Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno.

Paolo Stefani
Learning Diaries
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4 min readOct 24, 2018

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Alzi la mano chi non ha mai letto, in un esercizio pubblico, un cartello con scritto:

“Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno”

È un chiaro messaggio che avvisa, o tutela, dal cliente che intende acquistare qualcosa senza pagare subito. Soprattutto per un cliente nuovo che non si conosce.

Invece, in un tempo non troppo lontano, i piccoli esercenti erano soliti annotarsi in un libricino i crediti dei loro clienti, che chiamavano per nome, dando loro fiducia. Un tempo dove le relazioni e una stretta di mano contavano davvero.

Oggi, se tutto non è scritto “nero su bianco” non ha alcun valore. Ma non è questo il punto, o almeno in parte.

Ho il privilegio di relazionarmi quotidianamente con chi cerca e offre lavoro, di vedere le due facce della stessa medaglia, e il mio scopo consiste nel trovare la “giusta” persona alla “giusta” azienda.

Ecco perché quando leggo quella frase mi sovvengono molte situazioni, vissute nel tempo, sia con i candidati che con le aziende. Mi riferisco agli episodi (spiacevoli), vissuti da entrambi, che hanno modificato la loro percezione, aggiunto qualche pregiudizio, verso il mondo del lavoro. E le Persone.

È capitato a Carlo, padre di famiglia con un mutuo alle spalle, di lasciare un lavoro “sicuro”, allettato da rosee prospettive di crescita professionale ed economica, per poi scoprire dopo qualche giorno di essere il dodicesimo sostituto.

Giovanna, che conduce una piccola attività, ha assunto un nuovo collaboratore per far fronte all'aumento del lavoro ma, tra malattie ed assenze ingiustificate, ha compromesso dei rapporti con dei clienti.

Andrea, che di anni ne ha 52, è costretto ad accettare uno stage o un lavoro sottopagato perché alla sua età è difficile riqualificarsi e non è mentalmente flessibile come uno più giovane di lui.

È successo a Laura di sentirsi dire di avere le competenze per il ruolo ma di non poter essere assunta perché “a rischio maternità”.

Marco, proprietario di un’azienda di 30 dipendenti, sta ancora aspettando la persona che doveva iniziare lunedì.

Persone. Perché, a pensarci bene, è improprio parlare di aziende vs candidati. Piuttosto di persone che si relazionano con altre persone. E se la relazione non funziona, a rimetterci spesso non sono solo le parti direttamente coinvolte.

La vera sfida è saper (e aver voglia) di vedere e far emergere il buono delle persone.

Tutti noi abbiamo vissuto delle situazioni più o meno spiacevoli nel nostro percorso lavorativo, ma abbiamo anche incontrato Persone per bene che ci hanno dato un’opportunità, ci hanno donato del tempo, dato il giusto consiglio, una pacca sulla spalla o teso la mano in momenti di difficoltà.

Giulia, che è a casa perché si è rotta una braccio, si è resa disponibile e reperibile telefonicamente per ultimare gli ultimi dettagli di un grosso progetto con scadenza imminente.

Giancarlo ha assunto il papà di un proprio dipendente per permettergli di maturare i requisiti per andare in pensione.

E poi ci sono i dipendenti di un’intera azienda che hanno deciso di donare parte delle proprie ferie ad un collega per permettergli di assistere un famigliare malato.

Perché allora non dare un po’ di credito (e fiducia) a qualcuno?

Certo, il tempo spesso non è dalla nostra parte, siamo presi dalla frenesia quotidiana, eccediamo di stress e siamo circondati da rumore ed aggressività ma in molti casi credo sia sufficiente investire un po’ di tempo, andare oltre alle semplici apparenze, per ascoltare la persona con cui ci si relaziona.

Ascoltare, che è diverso dal sentire, presuppone attenzione e sensibilità verso l’altro ed è la prima azione comunicativa per ottenere la sua fiducia. È un atto volontario che compiamo per immedesimarsi nella persona, per riconoscere ed accettare le sue emozioni e il suo punto di vista.

Per quanto si tenda a volte a generalizzare, catalogare, comparare l’essere umano alla fine non mi è ancora capitato di incontrare una Persona uguale all'altra. E a te?

Il colore della pelle, il paese in cui si è nati, il sesso, l’età anagrafica sono aspetti che possono accomunare più persone ma è solo attraverso la comprensione del loro vissuto che emerge l’unicità dell’individuo.

Donare un frammento del nostro tempo non è solo un atto di fiducia verso il prossimo, lo è in primis verso sé stessi.

“Se accendi una lanterna per un altro, anche la tua strada ne sarà illuminata”

Nichiren Daishonin

Scritto, con cura, da Paolo Stefani su Euristika!

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Paolo Stefani
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