“Independent People”, il libro sull’Islanda che è una parodia del patriottismo

Luca Lottero
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5 min readFeb 3, 2016

L’anno scorso sono stato in Erasmus in Islanda. Una cosa che faccio spesso quando vado da qualsiasi parte è comprarmi un libro che parli del posto in cui sono stato, un testo di storia, un romanzo o qualsiasi altra cosa mi incuriosisca. Praticamente appena sceso dall’aereo, ho comprato una “Breve storia dell’Islanda”, ma visto che poi ho vissuto li per altri 4 mesi, dopo circa 1 mese e mezzo decido che l’Islanda se ne merita pure due, di libri.

Così, un giorno di metà ottobre a Reykjavik entro da Eymundsson, un negozio per turisti che vende libri, ma anche souvenir, cartoline, dischi, caffè e dolci. I negozi Eymundosson sono distribuiti in tutta Islanda, sono tutti uguali tra di loro e vendono tutti le stesse cose. In tutta l’isola fanno da rifugio a studenti che vogliono leggere o studiare, o magari solo approfittare del Wi-fi gratuito e bere una tazza di caffè. La mia ricerca non dura molto. Se sei in Islanda e vuoi comprare un libro scritto da un islandese che parli dell’Islanda è molto probabile che comprerai un libro di Halldór Laxness.

A noi il suo nome dice poco, ma lassù è una specie di eroe nazionale. I suoi romanzi dominano incontrastati la sezione “autori islandesi”, sia in inglese che in lingua originale. Il simbolo dell’Università di Akureyri dove studiavo è una campana, che è anche fisicamente presente all’ingresso e viene suonata all’inizio di ogni Anno Accademico. Il motivo? Un romanzo di Laxness, intitolato “La campana islandese”.

La causa di tanta venerazione è (anche) il premio Nobel per la letteratura che Laxness si portò a casa nel 1955. È stato il primo e fino a oggi unico islandese a vincere il prestigioso riconoscimento. Gli islandesi sono in tutto 310 mila, poco più della metà dei genovesi. Per questo quelli che tra di loro riescono a “farsi valere” all’estero diventano delle vere e proprie star. A questo si aggiunga che l’Islanda è uno degli stati con il più alto numero di lettori (e anche scrittori) in rapporto alla popolazione.

Il libro che ho comprato io si intitola “Independent people”, Sjálfstætt fólk in lingua originale. Nell’introduzione Brad Leithauser (che Wikipedia mi dice essere poeta e romanziere statunitense) scrive:

“Ci sono buoni libri e ci sono grandi libri, e ci può essere un libro che è qualcosa di più: il libro della tua vita. Il mio libro preferito di uno scrittore vivente è Independent People”

Ecco, forse non arriverei a scrivere tanto, ma “Independent People” è senz’altro un bel libro. Ah, non uso il titolo d’inglese per tirarmela, ma semplicemente così mi si è fissato in testa e “Gente indipendente” mi suona proprio male (intanto, nel caso non ve ne foste accorti, mi sto vantando di aver letto un intero libro in inglese. Si, sono molto fiero di me per questo.).

Comunque. La storia è ambientata nell’Islanda di inizio novecento. Bjatur Jónsson ha lavorato per 18 anni alla fattoria della famiglia di notabili Útirauðsmýri, ma a furia di sacrifici riesce a comprarsi la propria indipendenza. “Indipendenza” vuol dire una fattoria cadente in mezzo a una valle gelida, che Bjatur battezza “Summerhouses”. Come immaginerete, la vita di un contadino islandese dell’epoca non era rose e fiori, ma Bjatur si sente un re nel proprio regno.

In nome della propria della propria indipendenza, non contrae debiti e non riceve prestiti nemmeno quando rischia di morire di fame, ed è pronto a portare alle estreme conseguenze questa scelta anche quando avrà una famiglia da mantenere. A ispirarlo solo i leggendari personaggi dell’antica mitologia islandese, di cui manda a memoria testi interi pur essendo per il resto analfabeta. È lui stesso abile compositore di poemetti con un complicatissimo e rigoroso sistema di rime, mentre per la più semplice e scorrevole poesia moderna prova solo profondo disprezzo. Tra le sue poche ma solidissime idee c’è poi quella che la pecora sia il più nobile tra gli animali. Solo un uomo con un buon numero di pecore e senza debiti né favori da ricambiare è realmente indipendente, o meglio del tutto un uomo.

Fermandosi alla copertina, al titolo e a una breve descrizione come questa si potrebbe pensare che “Independent People” sia una metafora, una celebrazione dell’indomito spirito della nazione islandese, che negli anni in cui Laxness scriveva “Independent People” si apprestava a sancire la propria indipendenza dal regno di Danimarca. Niente di più sbagliato. Bjatur è un personaggio più scorbutico che eroico, a tratti persino patetico. Per farvi un’idea, quando Leithauser (il tizio dell’introduzione) ebbe l’onore di incontrare l’autore del libro della sua vita e gli disse di amare il personaggio Bjatur, Laxness ne fu molto sorpreso e rispose: “Ma è un perfetto idiota!”. Questa la considerazione per il protagonista del romanzo che gli ha fatto vincere il Nobel.

E un idiota Bjatur di Summerhouses lo è senz’altro, ma un idiota di cui ci si affeziona pagina dopo pagina. Inizialmente il lettore quasi si fa convincere del suo potere. Il suo controllo sulle due mogli e i figli che arrivano nel corso del romanzo è assoluto, così come sugli affari di famiglia. Nemmeno gli inverni più gelidi riescono a piegarlo.

Halldor Laxness (1902–1998)

Poi, piano piano, tutto ciò ha costruito inizia a fuggire il suo controllo, le persone intorno a lui per un motivo o per l’altro a dileguarsi. Qualcuno si imbarca verso l’America, “il paese dove un uomo può essere quello che vuole”, altri pagano con la vita l’insensata coerenza del protagonista, altri ancora si fanno travolgere dai cambiamenti dell’epoca. Eh si, perché l’Islanda di inizio ‘900 è un paese che fa i primi timidi passi nella modernità. Con gran disappunto per l’indipendente Bjatur inizia a imporsi il sistema delle cooperative, per sostenere i contadini in difficoltà contro l’avidità delle banche private. Qualche anno dopo, la prima guerra mondiale fa lievitare il prezzo dei beni esportati dall’Islanda, e inizia un’era di insperata prosperità. La guerra è “benedetta”, “mandata dal cielo” nei discorsi degli abitanti dell’isola, che si augurano duri il più a lungo possibile.

Bjatur non è preparato ad affrontare tutto ciò. Il mondo che aveva finalmente sconfitto sta sparendo, e lui non ha i mezzi per affrontare le nuove sfide. È un uomo anacronistico, che per una vita ha seguito valori che nel nuovo mondo non valgono più nulla. Per questo non si può non affezionarsi a lui, come si fa con tutti i perdenti.

Volevo comprare un bel libro che parlasse d’Islanda, e per me “Independent People” è stata la scelta giusta. Storia, poesia ed epica con un pizzico di humor sapientemente distribuito. What else?

Originally published at lucalottero.wordpress.com on February 3, 2016.

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