Cosa ho capito di Instagram

Martino Pietropoli
L’Indice Totale
Published in
4 min readDec 13, 2014

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Non tutto, ma abbastanza.

1. Instagram non c’entra molto con la fotografia

La Polaroid misurava 7,5x7,5 cm (l’immagine, senza la cornice). Instagram non a caso è spesso paragonato ad una Polaroid: stessa immediatezza e stesso concetto di fotografia istantanea, sporca, a basso contenuto tecnico. Lo schermo dell’iPhone 5 è largo 5 cm. Altri telefoni ce l’hanno più largo. La Polaroid nasce dopo la seconda guerra mondiale. Oggi quindi vediamo foto più piccole rispetto al 1945. Certo: ne possiamo vedere tantissime, condividerle, modificarle al volo. Certo, il paragone ha senso fino ad un certo punto, ma il dato di fatto è che vediamo una foto grande 5x5 cm. E la fotografia è una cosa visiva, non so come dire.

2. Instagram mortifica la foto

La dimensione di una foto non è di certo un criterio di giudizio. Si può anche dire che quelli erano gli schermi dei cellulari quando nacque Instagram. Verissimo.
Dati i mezzi tecnici insomma non c’era (non c’è) molto altro da fare.
Però al di sotto di un certa dimensione la foto ne risulta davvero mortificata (o salvata anche: ci sono foto così male scattate che giovano delle piccole dimensioni — size matters). Diciamo che la buona foto ne risulta mortificata. Quella brutta resta brutta e basta, solo più in piccolo.
I filtri poi: la maggior parte dei filtri di Instagram brutalizzano le foto. È la stessa differenza che c’è fra il bere una Coca Cola e un Amarone. La prima non può non piacere, ma per apprezzare il secondo devi avere un bel po’ di cultura. Alcuni filtri alterano a tal punto l’originale da distrarre dal fatto che è orrendo. Alla fine vedi solo l’effetto del filtro. Il cultore della fotografia pensa “Mio dio che filtro schifoso”, il neofita pensa “Che effetto figo!”. E questo conduce al punto successivo.

3. Con Instagram non ci fai post-produzione

Con le ultime versioni magari un po’ sì, ma diciamo che il concetto di post-produzione del primo Instagram era un filo più basilare. Ripeto: non è nato con quell’intento, semmai con il solo scopo di rendere facile modificare al vole delle immagini e condividerle. Fine.
La sua semplicità è sempre stata la sua forza.
Il mio concetto di post-produzione è presto detto: la post-produzione fa affiorare la foto che il fotografo vede in testa ma che il mezzo tecnico della camera non ha potuto cogliere. E serve anche a superare certi limiti ottici, ma non è il caso di parlarne qui.
Insomma: post-produzioni che fanno resuscitare foto mal fatte non ne esistono. Una foto brutta resta tale anche con tonnellate di post-produzione. E una foto bella lo è tale anche senza post-produzione: è solo un po’ meno bella.

4. Instagram è come mangiare le patatine fritte

A chi non piacciono le patatine fritte? Per me chi sfoglia Instagram lo fa con lo stesso spirito: non cerca foto belle. Cerca di distrarsi. Le guarda con lo stesso spirito con cui guarda il colonnino destro di Repubblica: per scaricare la tensione della giornata. Per sfiatare il cervello. Non cerca il bello: cerca un certo salvifico vuoto pneumatico.
Niente di male, intendiamoci.

5. Instagram è un grande documentario totale, quindi noiosissimo

Instagram è una applicazione fotografica ma non è fotografia. Può essere considerato il racconto di tutta l’umanità (o almeno di quella parte che lo usa) e quindi può facilmente essere noiosa. Può capitare di scambiare la merda per l’oro a volte. In tal senso è un’ottima rappresentazione della realtà, molto di più della fotografia stessa.

6. Anche su Instagram ci sono i trend

Beh, ovvio no? I trend sono in questo caso i tipi di foto. Ne annoverei i principali:

  1. Foto di gente in volo
  2. Foto di oggetto tenuto in mano su sfondo neutro
  3. Foto di oggetti lanciati con mano in primo piano
  4. Foto di tazzine fumanti ma al posto del fumo c’è una nuvola

Non includo le foto di cibo, i tramonti, selfie e tette perché quelle non sono manco dei trend: sono gli Highlander della fotografia.

Chiaramente, come tutti i trend, detto in francese “rompono le palle”.
Un trend lo lanci, lo segui pochissimo, poi lo molli.
Semmai ne inventi un altro.

7. Cosa funziona e cosa non funziona su Instagram

Per concludere, il breviario sul cosa fare e non fare su Instagram. Cioè su cosa e cosa non fotografare, e come farlo.

Cosa funziona
1. Forme geometriche semplici
2. Cose riconoscibili (facce, torte, particolari anatomici)
3. Felicità
4. Devastazione (Sono fighissimo/a)
5. Persone famose = qualsiasi cosa fotografino va benissimo

Cosa non funziona o non viene capito
1. Troppi dettagli (non si possono zoomare le foto quindi i dettagli non vengono colti)
2. Facce fuori fuoco (a meno che i vostri amici ubriachi non ci si riconoscano)
3. Composizioni complesse o non troppo ovvie
4. La buona fotografia

(Nella foto: The Mammoth, la più grande macchina fotografica mai costruita)

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Martino Pietropoli
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Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com