Progetto: Scuola diffusa

Rubrica dei Progetti Educativi Folli

Alessandro Giovanazzi
Learning Diaries
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5 min readDec 13, 2020

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Eccoci qui con la rubrica dei Progetti Educativi Folli. Non si tratta di idee necessariamente implementabili. Sono più che altro degli esercizi di immaginazione, per provare a pensare un sistema educativo più aderente ai bisogni delle persone.

Contesto

Un dato indiscutibile del modello di formazione che è andato costruendosi dal XIX secolo in poi, in particolare in Occidente, è quello della scuola reggimento. 20–30 ragazzi in una classe, un professore, che fa parte di un collegio docenti, che fa a sua volta capo a un preside. Una struttura piramidale che diverse sperimentazioni da parte di docenti innovatori mettono continuamente in discussione, ma che sembra complessivamente reggere l’urto del tempo.

I vantaggi di questo sistema sono molteplici e non devono essere sottostimati. Si tratta infatti di un sistema:

  • Semplice
  • Replicabile
  • Efficiente
  • Uniforme (e quindi non tacciabile di esclusivismo)

Inoltre permette, nel corso degli anni a un gruppo di studenti di fare un’esperienza collettiva assieme. Un’esperienza che non di rado ricorderanno per sempre. Inoltre è un sistema che permette a un docente di costruire un progetto educativo di ampio respiro, della durata di anni.

Ma la mia difesa della scuola tradizionale termina qui.

La scuola tradizionale italiana, per come è impostata per larga parte ancora oggi (tranne importanti eccezioni) presenta anche dei difetti notevoli. In primis è un sistema chiuso. Si tratta infatti di un sistema che rende difficoltosa:

  • La personalizzazione
  • La possibilità di introdurre percorsi differenziati e trasversali
  • La possibilità per lo studente di approfondire le proprie passioni, così come anche per il docente.

Inoltre, in un sistema del genere, il fatto di trovare un docente appassionato e competente o un docente svogliato e incompetente è un po’ come un terno al lotto. E se ti va male poi te lo devi tenere per almeno un anno intero, quel docente. Ma vale specularmente anche per i docenti rispetto agli studenti. E non si tratta di una cosa da poco. Il futuro dei ragazzi è in gioco qui, così come la gratificazione professionale dei professori che mettono il cuore in quello che fanno.

Senza stare a tirare per la giacchetta l’elitaristico modello anglosassone, che dobbiamo invidiare solo per poche cose; ci si rende conto che la scuola si basa un modello piuttosto consolidato, che potrebbe e dovrebbe essere rimesso in discussione, almeno in parte. Le nuove tecnologie possono essere un buon grimaldello per farlo.

Come?

L’idea

Ma se qualcuno non volesse fare esami universitari?

  • Si potrebbe implementare una piattaforma digitale che permetta ai migliori docenti d’Italia di fare dei seminari specialistici, delle lezioni di approfondimento, dei workshop a cui tutti gli studenti d’Italia possano iscriversi come parte integrante del proprio percorso scolastico. Il tutto sia con piccole classi digitali, così come con incontri massivi con personalità di spicco della comunità scientifica, umanistica e imprenditoriale non solo del nostro paese, ma anche globale.
  • Il 70% del tempo degli studenti sarebbe dedicato alla didattica tradizionale perchè, l’abbiamo detto, ha anche dei pregi (come la possibilità di un rapporto personale tra docente e studente). Il 30% del tempo si potrebbe inveece dedicare a seguire questi percorsi specifici digitali.

L’implementazione

  • Definire a livello legislativo la possibilità, facoltativa, da parte di un docente di dedicare parte del proprio monte ore alla creazione di un percorso formativo digitale, con un monte ore preciso, da aprire a livello nazionale;
  • Creare e gestire una piattaforma che permetta a docenti di fare didattica a distanza su più plessi scolastici contemporaneamente;
  • Creare un modello integrato per la collaborazione tra docenti, che li favorisca nel portare avanti progetti didattici di natura specialistica, anche fra plessi scolastici diversi (anche fra regioni diverse). I casi particolari di chi ha già fatto iniziative del genere ci sono, ma non sono inseriti in un quadro che li favorisca.
  • Costruire un motore di ricerca all’interno della piattaforma che permetta agli studenti di trovare i seminari e i workshop più interessanti per loro, anche se tenuti da docenti magari a 1000 km di distanza.

Perchè mettere a disposizione dei nostri ragazzi solo una piccola, ancorchè ricca, biblioteca di città, invece che quella di Alessandria? Perchè non aprirgli le porte di entrambe?

Risultati attesi

  • Un maggiore ingaggio da parte degli studenti, che potrebbero approfondire con dei docenti delle tematiche che li appassionano veramente;
  • Un maggiore ingaggio da parte dei docenti, che potrebbero finalmente toccare tematiche differenti dal solito programma scolastico annuale, permettendogli peraltro di raggiungere un’audience più vasta;
  • La creazione di reti di collaborazione fra docenti non solo fra plessi scolastici diversi, ma anche fra province e regioni diverse. Ad esempio con la creazione di una community di docenti appassionati di Imprenditorialità, che tengono dei seminari che i ragazzi possono seguire come parte del proprio percorso di formazione - concordato - all’interno della scuola dell’obbligo;
  • Un maggiore orientamento per gli studenti nel comprendere quali sono le tematiche che vorranno sviluppare una volta terminata la scuola dell’obbligo sia a livello lavorativo, sia a livello universitario.

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Alessandro Giovanazzi
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I am inspired by the idea of designing and coordinating innovative teaching and learning projects that promote people’s growth in study and work.