Il problema del problema dei tre corpi

Libero Seleni
l’incontentabile
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9 min readApr 12, 2018

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“Il problema dei tre corpi” è un libro di fantascienza scritto da Liu Cixin (o Cixin Liu per gli occidentali), un autore cinese vincitore del Premio Hugo proprio con il libro in questione.

Tanto per chiarire subito le cose, anticipo che il libro non è brutto ed è pieno di idee interessanti.

Però, ha un problema, anzi ne ha davvero tanti. Non so se alcuni dei problemi che ho riscontrato siano ascrivibili alla traduzione e immagino inoltre che la traduzione italiana non sia diretta dal cinese, ma sia stata prodotta dalla traduzione inglese e tutto questo può aver amplificato alcuni difetti della narrazione.

Lati positivi ce ne sono a cominciare dal problema dei tre corpi che dà il titolo al romanzo, problema reale della dinamica che ha affascinato tanti famosi scienziati. Nel corso della narrazione vengono affrontati molti altri argomenti scientifici e tecnologici: nanotecnologie, fisica quantistica, realtà virtuale, volo spaziale e altro ancora. L’avvio del libro è decisamente buono, racconta episodi della storia della Cina comunista visti dall’interno e forse anche questo lo rende interessante per un occidentale. È la parte meno fantascientifica, anzi non lo è per nulla, ma è storicamente interessante. Su questa parte si innesta, in un secondo tempo, la fantascienza.

Le idee interessanti sono una cosa bellissima, ma se diventano troppe e non le sai gestire si trasformano subito in un problema.

Tutta la parte sul videogioco immersivo in realtà virtuale è piuttosto sconclusionata e non particolarmente incisiva sulla trama (ma di questo parlerò più estesamente nella parte di recensione con spoiler, quella dedicata alla trama), la fisica invece appare in diversi punti del romanzo, con esiti diversi: il problema dei tre corpi è quello trattato più estesamente e in modo più soddisfacente, altre cose risultano buttate lì un po’ come fa comodo e in qualche modo invece di arricchire la storia finiscono per appesantirla.

Il secondo grosso problema sono i personaggi. Forse la tradizione cinese prima e il collettivismo comunista poi hanno dato un’impronta marcatamente diversa alla concezione di personaggio così come la intendiamo in occidente, ma quelli del libro sono assai deludenti e inconsistenti.

Sono tutti privi di spessore, alcuni di loro poco più che delle semplici macchiette, una collezione di cliché usati e abusati: il poliziotto cinico e ignorante, ma astuto, abituato ad affrontare la peggiore feccia e in grado di escogitare stratagemmi che sfuggono alle menti sia degli scienziati che dei militari; i generali arroganti e saccenti; lo scienziato chiuso e sgobbone; l’ecologista fanatico; la scienziata traumatizzata che odia il mondo e non mancano nemmeno gli alieni malvagi.

Il problema vero è che i personaggi non sembrano avere delle motivazioni vere per le azioni che compiono, stanno palesemente seguendo un copione, recitando senza sapere il perché.

Problema più difficile da definire è quello della scrittura. La qualità è piuttosto altalenante, ma non è mai buona. Colpa delle traduzioni? Può essere, non conoscendo il cinese non sono in grado di dirlo, ma ho l’impressione che il difetto ci sia già sia nell’originale. Anche nei punti migliori non ho trovato mai una scrittura davvero buona, è di livello accettabile, ma non ci sono frasi che colpiscono, immagini particolarmente interessanti o simili.

Al contrario di quanto ha fatto Kim Stanley Robinson nel suo “New York 2140” in cui è riuscito ad elevare lo spiegone (infodump) trasformandolo in cifra stilistica anche grazie allo stratagemma di relegarlo in appositi capitoli, Liu Cixin infila spiegoni improvvisi e micidiali inframmezzandoli a spezzoni inconsistenti di trama trasformando il tutto in qualcosa di indigesto. Attenzione, non si tratta di parti difficili da leggere o scritte male, sono semplicemente posizionate nel posto sbagliato e costruite in modo raffazzonato. Personalmente non ho nulla contro le spiegazioni dettagliate di fatti scientifici o degli aspetti tecnologici che fanno parte di una storia, apprezzo la fantascienza hard e la scienza, ma, appunto, c’è modo e modo di spiegare le cose.

Non sono nemmeno un fanatico dello “show don’t tell”, tuttavia devo ammettere che qualche bacchettata sulle dita l’autore se le meriterebbe proprio. A un certo punto il libro sembra cambiare decisamente marcia, perde quasi del tutto la parte di show per diventare quasi totalmente tell. L’impressione è che il traduttore si sia stancato e abbia scelto di riassumere una decina almeno di capitoli del libro, ma non credo sia davvero così, per qualche motivo l’autore stesso ha deciso di riassumere il libro che avrebbe voluto scrivere invece di scriverlo. Il finale poi è esattamente questo, un riassunto, mandato (senza un reale motivo) dagli alieni ad alcuni terrestri loro alleati, degli eventi che hanno portato alla creazione di un’arma da usare contro la Terra. Anche altri eventi cruciali della vicenda fanno capolino a stento come azioni infilate a forza nelle parti raccontate.

Attenzione zona spoiler

Come già detto sopra i personaggi sono inconsistenti. Il protagonista principale è uno scienziato che si occupa di nanomateriali. Finisce un po’ alla volta coinvolto in una vicenda complessa e terribile che rischia di trasformarsi in un disastro per la specie umana. Però il suo turbamento è un po’ finto, la sue interazioni con gli altri personaggi mancano di spontaneità. È un uomo sposato, la moglie si preoccupa vedendolo turbato, poi però lui sparisce di casa, va, viene a qualsiasi ora del giorno o della notte e la moglie non dice più nulla. Forse le mogli cinesi sono più sottomesse ai mariti rispetto alle occidentali, ma il comportamento dell’insieme non funziona. Sempre lui di giorno se ne va in giro a indagare su un complotto contro gli scienziati e di notte si collega a uno strano videogioco in realtà virtuale, ma quando dorme? Si parla del dormire solo quando non ci riesce oppure in un unico caso in cui si addormenta in macchina. Al momento preciso del suo risveglio comunque passa di lì proprio il poliziotto cinico con cui aveva bisogno di confrontarsi, una coincidenza davvero notevole.

Poi abbiamo la scienziata cattiva che odia l’umanità perché durante la rivoluzione culturale del ’67 hanno ucciso suo padre e spedito lei ai lavori forzati. Va bene, è diventata fredda e acida e odia tutti, però dev’essere anche piuttosto stupida. Per un caso, nel tentativo di provare una sua teoria sulla fisica solare, invia un segnale agli alieni, che viene raccolto da una civiltà distante quattro anni luce da noi, ma che risponde con un appello a stare nascosti, perché se i terrestri risponderanno verranno invasi e cancellati dal pianeta. Ora, anche se sei incazzata con tutti come ti viene in mente che gli alieni possano essere migliori dell’umanità, quando loro stessi ti dicono: “siamo cattivi, girate al largo, se arriveremo vi distruggeremo dal primo all’ultimo”? Non mi pare un messaggio di possibile redenzione, se non ci arrivi vuol dire che ti mancano parecchie rotelle. Eppure lei risponde immediatamente, senza farsi alcuno scrupolo e prosegue a vivere senza scrupoli perfino quando sua figlia si suicida sempre per una vicenda collegata all’invasione aliena.

Apro una parentesi.

Gli alieni sanno che ci vorranno almeno quattrocentocinquant’anni per arrivare sulla Terra e sanno che al ritmo in cui si muove il progresso terrestre in quel lasso di tempo la nostra civiltà potrebbe diventare molto più avanzata della loro ed essere quindi in grado di sconfiggere facilmente la loro flotta. Allora che si inventano? Mandano sulla Terra una specie di computer quantistico della dimensione di un solo protone, che viaggiando a una velocità prossima a quella della luce arriva da noi in quattro anni, con l’incarico di fermare il progresso terrestre. L’idea geniale è che confondendo il risultato di tutti gli esperimenti di fisica nucleare sarà in grado di bloccare il progresso. Alcuni scienziati, compresa la figlia della “cattiva” vedono che i loro esperimenti danno risultati imprevedibili e si suicidano.

Ora, se uno scienziato trova risultati discordanti con quanto si aspetta, di solito fa salti di gioia, perché significa che ha scoperto qualcosa di nuovo e inaspettato. Se le cose diventano sempre più strane si pone sempre più domande, probabilmente l’ultima cosa che gli viene in mente è di suicidarsi, è più probabile che muoia di fame perché dimentica di mangiare non riuscendo a staccarsi dal laboratorio e dall’analisi dei dati.

A parte ciò, l’idea di confondere gli scienziati può in qualche modo essere un richiamo al Dio biblico che confonde le menti e le lingue delle persone che volevano costruire la torre di Babele. Richiamo biblico a parte (che forse lo vedo solo io), l’idea fa capire che anche gli alieni non sono messi tanto bene a cervello.
Dunque vediamo, prima di tutto costruiscono un supercomputer costituito da un solo protone. Durante il processo costruttivo, che consiste nello “svolgere” un protone dalle sue undici dimensioni trasformandolo in una superficie bidimensionale, rischiano di congelare il proprio pianeta. Il protone diventa infatti uno schermo di dimensioni spaventose che avvolge l’intero pianeta impedendo ai raggio del sole di raggiungere la superficie. Su questa enorme area bidimensionale viene “inciso” un computer e il protone viene poi riportato alle sue undici dimensioni abituali ritornando “normale”.

Nel testo viene specificato che il protone è nuovamente in grado di “dispiegarsi” cosa che fa effettivamente per confondere gli scienziati terresti schermando la radiazione di fondo, ma soltanto quella, tanto per spaventarli un po’. Cioè, saresti in grado di schermare il sole precipitando l’umanità verso la distruzione nel giro di un paio di mesi, ma preferisci fare scherzi di cattivo gusto agli scienziati. Ma proprio gli alieni più stupidi dell’universo dovevano mettersi in mente di invaderci? Un vicino un tantino più brillante non potevamo averlo?

Ancora sugli alieni.

La società aliena è una società durissima e spietata, evolutasi in condizioni estreme. Il pianeta su cui vivono si trova infatti all’interno di un sistema stellare ternario e il movimento dei soli è caotico. Si tratta del famoso problema dei tre corpi. Questa caoticità fa si che brevi periodi di relativa stabilità si alternino a periodi di calore insopportabile (quando il pianeta è vicino a tutte e tre i soli) o a periodi di gelo intenso (quando i soli sono lontani). Si tratta quindi di un mondo con condizioni di vita durissime che ha forgiato una specie altrettanto dura.

L’alieno che riceve il primo messaggio terrestre è un “ascoltatore”, uno degli incaricati di sorvegliare le antenne che scandagliano il cosmo alla ricerca di pianeti da invadere. Pur essendo a uno dei gradini più infimi della società quando riceve il messaggio terrestre si premura di rispondere subito avvisando i terrestri di non tentare altre comunicazioni e di starsene zitti e al sicuro. Perché lo fa? Lo spiega al principe che governa il suo popolo: “… Non abbiamo letteratura, né arte, né concepiamo la ricerca della bellezza e del piacere. Non possiamo nemmeno parlare d’amore. Principe, che senso ha una vita del genere?”

Ora, nessuno ha mai detto agli alieni (almeno fino a questo punto della vicenda) che sulla Terra ci sono arte e letteratura e ricerca del piacere. Inoltre come può un alieno che vive in una società totalmente priva di queste cose sentirne il bisogno o anche solamente concepirle? Ma come se non bastasse, chi ha detto loro che la Terra è un luogo ospitale? Potrebbe benissimo essere un mondo nelle stesse condizioni del loro se non peggiori. Eppure partono subito con grande allegria i piani di invasione.

In tutta la vicenda non c’è un solo personaggio che prenda una decisione logica e sensata.

La parte sulla realtà virtuale è un pasticcio ininfluente ai fini della vicenda. Il gioco in realtà virtuale è uno stratagemma per reclutare nuovi adepti della setta pro-alieni. È un gioco sviluppato dai terrestri che gira su server terrestri e che non fa ricorso a tecnologie aliene. Quando lo scienziato ci entra per la prima volta finisce subito nel cuore del gioco a contatto con i personaggi più importanti. Su milioni di giocatori appena entra lui ecco che si trova nel cuore degli eventi. Ad un certo punto si accenna al fatto che il gioco è diverso per ogni giocatore e questo potrebbe spiegare la cosa, però nel corso delle varie partire, che si svolgono dentro civiltà diverse ispirate alle civiltà terrestri, lui incontra dei personaggi non creati dal computer, ma reali come lui e se ne accorge perché li riconosce dagli occhi. Cioè riconosce i personaggi virtuali dagli occhi. Va bé…

Ok, detta così sembra una schifezza terribile, ma in realtà non è un libro pessimo, in giro c’è di peggio anche fra i best seller, veri o dichiarati che siano, però mi risulta inspiegabile che un romanzo con tutti questi limiti possa aver vinto il premio Hugo. Considerato che è il primo volume di una trilogia devo ammettere che non mi sento spinto a cercare i successivi capitoli, c’è di meglio da leggere.

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