In ricordo di Ben Olds.

Leggendo Benedetto Vecchi — Ben Olds — ho cominciato a capire — alla fine degli anni novanta — la rete, l’internet, i mondi digitali, e l’idea che in questi mondi avrebbe agito in termini pervasivi il nuovo capitalismo trasformando del tutto il lavoro vivo.

Conservo le cose che scriveva, in Lessico postfordista — Dizionario di idee della mutazione (pubblicato nel 2001 da Feltrinelli nella collana Interzone), nelle riviste Luogo comune e DeriveApprodi, e poi nel libro Il capitalismo delle piattaforme (pubblicato nel 2017).

Con un lavoro attento e paziente di cartografia del capitalismo contemporaneo e delle faglie di conflitto e di antagonismo che lo attraversano, ci ha aiutato ad identificare il potere produttivo della rete, a scoprirne le funzioni estrattive, a pensarlo (lavoro cognitivo, intellettualità generale, rivoluzione come esodo, …), a riconoscerci in quell’attuale proletariato che lavora con il linguaggio, anzi, con i linguaggi (di programmazione).

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Antonio Viesti
Libretto per le giustificazioni delle assenze e dei ritardi

Sono nato vicino ad un passaggio a livello. Conosco i percorsi delle autolinee urbane. Di solito dormo nel posto più vicino alla porta.