Le 4 cose + 1 che ho imparato dai Capi dello Staff della Casa Bianca

Consigli dai blind sider per antonomasia: i bracci destri dell’uomo più potente del mondo

Marco Della Monica
Learning Diaries
5 min readJul 10, 2018

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(Official White House Photo by Pete Souza)

Immaginate di essere nel primo giorno del vostro nuovo lavoro e di trovarvi in una stanza con tutti quelli che vi hanno preceduto, pronti a darvi i loro consigli.

Ora immaginate che quel lavoro sia del blind sider per eccellenza: il Capo dello Staff del Presidente degli Stati Uniti d’America, con predecessori dei personaggi come Donald Rumsfeld, Dick Cheney, Leon Panetta, Howard Baker Jr, Jack Watson, Ken Duberstein, John Sununu, Sam Skinner, Mack McLarty, John Podesta, Andrew Card e Joshua Bolten.

È quello che è capitato a Rahm Emanuel, a sei settimane dall’insediamento come Chief of Staff del Presidente Obama alla Casa Bianca: un comitato di benvenuto niente male.

Stiamo parlando di un ruolo delicato. Il capo di gabinetto della Casa Bianca è il membro più importante dell’ufficio esecutivo del Presidente USA: dirige il personale al servizio di quest’ultimo e ne è il principale consigliere. Il consigliere dell’uomo più potente al mondo.

Che si tratti di un blind sider per definizione è chiaro gia a partire dalla storia: fino al 1953 era chiamato «Assistente del Presidente», il numero due, colui che gioca la sua partita nell’ombra, sul lato cieco del quarterback.

Non so se ciascuno, nel proprio lavoro, vorrebbe approfittare dell’opportunità di farsi consigliare dai suoi predecessori, ma in questo caso – considerata la delicatezza della posizione – Emanuel Rahm ha accettato di buon grado.

Rahm Emanuel nello Studio Ovale con Barack Obama (Official White House Photo by Pete Souza)

L’episodio lo ha raccontato Chris Whipple nel libro «The Gatekeepers», e gia dalle prime pagine emerge un condensato di consigli che i Senior della vecchia guardia danno alla new entry Junior.

E per me è stato come essere in quell’ufficio della West Wing con loro, quel 5 dicembre 2008 a Washington D.C.

Ecco le cose che ho imparato dai Chief of Staff dei Presidenti USA su cosa vuol dire essere un buon braccio destro, o meglio un blind sider:

1) Rallenta e ascolta: imparerai molto e prenderai decisioni migliori

Le parole sono di John Podesta, che è stato – tra le altre cose – il braccio destro di Bill Clinton. È una delle prime lezioni che impari entrando in azienda, ma anche l’equilibrio più difficile da mantenere: distinguere le situazioni in cui il beneficio di ascoltare supera quello di dire la propria è una questione di esperienza, che però è utile affinare rapidamente. Da buon secondo, se si impara a non fare danni, si ha l’opportunità di partecipare ad incontri e conversazioni riservate ai numeri uno, e per me in alcuni casi si è trattato di un master accelerato.

2) Dì al tuo capo anche le cose che non vuole sentire

È il consiglio di Leon Panetta, ex Capo dello Staff ed ex Direttore della Cia: non proprio un novellino. Un buon braccio destro deve capire quando è utile rimarcare una prospettiva diversa da quella del capo, anche quando sa perfettamente che è indigesta. Coprire il lato cieco del campo, dal punto di vista aziendale, a volte si traduce semplicemente nel porre la domanda in più al proprio manager, segnalare un punto di attenzione, dare una lettura diversa di un evento. Ma il valore aggiunto spesso è legato a segnalare le possibili conseguenze di una decisione, anche quelle che (più o meno consapevolmente) non sono state considerate.

3) Un leader viene misurato anche dalla qualità del numero due che si sceglie: sii responsabile

Con le parole di Ken Duberstein, l’ultimo Capo dello Staff del Presidente Reagan: «Quando apri la tua bocca ricorda che non sei tu a parlare, ma è il Presidente». Ok, messa così suona estrema, ma c’è più di un fondo di verità: se sei uno dei più stretti collaboratori di un manager, ad esempio, quando agisci su certi fronti in molti guarderanno alle tue azioni ma vedranno la mano del tuo capo. Non sempre è vero, e non sempre è giusto, ma è cosi.

Questo comporta un doppio livello di responsabilità: da un lato ne beneficia l’efficacia della tua azione, che può godere di un’autorevolezza rafforzata, dall’altra se non gestita accuratamente è una «posizione dominante» che rischia di inghiottire la propria capacità di affermazione.

4) Cura il tuo anonimato, vola basso: lavora per il successo del tuo capo, lui lavorerà per il tuo

Come ha detto Bob Haldeman, auto-soprannominatosi «son of a bitch» del Presidente Nixon, un buon braccio destro è colui in grado di rimanere dietro le quinte, con una grande passione per l’anonimato. Questo non significa non avere ambizioni, non implica l’immolazione totale, è un approccio che va messo nella giusta prospettiva: un buon blind sider lavora per il successo del leader, e il leader di spessore è in grado di valorizzarlo questo contributo, a beneficio della crescita del proprio numero due. Crescita che a seconda dei casi può essere intesa come percorso professionale, ma anche come competenze, esperienza, mindset e in definitiva come crescita personale.

D’altra parte, citando lo storico Richard Norton Smith a proposito dei Presidenti USA: «ognuno di loro rivela se stesso attraverso il proprio ritratto nella Sala Roosevelt della Casa Bianca e il Capo dello Staff che si sceglie», segno che il primo tifoso di un blind sider è proprio il leader.

Scritto, con cura, da Marco della Monica nella sezione Blind Siders di Euristika!

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Marco Della Monica
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