Questa è la storia di Willy la lepre.

E questa è la storia di come arrivò, per prima, sulla luna

Alessandro Giovanazzi
Learning Diaries
Published in
4 min readDec 7, 2022

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Willy non era una lepre normale.

Aveva della gambe lunghe lunghe; e tutti i suoi amici lo prendevano un po’ in giro per questo. Per poter fare dei piccoli passettini faceva sempre una grande fatica. A scuola, non ci stava nel banco e quindi doveva studiare sempre in posizioni quasi ridicole.

Però aveva un bel pelo color castano e delle orecchie lunghe lunghe. Lo sguardo acuto e dei grandi baffoni. Era una lepre un po’ più grande delle altre per la sua età e questa cosa faceva sì che sembrasse un po’ sempre fuori posto.

Willy aveva dei fratelli e delle sorelle molto numerosi. Erano circa 113. Alcuni facevano gli ingegneri, chi gli architetti. Chi invece si era dato il surf. Si narrava pure di una sorella al circolo polare artico per fare delle ricerche scientifiche. Una si prostituiva ad Hamster-dam mentre un altro aveva fatto il cambio di sesso. C’è era pure un barbone, che era tornato a vivere in campagna, in un buco nella terra... Uno per saldare dei debiti invece si era venduto a una clinica per esperimenti scientifici.

E Willy studiava, studiava. Era anche bravo. Ma con quelle gambe. Così lunghe. A cosa potevano servire?

Willy aveva un caro amico, Jonny il tasso, e Clara la scoiattola.

Willy, Jonny e Clara amavano passeggiare per il bosco, soprattutto costeggiando il torrente. Guardavano quelle acque fresche che scorrevano. Il sole cha passava tra quelle fronde e il vento che guizzava tra i rami.

Spesso si fermavano a salutare i signori pesci, soprattutto quelli anziani. Quei pescioni se ne stavano sempre lì, a stare fermi nella corrente e non facevano altro. Tutto il giorno così.

E Willy si chiedeva. E io che cosa voglio fare da grande?

Ecco. Durante una lezione il maestro facocero spiegò che, ormai, la corsa per andare sulla luna era partita. L’Unione Sovietica ormai stava per mandare il suo primo cagnolino. Ma anche l’America non era da meno. Era tutto un grande caos. Tutti che volevano superare tutti. Tutta una competizione. E le donnole che pubblicavano articoli per dire che avrebbe vinto l’uno. E i gufi a vociare che avrebbero perso gli altri.

Willy, durante una lezione alzò la mano e chiese se poteva andare lui sulla luna, ma tutta la classe rise. Che idea balzana. Pure il topolino Gigi rise a crepapelle.

Ma Willy era un tipo tosto. Chiese a Jonny e Clara di aiutarlo ad allenarsi. E passò giorni e giorni ad allenare le sue gambe nodose. Divennero sempre più grandi e forti. Prima Saltava due metri. Poi cinque. Poi venti. Poi 100!

Era prodigioso!

Così cominciò a prenderci gusto. Cominciò a fare salti sempre più grandi. Finché non decise di diventare un viaggiatore. Fece un saltone da Rhode Island fino a New Orleans per godersi la musica blues suonata dalle papere nere. Fece poi un mega salto fino all’Europa, e si godette dell’assenzio a Parigi. Conobbe un tipo che si chiamava Van Gogh e ne bevette diversi litri insieme a lui.

Finirono ubriachi nella senna e vennero salvati da un branco di poliziotti rinoceronti infuriati! Un altro giorno ne bevette ancora con un altro scrittore. Un artista. Un tale Hemingway. Aveva appena finito di scrivere una strana storia; di un grande e vecchio pesce che era riuscito a catturare col suo arpione la più strana delle creature: un uomo. Strana creatura l’uomo. Niente squame, pochi peli, zero unghie. Ma Hemingway giurava che sarebbe diventato un racconto famoso. Ma Per Willy quello era un pochino matto. Per cui con una zompata se ne tornò nel Rhode Island.

Ma la storia del signor Facocero l’assillava. Com’era possibile che l’Unione Sovietica potesse arrivare prima degli Americani sulla luna? E com’era possibile che gli americani non ce la facessero… Per cui si allenò ancora per una settimanella e, con l’aiuto e i saggi consigli di Clara e Jonny… spiccò un profondo salto. Che non se n’era mai visto uno così e ne mai più se ne vedrà.

Sfidò la gravità, le leggi della fisica e quelle della fantasia e atterrò sulla luna.

Quant’era bella la terra da lassù. Tutti quei problemi lontani. Tutta quella fatica. Quel dolore. Lì erano come lontani e rarefatti. Ma gli mancavano Jonny, il suo amico, e Clara, di cui era segretamente innamorato. Anche se non era lecito a quei tempi l’amore tra una lepre e una scoiattola. Ma da così lontano le regole sembravano così strane.

Mentre passeggiava per la luna, ammirando ogni cosa pensò che era il caso di ritornare a casa. Gli mancavano i rapporti. Per cui stava per fare il balzo quando…

Si trovò di fronte a un astronauta. Ma non a un astronauta animale. A un astronauta uomo! Quel piccolo uomo sembrava sconvolto di avere una lepre di fronte. Si mise ad agitarsi, come spaventato. Si vedeva che parlava tutto preoccupato alla radio. Quest’omuncolo. Chissa cosa c’era da preoccuparsi in quel modo pensò Willy.

Ma a Willy non interessava. Voleva tornare dai suoi affetti, per cui fece un’altra bella zompata e partì.

E nei giorni successivi fu tutto un girare, un visitare il torrente, ascoltare il signor facocero dei viaggi siderali tra le stelle, che non sapeva di avere nientepopodimeno che un visitatore della luna in classe.. Willy godette anche dei pesci anziani, che passavano tutto il tempo a lamentarsi per i lavori fatti male dai castori nella costruzione delle dighe. Furono giornate belle e serene per Willy, Jonny e Clara.

Ma Willy continuava a chiedersi una cosa. Perché quell’uomo che aveva incontrato sulla luna era apparso così preoccupato? E che cosa diceva tutto intento alla radio?

Willy non lo scoprì mai, ma noi sì!

Ascolta la canzone sotto per terminare la storia!

Dedicato a Cami

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Alessandro Giovanazzi
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