“This is who I am”: in memoria di Gilbert Baker

Ci ha lasciati l’attivista e inventore di uno dei simboli più conosciuti e diffusi della comunità LGBT: la bandiera arcobaleno

Dabliu
Fuori!
2 min readApr 1, 2017

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Dopo l’orrore rappresentato dai triangoli rosa e neri nazisti, è stato il primo a dare alle persone LGBT un simbolo comunitario, positivo, in cui tutti potessero riconoscersi. Ieri sera ci ha lasciati Gilbert Baker, l’inventore della bandiera arcobaleno, un pezzetto di stoffa, che ha sfilato per la prima volta al Pride di San Francisco del 1978, così prorompente e iconico da esser stato acquisito, nel suo prototipo originale, dal MoMa di New York.

Nel 2015, quando la sua bandiera varcava la soglia del tempio americano dell’arte moderna, Baker ricordava Milk insieme al profondo significato del simbolo che si è trovato a creare:

Our job as gay people was to come out, to be visible, to live in the truth as I say, to get out of the lie. A flag really fit that mission, because that’s a way of proclaiming your visibility, or saying, ‘This is who I am!

Lotta e senso di comunità. Dopo tanti anni Baker si sorprendeva ancora nel vedere fuori dai confini californiani un simbolo che aveva assunto un ruolo inimmaginabile persino per gli attivisti che lo aiutarono a cucire le prime stoffe della bandiera: qui sei a casa, qui sei al sicuro. Un compito certamente non banale in una comunità eterogenea fatta di persone che, differentemente da quanto accade in quasi tutte le altre minoranze, tornando a casa non trovano l’automatica comprensione e accoglienza di familiari parte del loro stesso gruppo.

Ma la rainbow è anche un vistosissimo promemoria che ci ricorda di continuare a lottare per vincere le tante, diverse e striscianti resistenze che, sotto diverse forme, anche le più brutali, violente o subdole, ancora si oppongono alla piena uguaglianza. Ma soprattutto ci ricorda di non lasciare indietro nessuno, di non mettere da parte nessuna battaglia, anche quella più scomoda o politicamente e comunicativamente meno vantaggiosa. Una lezione che, a quasi quarant’anni dalla prima apparizione di quello straordinario simbolo universale, non siamo stati ancora capaci di fare nostra.

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