Cosa ho capito di Instagram
Non tutto, ma abbastanza.
1. Instagram non c’entra molto con la fotografia
La Polaroid misurava 7,5x7,5 cm (l’immagine, senza la cornice). Instagram non a caso è spesso paragonato ad una Polaroid: stessa immediatezza e stesso concetto di fotografia istantanea, sporca, a basso contenuto tecnico. Lo schermo dell’iPhone 5 è largo 5 cm. Altri telefoni ce l’hanno più largo. La Polaroid nasce dopo la seconda guerra mondiale. Oggi quindi vediamo foto più piccole rispetto al 1945. Certo: ne possiamo vedere tantissime, condividerle, modificarle al volo. Certo, il paragone ha senso fino ad un certo punto, ma il dato di fatto è che vediamo una foto grande 5x5 cm. E la fotografia è una cosa visiva, non so come dire.
2. Instagram mortifica la foto
La dimensione di una foto non è di certo un criterio di giudizio. Si può anche dire che quelli erano gli schermi dei cellulari quando nacque Instagram. Verissimo.
Dati i mezzi tecnici insomma non c’era (non c’è) molto altro da fare.
Però al di sotto di un certa dimensione la foto ne risulta davvero mortificata (o salvata anche: ci sono foto così male scattate che giovano delle piccole dimensioni — size matters). Diciamo che la buona foto ne risulta mortificata. Quella brutta resta brutta e basta, solo più in piccolo.
I filtri poi: la maggior parte dei filtri di Instagram brutalizzano le foto. È la stessa differenza che c’è fra il bere una Coca Cola e un Amarone. La prima non può non piacere, ma per apprezzare il secondo devi avere un bel po’ di cultura. Alcuni filtri alterano a tal punto l’originale da distrarre dal fatto che è orrendo. Alla fine vedi solo l’effetto del filtro. Il cultore della fotografia pensa “Mio dio che filtro schifoso”, il neofita pensa “Che effetto figo!”. E questo conduce al punto successivo.
3. Con Instagram non ci fai post-produzione
Con le ultime versioni magari un po’ sì, ma diciamo che il concetto di post-produzione del primo Instagram era un filo più basilare. Ripeto: non è nato con quell’intento, semmai con il solo scopo di rendere facile modificare al vole delle immagini e condividerle. Fine.
La sua semplicità è sempre stata la sua forza.
Il mio concetto di post-produzione è presto detto: la post-produzione fa affiorare la foto che il fotografo vede in testa ma che il mezzo tecnico della camera non ha potuto cogliere. E serve anche a superare certi limiti ottici, ma non è il caso di parlarne qui.
Insomma: post-produzioni che fanno resuscitare foto mal fatte non ne esistono. Una foto brutta resta tale anche con tonnellate di post-produzione. E una foto bella lo è tale anche senza post-produzione: è solo un po’ meno bella.
4. Instagram è come mangiare le patatine fritte
A chi non piacciono le patatine fritte? Per me chi sfoglia Instagram lo fa con lo stesso spirito: non cerca foto belle. Cerca di distrarsi. Le guarda con lo stesso spirito con cui guarda il colonnino destro di Repubblica: per scaricare la tensione della giornata. Per sfiatare il cervello. Non cerca il bello: cerca un certo salvifico vuoto pneumatico.
Niente di male, intendiamoci.
5. Instagram è un grande documentario totale, quindi noiosissimo
Instagram è una applicazione fotografica ma non è fotografia. Può essere considerato il racconto di tutta l’umanità (o almeno di quella parte che lo usa) e quindi può facilmente essere noiosa. Può capitare di scambiare la merda per l’oro a volte. In tal senso è un’ottima rappresentazione della realtà, molto di più della fotografia stessa.
6. Anche su Instagram ci sono i trend
Beh, ovvio no? I trend sono in questo caso i tipi di foto. Ne annoverei i principali:
- Foto di gente in volo
- Foto di oggetto tenuto in mano su sfondo neutro
- Foto di oggetti lanciati con mano in primo piano
- Foto di tazzine fumanti ma al posto del fumo c’è una nuvola
Non includo le foto di cibo, i tramonti, selfie e tette perché quelle non sono manco dei trend: sono gli Highlander della fotografia.
Chiaramente, come tutti i trend, detto in francese “rompono le palle”.
Un trend lo lanci, lo segui pochissimo, poi lo molli.
Semmai ne inventi un altro.
7. Cosa funziona e cosa non funziona su Instagram
Per concludere, il breviario sul cosa fare e non fare su Instagram. Cioè su cosa e cosa non fotografare, e come farlo.
Cosa funziona
1. Forme geometriche semplici
2. Cose riconoscibili (facce, torte, particolari anatomici)
3. Felicità
4. Devastazione (Sono fighissimo/a)
5. Persone famose = qualsiasi cosa fotografino va benissimoCosa non funziona o non viene capito
1. Troppi dettagli (non si possono zoomare le foto quindi i dettagli non vengono colti)
2. Facce fuori fuoco (a meno che i vostri amici ubriachi non ci si riconoscano)
3. Composizioni complesse o non troppo ovvie
4. La buona fotografia
(Nella foto: The Mammoth, la più grande macchina fotografica mai costruita)
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