafogli?

Mi vengono in mente i programmi di diversity, inclusion, lo smart working, la beneficenza, l’attenzione all'ambiente di alcune società. Cos'è questo se non cuore? Ricordo la mia prima esperienza nel campo delle Risorse Umane, all'interno della compagnia farmaceutica dove ho svolto il mio primo tirocinio e dove venivano assunti dei portatori di handicap per dei progetti di Diversity. Svolgevano dei servizi interni per facilitare l’equilibrio tra vita e lavoro di tutti i dipendenti. Non era cuore quello? E non c’era utile? Da una parte dare lavoro a chi aveva delle difficoltà, dall'altra fornire dei servizi ai propri dipendenti aumentando il senso di appartenenza e sicuramente la Retention (ovvero la capacità di una azienda di trattenere i propri dipendenti, specialmente quelli ad alto potenziale).

I tre elementi della vita di impresa

Il cuore, quindi, può essere ben collegato al portafogli, ma se si aggiunge un altro elemento, ovvero la testa, ecco che tutto torna alla sembianza di organismo: non ci sono più cuore e portafoglio, ci sono testa, cuore e risorse. Il Denaro, dice Simon Sinek, è il carburante di un’impresa. Così come lo scopo di una automobile non è comprare carburante, anche lo scopo di un’impresa non è fare soldi. Ma i soldi servono per andare verso la nostra meta, per raggiungere la visione, così come il carburante serve perché la macchina possa andare dove deve andare.

Al cuore e al portafogli, quindi, si aggiunge un altro importante elemento per guidare le nostre attività, ovvero la testa, che porta la razionalità, ma serve anche a non farci condizionare in maniera troppo reattiva da scelte dettate solo da utile e denaro. Il cuore, invece, è un elemento vitale, da non scambiare con qualcosa che porta allo spreco di risorse, ma da identificare spesso con quella visione a lungo termine, col “perché” della nostra attività, della nostra impresa, e di come arrivare a quello scopo che ci siamo dati. Il terzo elemento, infine è il portafogli, ovvero è il denaro, l’utile, i risultati, che se raggiunti diventano il carburante per poter andare verso la nostra meta.

Testa, Cuore, Portafogli. E le persone?

E in tutto questo le persone, che ruolo hanno? Le persone semplicemente “sono” l’azienda, la vivono, la mandano avanti, ne sono fonte di ispirazione, in un organismo fatto di organismi dove testa, cuore e risorse si amalgamano in una continua fonte di valore e dove l’equilibrio tra i tre elementi è proprio dato dalle persone che compongono l’impresa. Bilanciare tutto questo e mantenere questo equilibrio è la sfida di un HR, per non perdersi in eccessi, per ricordare a tutti il posto che hanno nel mini-universo che compongono, per custodire la capacità che consente, tra le varie sterzate della macchina, di non uscire fuori strada.

Se consideriamo le persone come i componenti che formano un motore, possiamo pensare alla funzione delle Risorse Umane come quell’olio che ne impedisce la frizione e che permette ai meccanismi di funzionare, e rende il tutto fluido. Questo è il motivo per cui si richiede alle HR di essere parte integrante del business, ovvero dell’attività che fa l’impresa, standone a diretto contatto. Essere parte integrante del business significa capirne le prospettive, la necessità di competenze, la visione. Significa porre limiti, ma a volte anche toglierli, tenendo a mente che con l’equilibrio tra razionalità, visione e denaro. Solo così si possono affrontare al meglio le sfide che ci porteranno a raggiungere gli scopi che ci siamo dati.

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Giacomo Picchi
Learning Diaries

HR Manager per caso, appassionato di persone per scelta. がんばります