Il ladro di nebbia

Valentina D.
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2 min readMar 30, 2016

“Mi sono sempre chiesto come possa un uomo convivere con il fantasma di tutto ciò che è stato e con lo spettro di ciò che non sarà mai. Non può, ecco perché muore. Noi non invecchiamo a forza di vivere la vita, ma a furia di ricordarla.”

Dove finiscono le cose dimenticate? Gli ombrelli dimenticati sul treno, all’ufficio oggetti smarriti della stazione. Ma i ricordi dimenticati? Dove si depositano? E se ricordare è troppo doloroso, è possibile disfarsi della propria memoria firmando un patto, lasciando in deposito i propri ricordi?
Esiste un luogo nascosto in cui tutta la vita perduta e tutte le anime dimenticate si ritrovano. È una città bizzarra, fatta di porte concatenate che si aprono su diversi mondi e diversi gradi di oblio e decadenza. L’unica cosa che conta è il tempo. E infatti è proprio a causa del tempo che ha senso ricordare: il tempo scorre, e consuma la vita, e stinge la memoria. Il tempo è l’unica forma di moneta di scambio che abbia un valore, soprattutto per chi sta ripercorrendo le strane e tortuose strade di Tirnaìl alla ricerca di un ricordo che possa dare un senso alla propria vita.

Il ladro di nebbia di Lavinia Petti è un libro in cui ci si perde. Si perde l’orientamento nel tempo ma anche nello spazio. Ci si perde come nella nebbia, che deforma i confini dei posti conosciuti, falsa le distanze e inganna le profondità. Ci si perde come in una città misteriosa, familiare nelle sue atmosfere ma fuori posto e fuori luogo, vie che non dovrebbero esserci e palazzi che cambiano aspetto e identità. Ci si perde anche nel volerlo definire: è un thriller surreale, un fantasy mistico, un romanzo d’amore disperato? Sicuramente è un libro che assorbe, sia per la storia che accalappia l’attenzione, sia per i personaggi disegnati con cura e amore tanto da sembrare usciti da un dipinto, sia per lo stile e la scrittura.

Un esordio clamoroso: Lavinia Petti è un genio.

Il ladro di nebbia, Lavinia Petti (Longanesi 2015)

Questo post è già stato pubblicato su www.malapuella.it il 30 marzo 2016

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Valentina D.
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