Tu chiamale se vuoi, erezioni

Alcune considerazioni di rito sul discorso iPhone 7

*Aggiornamento 16/09/2016

Published in
13 min readSep 8, 2016

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  • Grazie a iFixit constatiamo che almeno in teoria i chip audio di iPhone 7 sono i medesimi del 6, ergo a livello di qualità non dovrebbe essere cambiato nulla. https://www.ifixit.com/Teardown/iPhone+7+Plus+Teardown/67384
  • [*******************VEDI AGGIORNAMENTO QUI SOTTO] ̶I̶n̶o̶l̶t̶r̶e̶ ̶a̶n̶c̶h̶e̶ ̶s̶e̶ ̶n̶o̶n̶ ̶c̶i̶ ̶s̶o̶n̶o̶ ̶f̶o̶n̶t̶i̶ ̶u̶f̶f̶i̶c̶i̶a̶l̶i̶ ̶e̶ ̶i̶ ̶g̶i̶o̶r̶n̶a̶l̶i̶s̶t̶i̶,̶ ̶c̶o̶m̶e̶ ̶a̶l̶ ̶s̶o̶l̶i̶t̶o̶,̶ ̶n̶o̶n̶ ̶s̶e̶r̶v̶o̶n̶o̶ ̶a̶ ̶u̶n̶ ̶c̶a̶z̶z̶o̶,̶ ̶m̶i̶ ̶s̶e̶m̶b̶r̶a̶ ̶a̶s̶s̶o̶l̶u̶t̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶v̶e̶r̶o̶s̶i̶m̶i̶l̶e̶ ̶c̶h̶e̶ ̶l̶a̶ ̶p̶o̶r̶t̶a̶ ̶L̶i̶g̶h̶t̶e̶n̶i̶n̶g̶ ̶o̶l̶t̶r̶e̶ ̶a̶ ̶p̶o̶r̶t̶a̶r̶e̶ ̶i̶l̶ ̶s̶e̶g̶n̶a̶l̶e̶ ̶d̶i̶g̶i̶t̶a̶l̶e̶ ̶f̶a̶c̶c̶i̶a̶ ̶u̶s̶c̶i̶r̶e̶ ̶i̶l̶ ̶s̶e̶g̶n̶a̶l̶e̶ ̶a̶u̶d̶i̶o̶ ̶a̶n̶a̶l̶o̶g̶i̶c̶o̶ ̶a̶m̶p̶l̶i̶f̶i̶c̶a̶t̶o̶ ̶c̶o̶m̶e̶ ̶f̶a̶c̶e̶v̶a̶ ̶i̶l̶ ̶j̶a̶c̶k̶.̶ ̶I̶n̶f̶a̶t̶t̶i̶ ̶n̶o̶n̶ ̶è̶ ̶p̶o̶s̶s̶i̶b̶i̶l̶e̶ ̶c̶h̶e̶ ̶l̶’̶a̶d̶a̶t̶t̶a̶t̶o̶r̶e̶ ̶d̶a̶ ̶9̶ ̶e̶u̶r̶o̶ ̶i̶n̶c̶l̶u̶s̶o̶ ̶n̶e̶l̶l̶a̶ ̶c̶o̶n̶f̶e̶z̶i̶o̶n̶e̶ ̶p̶o̶s̶s̶a̶ ̶f̶o̶r̶n̶i̶r̶e̶ ̶s̶i̶a̶ ̶i̶l̶ ̶D̶a̶c̶ ̶c̶h̶e̶ ̶l̶’̶a̶m̶p̶l̶i̶f̶i̶c̶a̶z̶i̶o̶n̶e̶.̶ ̶E̶ ̶c̶o̶m̶e̶ ̶a̶b̶b̶i̶a̶m̶o̶ ̶v̶i̶s̶t̶o̶ ̶s̶u̶ ̶i̶F̶i̶x̶i̶t̶ ̶l̶a̶ ̶p̶a̶r̶t̶e̶ ̶a̶u̶d̶i̶o̶ ̶d̶e̶l̶l̶’̶i̶P̶h̶o̶n̶e̶ ̶7̶ ̶è̶ ̶i̶m̶m̶u̶t̶a̶t̶a̶ ̶r̶i̶s̶p̶e̶t̶t̶o̶ ̶a̶l̶ ̶p̶a̶s̶s̶a̶t̶o̶.̶ ̶Q̶u̶i̶n̶d̶i̶ ̶t̶u̶t̶t̶e̶ ̶l̶e̶ ̶p̶o̶l̶e̶m̶i̶c̶h̶e̶ ̶(̶e̶ ̶a̶n̶c̶h̶e̶ ̶u̶n̶ ̶p̶o̶’̶ ̶d̶e̶l̶ ̶m̶i̶o̶ ̶a̶r̶t̶i̶c̶o̶l̶o̶)̶ ̶s̶i̶ ̶b̶a̶s̶a̶n̶o̶ ̶s̶u̶ ̶u̶n̶a̶ ̶b̶u̶f̶a̶l̶a̶.̶ ̶O̶k̶,̶ ̶n̶o̶n̶ ̶c̶’̶è̶ ̶i̶l̶ ̶j̶a̶c̶k̶,̶ ̶m̶a̶ ̶s̶u̶p̶p̶o̶r̶t̶a̶n̶d̶o̶ ̶l̶a̶ ̶L̶i̶g̶h̶t̶e̶n̶i̶n̶g̶ ̶ — ̶ ̶e̶v̶i̶d̶e̶n̶t̶e̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶ — ̶ ̶a̶n̶c̶h̶e̶ ̶l̶’̶a̶u̶d̶i̶o̶ ̶a̶n̶a̶l̶o̶g̶i̶c̶o̶,̶ ̶s̶i̶ ̶t̶r̶a̶t̶t̶a̶ ̶s̶o̶l̶o̶ ̶d̶i̶ ̶u̶n̶a̶ ̶r̶a̶z̶i̶o̶n̶a̶l̶i̶z̶z̶a̶z̶i̶o̶n̶e̶.̶ ̶L̶o̶ ̶s̶t̶e̶s̶s̶o̶ ̶b̶u̶c̶h̶i̶n̶o̶ ̶f̶a̶ ̶t̶u̶t̶t̶e̶ ̶l̶e̶ ̶f̶u̶n̶z̶i̶o̶n̶i̶:̶ ̶r̶i̶c̶a̶r̶i̶c̶a̶,̶ ̶d̶a̶t̶i̶,̶ ̶a̶u̶d̶i̶o̶ ̶d̶i̶g̶i̶t̶a̶l̶e̶,̶ ̶a̶u̶d̶i̶o̶ ̶a̶n̶a̶l̶o̶g̶i̶c̶o̶…̶ ̶e̶c̶c̶e̶t̶e̶r̶a̶.̶ ̶È̶ ̶s̶t̶a̶t̶o̶ ̶e̶l̶i̶m̶i̶n̶a̶t̶o̶ ̶u̶n̶ ̶b̶u̶c̶h̶i̶n̶o̶ ̶o̶r̶m̶a̶i̶ ̶f̶o̶r̶s̶e̶ ̶i̶n̶u̶t̶i̶l̶e̶ ̶e̶ ̶s̶u̶p̶r̶a̶t̶t̶u̶t̶t̶o̶ ̶p̶r̶o̶n̶o̶ ̶a̶d̶ ̶a̶c̶c̶o̶g̶l̶i̶e̶r̶e̶ ̶p̶o̶l̶v̶e̶r̶e̶ ̶e̶d̶ ̶u̶m̶i̶d̶i̶t̶à̶.̶ ̶M̶a̶ ̶a̶ ̶d̶i̶s̶p̶e̶t̶t̶o̶ ̶d̶i̶ ̶c̶i̶ò̶ ̶c̶h̶e̶ ̶T̶U̶T̶T̶I̶ ̶a̶f̶f̶e̶r̶m̶a̶n̶o̶ ̶(̶e̶ ̶c̶h̶e̶ ̶i̶n̶i̶z̶i̶a̶l̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶p̶u̶r̶e̶ ̶i̶o̶ ̶i̶m̶m̶a̶g̶i̶n̶a̶v̶o̶)̶,̶ ̶d̶i̶r̶e̶i̶ ̶c̶h̶e̶ ̶n̶o̶n̶ ̶è̶ ̶n̶e̶c̶e̶s̶s̶a̶r̶i̶o̶ ̶p̶e̶r̶ ̶f̶o̶r̶z̶a̶ ̶c̶o̶l̶l̶e̶g̶a̶r̶e̶ ̶u̶n̶ ̶c̶o̶s̶t̶o̶s̶o̶ ̶D̶A̶C̶ ̶e̶s̶t̶e̶r̶n̶o̶ ̶p̶e̶r̶ ̶u̶n̶ ̶b̶u̶o̶n̶ ̶a̶u̶d̶i̶o̶.̶ ̶C̶h̶i̶a̶r̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶A̶p̶p̶l̶e̶ ̶s̶i̶ ̶a̶s̶p̶e̶t̶t̶a̶ ̶d̶i̶ ̶v̶e̶n̶d̶e̶r̶e̶ ̶p̶i̶ù̶ ̶c̶u̶f̶f̶i̶e̶ ̶d̶i̶g̶i̶t̶a̶l̶i̶ ̶(̶c̶h̶e̶ ̶i̶n̶v̶e̶c̶e̶ ̶c̶o̶n̶t̶e̶n̶g̶o̶n̶o̶ ̶D̶A̶C̶ ̶e̶d̶ ̶a̶m̶p̶l̶i̶f̶i̶c̶a̶z̶i̶o̶n̶e̶ ̶e̶ ̶b̶a̶t̶t̶e̶r̶i̶e̶)̶,̶ ̶m̶a̶ ̶n̶o̶n̶ ̶è̶ ̶a̶s̶s̶o̶l̶u̶t̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶m̶a̶n̶d̶a̶t̶o̶r̶i̶o̶**********************

Aggiornamento 21/09/2016

Un bel cavolo: l’adattatore Lightning-Jack contiene un minuscolo chip DAC (http://www.macrumors.com/2016/09/20/lightning-earpods-teardown-confirms-dac)/) sicché ciò conferma la mia prima impressione. Il fatto che lo facciano pagare 9$ e non 29 o 39 è già un miracolo, come è un miracolo che siano riusciti a inserire un convertitore audio digitale-analogico in una spina di pochi millimetri. Comunque è chiaro a questo punto che il mio articolo è tutto giusto, che non c’è uscita audio e che si sposta la qualità d’ascolto tutta sul processore esterno che uno acquisterà. Video su youtube confermano un’impermeabilità anche superiore a quella dichiarata (compreso un bel bagnetto in 10 metri di fiume), quindi lo scambio può essere ritenuto abbastanza equo.

Mi capita di quando in quando, soprattutto in concomitanza di alcune novità, di scrivere due righe sui prodotti Apple.

Lo feci ai tempi degli iPod e primi iPhone (parlavo solo del design e come sfruttassero la sezione aurea). Mi ripetei con l’iPad (considerato all’inizio un giocattolo, ma mi parve di vederci un nuovo inizio nell’interazione uomo macchina). Dissi anche qualcosa sul più recente Macbook. Ovvero di non comprarlo.

Prima di proseguire credo sia giusto chiarire perché si scrive così tanto di Apple. Moda. Fenomeno di costume. Ok. Status symbol globale. Manie da geek. Va bene tutto. Ma parliamo di Apple per lo stesso motivo per cui si parla di Ikea, o di Tesla. O di cinema e serie tv.

Apple, nel bene e nel male, (come Ikea o la Tv o…) disegna il nostro presente, il nostro immaginario e il nostro futuro. Solo che il livello di design e studio dell’interazione e imprinting sul futuro è più elevato in Apple che nella maggior parte delle aziende globali di oggi. Compresa che so Tesla, che al netto di tutte le novità, fa ancora auto fatte a forma di auto che si guidano come auto. Non ci cambierà la vita.

Apple decide il trend e tutti dietro. Non è una constatazione da fan boy (che non sono). È un fatto. Basti anche guardare la pubblicità televisiva: fino a poco tempo fa il 90% degli spot erano a tema smartphone e tablet.

Per questo quando Apple (succede ogni due o tre anni) decide di eliminare una porta di I/O (input/output) è de facto una rivoluzione che potrebbe prima o poi coinvolgere tutti.

È successo (’90s) prima alle porte seriali. Via. Solo USB. Oh no come faremo ad attaccare la nostra vecchia tastiera IBM? Poi via i Floppy. Disastro, come faremo!?. Via le ventole (rimetti le ventole). Via i CD. Via i cavi. Via di nuovo le ventole. Via i tasti (iPhone). Via USB, rete, uscita video (Macbook). Via altre cose che non mi ricordo. Via, finalmente, il jack audio. Dopo un secolo di onorato servizio.

Una rivoluzione che durerà? Che prenderà piede? Comunque è l’ennesimo tentativo di imporre al mondo una visione.

Per questo se ne parla. Per questo in occasione del nuovo iPhone 7 mi decido a mettere giù due impressioni a caldo.

Non è ancora il momento però di arrivare al succo del discorso. Siccome sembra che quando uno parla di Apple stia sempre a decantarne le lodi credo sia doveroso ricordare alcuni passi falsi che Apple ha fatto e fa ancora oggi a danno dei clienti.

Obsolescenza programmata. Vero, i computer funzionano bene per 6 anni, i dispositivi mobili per 4. Poi iniziano i problemi. Un po’ perché la tecnologia avanza per tutti e quindi è normale che un prodotto con un processore di 6 generazioni precedenti non possa tenere il passo. Un po’ anche perché le esigenze di sistema aumentano esponenzialmente finché usare un vecchio apparato diventa frustrante e ne compri uno nuovo. Sarebbe ingenuo dire che non è tutto previsto in fase di progetto. Ma sarebbe anche ingeneroso non ricordare che nel frattempo che un prodotto Apple diventa obsoleto, chi ha prodotti di altre aziende magari ne ha rotti e cambiati sei (spendendo alla fine il triplo). L’obsolescenza programmata è terribile, è terribile avere computer e telefoni ancora perfetti a livello hardware ma inusabili. Ma l’obsolescenza immediata di prodotti mal ingegnerizzati è peggio.

Prodotti con specifiche sottodimensionate. I prodotti Apple spesso escono in versione base con caratteristiche tecniche molto inferiori allo standard di mercato. Dischi rigidi lenti, poca ram, processore scarsotto. Il problema dell’obsolescenza programmata si acuisce e si spendono tanti soldi per un device che durerà meno del previsto. Esempio il mio iPad Mini (macchina eccellente) che però nella prima versione è uscito con il processore già obsoleto di iPhone 4. È già oggi dopo 3 anni quasi obsoleto. Altro esempio il mio iMac, nato in versione base con il disco rigido tradizionale, enorme collo di bottiglia per le prestazioni. O il primo Macbook Retina 12", molto sottodimensionato a livello di prestazioni. Ma il principio vale purtroppo per tutti i Mac dalle origini fino quasi ai giorni nostri.

Prodotti poco espandibili e poco riparabili. Vero. Il che è comunque un vantaggio dal punto di vista strutturale e di design. Ciò che non si smonta si rompe meno. Ma ciò che non si smonta non si può aggiustare. Esempio, sempre il mio povero iMac. Avendo il display incollato al vetro non si può più aprire come i modelli precedenti (il vetro era fissato con magneti). Ergo si sporca meno “dentro”. Ma se si sporca (e il mio è pieno di polvere che crea macchie e aloni) non si può pulire. Quindi forbite la polvere spesso e coprite il vostro iMac se non volete sorprese. Sostituire il monitor costa come una piccola utilitaria. Scollare il vetro dal display è praticamente impossibile.

Per non parlare poi di caricatori che si squagliano, cavi di alimentazione che si spellano (per carità con un po’ di cura e un po’ di nastro isolante durano tranquillamente qualche anno). Per non parlare dei prezzi. Per non parlare della quantità di adattatori, sdoppiatori, cazzate varie per collegare un dispositivo al resto del mondo.

Insomma tutto questo per dire che sono sì cliente Apple (più perché non esistono alternative credibili che per vera e propria scelta). Ma non ho il paraocchi da fan boy. Quando rilevo un difetto, e magari me lo cucco, lo vedo e lo valuto oggettivamente.

E Apple non è migliore di nessuno. È un leviatano che ha l’unico interesse di accalappiare il cliente, di chiuderlo nel proprio ecosistema, di spillargli più quattrini possibile. Come Google. Come Facebook. Come Samsung. Come tutti. Nessuno la pensa “different”. Se vogliamo Apple nel volerci schiavizzare inserisce qualcosa che il 90% dei creatori di prodotti e servizi non è in grado o non vuole inserire. Ovvero la cura del dettaglio estetico e di ergonomia. Siamo sì schiavi ma almeno non abbiamo il desiderio di sbattere un mattone di plastica idiota contro il muro ogni 5 minuti.

Veniamo quindi all’iPhone 7. Tutto questo pippone mi è servito a chiarire che Apple sbaglia, che Apple guarda al profitto e a schiavizzare il cliente. Che Apple seduce con l’estetica e l’usabilità per renderti dipendente da un ecosistema in cui tutto è estremamente costoso.

Nell’iPhone 7, a parte i miglioramenti di rito che sono dovuti al naturale progresso tecnologico (l’obsolescenza è molto minore negli ultimi tempi, visto che il livello di base è già alto) c’è poco di rivoluzionario. Vediamo.

Tasto Home tattile non più meccanico. Ok, ho sempre pensato che avere un tasto fisico per tornare alla home fosse un vantaggio rispetto ai ridicoli tasti a schermo di Android. Perché se un’app si inchioda valli a trovare te i tasti virtuali… Un bel tastone fisico da premere per tornare alla base e chiudere è un’ancora di salvezza è meglio di qualunque sistema che dipende dal software. Ma è anche vero che il tasto tondo degli iCosi è il punto debole per quanto riguarda la robustezza, la polvere che entra e soprattutto il meccanismo, come tutti i dispositivi meccanici, sottoposto a stress prolungato può rompersi. Inoltre un tasto fisico abbisogna di molle e attuatori, prende spazio nella scocca. Sono dubbioso, comunque dal punto di vista della razionalizzazione ci sta. Il tasto home è un punto debole. Per rimpiazzare la sensazione tattile di premere è stato messo un vibratorino, che è sicuramente meno delicato di una molla e un bottone. Inoltre togliere il tasto a molla facilita sicuramente l’impermeabilità. Si perde parzialmente, comunque, una caratteristica ergonomica caratteristica e per molti aspetti valida.

Doppia fotocamera ed emulazione di bokeh. L’iPhone 7 grosso ha due fotocamere, con due sensori. Una wide (uguale a quello del 7 medio) e una leggermente tele. Una soluzione copiata direttamente da quanto implementato nello UAUEI P9. Inclusa l’emulazione di bokeh. Ovvero le due lenti affiancate permettono di fare dei calcoli che non vi so dire e ottenere uno sfondo sfumato simile a quello ottenibile con una lente “lunga” su di una macchina fotografica vera. Chiaramente è una simulazione software, lenti così piccole su sensori microscopici permettono solo immagini in cui tutto è sempre a fuoco (il che non è un difetto, è forse la cifra dell’iPhonografia). L’unico modo di ottenere dello sfumato “vero” con un telefonino è fare una foto macro. Lo sfondo sarà sfocato. Perché il bokeh dipende strettamente da lunghezza focale, distanza del soggetto e distanza dello sfondo. Quando vedete i fotografi delle modelle con obiettivi che sembrano bazooka è perché vogliono ottenere un bello sfondo sfumato grazie alle caratteristiche ottiche proprie di obiettivi lunghi. Gli obiettivi dell’iPhone chiaramente non sono lunghi. Però è anche vero che ormai siamo abituati a vedere il mondo attraverso lenti con una focale di pochi millimetri. Quindi tant’è. Certo è che quando ho letto di questo sistema sullo UAUEI mi è parsa una puttanata, un giochino. Forse su Apple è uguale. Di certo è comodo (se vogliamo dire comodo su un padellone da due etti) avere una seconda fotocamera più adatta al ritratto. Ma temo che lo sfocato artificiale possa essere un po’ un mezzuccio approssimativo. Certo ovviamente Apple lo implementa meglio di una ditta cinese random, comunque fatto sta che rimane una mezza puttanata, un giochino divertente, ma niente di indispensabile.

Nuovo colore Jet Black. Esteticamente direi che è la novità più interessante. Visto che ormai l’alluminio spazzolato lo fa anche il salumaio sotto casa, Apple ha sfornato un colore che sarà difficile da replicare dai fotocopisti coreani. Una bella tinta nera lucida lucida. La difficoltà sta nel verniciare l’alluminio (l’alluminio gli piace poco essere verniciato). Rimangono i colori opachi più alluminiosi (nerino, rosino, e d’orino). Ma il lucido nero è ciò che distingue veramente il device dagli altri plasticacci sul mercato. Si graffierà? Boh.

Via il jack cuffie. Bene. Arriviamo finalmente al punto da cui tutto questo pippone è nato. Apple ha tolto l’ingressio delle cuffie. Bene. Ok. A tal proposito ho letto un milione di volte la stessa battuta (“ma io gli auricolari me li perdoooooo”). Ci sarebbe da fare una riflessione perché la gente gli piace così tanto di dire tutti le stesse cose. Ma questo è un altro argomento. Veniamo a noi e analizziamo la cosa con un po’ di razionalità. Lo so che è dura, ma facciamo lo sforzo.

Il DAC dell’iPhone (come di tutti gli altri ammennicoli Apple) era ottimo. È ottimo. Mica ve lo vengono a togliere se per caso avete un modello precedente. DAC, ovvero “Digital to Analog Converter”. Cioè quel cosino, è un chip grande come un bottone di camicia, per dire, che prende i numerini di cui sono fatti i suoni e li trasforma in un segnale che poi tramite un amplificatore diventerà la musica che sentiamo. Un DAC c’è in tutti gli oggetti “informatici” che fanno sentire i suoni. Solo che i DAC Apple erano di livello ottimo, tipo quello che c’è negli stereo costosi. Quindi basta mettere un cavetto in un iCoso per avere musica di qualità superiore rispetto a quanti usano apparecchi da nerd. Anche l’amplificatore cuffia (cioè un cosino che prende un segnale audio bassissimo e lo rende forte abbastanza per far suonare le cuffiette) era di ottima qualità. Con delle buone cuffie un iPhone era un sistema di ascolto audio di buon livello (e ovviamente superiore alle varie cinesate). Ci sono prodotti Apple, tipo il vecchio iPod classico del 2005, che sono tutt’ora considerati degli apparecchi hi-fi e modificati dagli appassionati per collegarci stereo da 50.000€, perché all’interno avevano un chip di qualità migliore rispetto a qualunque altra cosa.

Insomma, l’audio alla Apple è una tradizione di lunga durata. E avere un’ottima uscita cuffia era una condizione sine qua non di qualunque dispositivo che usciva. E con l’iPhone 7 tutto ciò è stato spazzato via.

Certo, l’iPhone continua ad avere un DAC interno, è indispensabile comunque per pilotare gli speaker interni eccetera. Ma non è più necessario avere un buon DAC. Come non è più necessario avere un amplificatore per le cuffie. Ignoro sinceramente se il segnale che esce dalla Lightening sia anche audio analogico, o se esce solo audio digitale. Spero qualcuno me lo chiarisca. *[si veda l’aggiornamento a capo pagina]

Comunque di fatto mi pare di capire che eliminando l’uscita di audio analogica si va a privilegiare giocoforza l’audio in digitale. Quindi il DAC, la conversione fra digitale e analogico, non avviene più all’interno dell’iPhone tramite il suo fidato processore, ma avviene nelle nostre cuffiette, o nel nostro amplificatore, o nel nostro adattatore/autoradio/dock. Eccetera.

Ovvero bypassando il DAC Apple dovremo affidarci a un DAC a caso, spesso di qualità molto minore.

Ciò ovviamente viene in vantaggio alla Apple stessa, che ha accorpato la Beats, che fa cuffie digitali che hanno un loro processore interno per elaborare il segnale musicale. Quindi possono venderci più roba.

Quindi se fino all’iPhone 6s possiamo collegare una buona cuffia (dai 300 euro in su, mica bruscolini) o un buono stereo in una buona sala trattata acusticamente (10.000 euro a salire) per avere un ottimo ascolto, con il nuovo iPhone 7 per usare la medesima ottima cuffia analogica dobbiamo inframmezzare un piccolo cosino, un DAC+amplificatore integrato. Personalmente consiglio di aspettare che Apogee esca con la sua versione.

Sicuramente tutto il discorso è meno pratico, meno logico, meno economico. E meno performance, perché si sostituisce un DAC + amplificatore ottimo e si finisce nelle mani magari di qualche cinesata orribile.

Certo è anche vero che se uno ha da spendere 1000 euro per un telefono, 300–1000 per una cuffia hi-fi… qualche altro centino per il DAC è ben poca cosa. Se poi vogliamo parlare di auricolari per fare jogging, o di auricolari wifi. Beh, in questo caso la qualità di ascolto passa decisamente in secondo piano, quindi basta usare un qualunque adattatore.

Venendo però ai vantaggi progettuali di eliminare una componente così importante ci troviamo:

Intanto togliendo il buco guadagniamo un sacco di spazio all’interno dello chassis. Ci stanno più puttanate elettroniche e più batteria. Il che è un pro, almeno per il sig. Apple. Che inoltre risparmia in componenti.

Poi togliendo il buco abbiamo un innegabile vantaggio strutturale. Il telaio non deve essere bucato, la struttura può essere riempita in modo più lineare. Il foro cuffie è comunque una spada nel culo quando vuoi progettare un device che è più potente di un computer + una fotocamera + una videocamera + un telefono + una consolle. Il tutto in pochi millimetri di spessore.

Eppoi, ancora, togliendo il buco è molto più facile ottenere una certificazione di impermeabilità, perché nei buchi entra l’acqua, la polvere, i detriti. Senza buco (e senza tasto home) non entra nessun elemento estraneo. Riducendo quindi i fori sul corpo non abbiamo solo una maggiore rigidità della struttura, un maggior spazio per le componenti interne ma anche una migliore resistenza all’acqua e alla polvere.

Se poi ci aggiungiamo che una buona parte degli utenti di telefoni non ha mai nemmeno scartato le cuffiette in dotazione, che i cinesi vendono baffetti e orsetti e cazzatine col lustrino per tappare il buco delle cuffie, che in genere con dei telefoni che stanno accesi mezza giornata e poi si scaricano pochi li usano come fossero walkman… Ecco che agli occhi dei progettisti Apple togliere la presa cuffie prende senso.

Scontentare una percentuale di ascoltatori di cuffiette (e ricordo come gli auricolari siano la cosa più fastidiosa dopo il plug anale in aghi di pino) per vendere magari qualche cuffia Beats in più, qualche adattatore in più… Deve essere sembrato loro una cosa anche valida.

Poi alla fine, al netto sulle battute sugli auricolari wireless che si perdono (allora vi perdete anche i gemelli della camicia, i soldi, le fedi, gli orecchini di diamanti… se vi rovinate per 150 euro meglio che non vi comprate prodotti Apple, anzi meglio che vi chiudete in casa che potete anche perdere le chiavi di casa, le chiavi della macchina, la carta d’identità, la verginità al Miami, eccetera)… Dicevo al netto delle battute di massa, buona parte della gente normale che usa il telefono normalmente non noterà nemmeno la differenza. Ma avere il telefono che regge all’acqua, quella sì è una bella differenza che molti noteranno.

Rimanendo la Apple un leviatano senza cuore e succhiasoldi, ad oggi c’è più gente a cui il telefono cade nel cesso rispetto alla gente che si ascolta Hitmania 7 con le cuffiette.

Cerea!

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