Scrivere racconti: struttura e caratteristiche delle storie brevi

Carmen Laterza
Libroza
Published in
8 min readFeb 13, 2017

Per molto tempo i grandi autori si sono esercitati nell’arte della scrittura producendo racconti e storie brevi, prima di dedicarsi alla stesura più lunga dei romanzi o tra un romanzo e l’altro. Ne sono un esempio, fra i tanti, Ray Bradbury, Mark Twain, Ernest Hemingway e Stephen King; fra gli italiani Italo Calvino, Dino Buzzati, o i classici Verga e Pirandello.

Il racconto breve ha dunque in letteratura una sua storia e un suo preciso valore e che lo distinguono dalle narrazioni più lunghe e che impediscono di considerarlo solo come genere minore o come “riassunto” dei romanzi.

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Oggi forse i racconti sono meno rinomati di un tempo e hanno un mercato più limitato, ma ti consiglio di non sottovalutarli e, soprattutto se sei alle prime armi con la scrittura, ti suggerisco di prendere in considerazione questo genere letterario come eccezionale palestra per fare pratica nella progettazione narrativa e nell’analisi di trame e personaggi.

Quanto deve essere lungo un racconto

La differenza tra romanzi, novelle e racconti è data dalla loro lunghezza, tuttavia a questo riguardo non ci sono indicazioni ferree e limiti invalicabili.

Ecco una classificazione di massima basata sul numero di parole del testo:

  • meno di 1.000 parole: racconto brevissimo o flash story
  • da 1.000 a 5.000 parole: racconto breve
  • da 5.000 a 10.000 parole: racconto
  • da 10.000 a 20.000 parole: racconto lungo o novelette
  • da 20.000 a 40.000 parole: novella o romanzo breve
  • oltre le 40.000 parole: romanzo

Ecco invece una classificazione basata sulla lunghezza del testo espressa in cartelle editoriali:

  • fino a 5 cartelle: racconto breve
  • da 6 a 30 cartelle: racconto
  • da 31 a 50 cartelle: racconto lungo
  • da 51 a 150 cartelle: novella o romanzo breve
  • oltre le 150 cartelle: romanzo

Ribadisco che queste distinzioni non sono assolute e in giro per la rete puoi trovare qualcosa di (leggermente) diverso. Inoltre nella storia della letteratura italiana in passato le novelle potevano essere anche molto corte, più corte dei racconti, ma qui il mio intento è di parlare di letteratura contemporanea quindi se vuoi cimentarti nella scrittura di un racconto punta ad un testo di circa 5.000/7.500 parole.

Come strutturare un racconto

Dopo aver stabilito la sua lunghezza, come strutturare un racconto?

Un racconto, per sua natura, è un testo autoconclusivo. Non esistono dunque racconti “in serie”, trilogie di racconti, sequel o prequel di racconti, come invece accade per i romanzi. Del resto, se un racconto dovesse avere un prequel o un sequel, allora diverrebbe molto probabilmente un romanzo vero e proprio.

La struttura interna di un racconto è organizzata nelle 3 fasi classiche di ogni testo narrativo:

1) introduzione, cioè la parte iniziale in cui vengono presentati i personaggi, l’ambiente in cui si svolge la vicenda e il punto di svolta iniziale che dà avvio alla storia;

2) sviluppo, cioè la parte centrale in cui si svolge l’azione; il protagonista affronta difficoltà o supera problemi e contrasti con gli altri personaggi;

3) conclusione, cioè la parte finale in cui si chiude la storia; il protagonista risolve i problemi, raggiunge il suo scopo, oppure fallisce, a seconda che si voglia dare al racconto un lieto fine oppure no.

Il racconto, infatti, non deve essere per forza a lieto fine né deve necessariamente avere un finale chiuso, cioè un finale in cui tutti i problemi vengono risolti o in cui il bene vince sul male o in cui il male trionfa sul bene.

Anche i racconti possono avere un finale aperto, lasciare la questioni irrisolte, come del resto spesso accade nella vita, e lasciare che sia il lettore a pensare come vorrebbe che le cose andassero a finire. Anzi, proprio questa scelta strutturale può rendere i tuoi racconti molto contemporanei.

Ciò che conta, infatti, non è se e come si conclude la vicenda, ma se e come è cambiato il protagonista durante la vicenda stessa. Un finale efficace non è quello che risponde a tutte le domande dei lettori, ma è quello in cui il protagonista risulta cambiato rispetto all’inizio.

Differenze tra racconti e romanzi

Anche i racconti possono essere distinti in generi letterari proprio come i romanzi, quindi puoi scrivere racconti di genere o racconti mainstream.

Se opti per i racconti di genere (gialli, thriller, romance, storici, horror, fantascientifici, ecc.) dovrai comunque rispettare le caratteristiche del genere scelto, anche nella dimensione ristretta del racconto.

Rispetto alla struttura di un romanzo, il racconto è più semplice e meno articolato, proprio perché nella brevità del testo non c’è spazio per sviluppare molti personaggi o situazioni.

In genere, quindi, rispetto a un romanzo, un racconto avrà:

· meno personaggi: al protagonista (o al massimo ai due co-protagonisti) si affiancano pochissimi personaggi secondari;

· durata temporale inferiore: le azioni di un racconto in genere si svolgono in un arco di tempo definito e limitato, a volte pochi giorni, a volte perfino poche ore; non c’è spazio per lunghi flashback e in genere se ci sono ampi salti in avanti nel tempo è solo per far vedere come si conclude la vicenda;

· assenza (o minore presenza) di sottotrame: la vicenda è centrata solo sulla trama principale e sullo sviluppo del (o dei protagonisti); non c’è spazio per le vicende parallele o per le storie dei personaggi secondari; ogni racconto affronta una sola tematica.

Un racconto è un concentrato di narrazione

Anche se si tratta di un testo più semplice e meno articolato, il racconto non è il riassunto di un romanzo.

Un racconto infatti è un testo che comprende tutti gli elementi di una narrazione più lunga, ma condensati.

Proprio per questo, non è sempre facile scrivere racconti o storie brevi.

Alcuni autori, infatti, non riescono ad essere concisi e hanno una necessità quasi fisica di inserire descrizioni e lunghe sequenze riflessive per dare corpo ai loro personaggi.

Il punto forte dei racconti e delle storie brevi, invece, è proprio quello di lasciare all’immaginazione del lettore il compito di completare e arricchire le ambientazioni con dettagli o di intuire i pensieri e i sentimenti dei personaggi dai pochi tratti che l’autore dà.

Se vuoi dunque cimentarti nella stesura di racconti e storie brevi, punta sull’azione e sui dialoghi serrati. Per le tue descrizioni scegli di raccontare solo i dettagli più importanti e focalizzati più sulla sensazione generale che emerge da un luogo o che un personaggio trasmette, piuttosto che sulla sua descrizione minuziosa.

In questo senso, quanto più un racconto è breve, tanto più sarà costituito prevalentemente da sequenze narrative e dialogiche, con minore presenza di sequenze descrittive o riflessive.

I racconti e le storie brevi sono quindi testi densi, in cui tutto ciò che non è strettamente necessario allo sviluppo della trama o all’esposizione del tema principale va tolto.

Per questo i racconti non devono essere intesi come semplici riassunti di un testo più lungo. Non si tratta solo di togliere e semplificare, anzi.

Si tratta di dare la stessa profondità che puoi ottenere in 200 cartelle, scrivendone 20.

Pensa dunque ai racconti come a “concentrati” di narrazione, in cui c’è tutto quello che ci sarebbe in un romanzo, anche se non si vede.

Nel racconto, infatti, bisogna controllare bene lo sviluppo della trama, in poco spazio bisogna far progredire la vicenda e sviluppare i personaggi.

Quindi, se da una parte i racconti possono sembrare più facili da scrivere rispetto ai romanzi perché, appunto, più brevi e meno complessi, dall’altra però, per essere efficaci devono avere profondità e spessore.

Treno locale o Freccia Rossa?

È vero dunque che in un racconto si scrive meno, ma in questo meno deve comunque starci il molto di una storia completa.

Per questo, allenarsi a scrivere racconti e storie brevi è un ottimo esercizio anche per chi poi voglia puntare a scritture di respiro più lungo come i romanzi.

Quando frequentavo l’Università (lo so, è passato molto tempo!), tre volte a settimana la mattina presto prendevo il treno e da Pordenone andavo a Venezia. Poi nel pomeriggio risalivo sul treno e facevo il percorso inverso.

Se mi andava bene, a seconda degli orari, riuscivo a prendere un bell’interregionale, uno di quei treni che percorrevano la tratta Venezia-Pordenone in un’ora, fermandosi solo nelle stazioni principali. Se invece mi andava male, non avevo altra scelta che salire su un treno regionale che fermava in tutte le stazioni e ci metteva più di un’ora e mezza per fare lo stesso tragitto.

Su questi treni locali salivano passeggeri che nei treni interregionali non incontravo, proprio perché scendevano nelle stazioni intermedie, e alcune di queste stazioncine erano poco più di una pensilina sbilenca abbandonata nella campagna.

In quegli anni, come tutti gli studenti di allora, usavo molto il treno e su altre tratte ferroviarie mi è capitato perfino di salire su treni locali con fermate a chiamata, cioè stazioni in cui il treno si fermava solo se un passeggero lo richiedeva, come si fa sugli autobus in città.

Ora, forse tu non hai dovuto fare il pendolare in treno, oppure l’hai fatto ma nel frattempo le cose sono cambiate (il che significherebbe che tu sei troppo giovane, o io troppo vecchia, vai a sapere), ma tornando alle nostre questioni di scrittura creativa quello che mi interessa qui oggi è che tu prenda questa mia esperienza come esempio di quello che può succedere quando scrivi un racconto o un romanzo.

Pensa al tuo romanzo come a un treno locale, che si ferma in tutte le stazioni, tutte, ma proprio tutte, perfino quelle immerse nella campagna e quelle a chiamata. Bene, dalla stazione di partenza alla stazione di arrivo il tuo treno procederà a volte più lento, a volte più veloce, attraverserà campi o paesi, tu avrai modo di guardare fuori dal finestrino e osservare il panorama oppure di perderti nei tuoi pensieri (sequenze descrittive e riflessive). Poi, ad ogni fermata intermedia può succedere qualcosa, possono salire o scendere altri passeggeri che parlano e interagiscono con te o tra di loro mentre tu li osservi (sequenze narrative e dialogiche).

La durata del viaggio la decidi tu. Tu stabilisci il numero di fermate, di passeggeri, di eventi.

Se vuoi scrivere un racconto, invece, devi pensare alla tua storia come a un treno veloce, un interregionale, un InterCity, come quelli che esistevano un tempo, o un moderno treno ad alta velocità, come il Freccia Rossa o il pendolino.

Non potrai cogliere tutti i dettagli del paesaggio perché il treno va veloce, ci saranno molti meno passeggeri che salgono e scendono perché ci sono meno fermate intermedie, e quindi ci saranno molte meno interazioni tra personaggi.

Il racconto, dunque, è più breve di un romanzo perché è più veloce, ma deve contenere comunque uno sviluppo della vicenda e una trasformazione del protagonista.

La durata del viaggio è minore, ma il tragitto è lo stesso.

Spero che questo esempio, anche se semplice, possa aiutarti a capire la differenza tra racconto e romanzo e a comprendere come il racconto sia un genere letterario a sé stante, che ha una sua completezza e una sua complessità interna.

Proprio per questo scrivere racconti può rivelarsi una palestra di scrittura efficace per imparare a gestire in un tempo e ino spazio ridotto gli elementi principali della narrazione, prima di affrontare la stesura di un testo più lungo come un romanzo.

Originally published at libroza.com on February 13, 2017.

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Carmen Laterza
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Scrittrice indipendente, editor freelance, writing coach e consulente per il self publishing. Da quando ho scoperto i podcast, non taccio più.