DJ Khaled

Un prodotto umano

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3 min readJun 1, 2016

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Un bel giorno, incuriosito da un articolo, ho iniziato a seguire gli snap di DJ Khaled.

Lo conoscevo di nome e una volta avevo pure ascoltato qualche sua traccia, assegnandogli dopo poche decine di secondi l’etichetta di “Musica da autoscontri”, che per i miei criteri catalogativi non è un attestato di merito, anzi.

I suoi snap — frequenti, continui, quasi ossessivi — sono tanti in numero e pochi in varietà. Anzi, la varietà non è proprio il suo forte.
Innanzitutto: DJ Khaled è un personaggio. È un dj-rapper e produttore musicale con molto seguito, uno che apre i concerti di Beyoncé, uno che si fa produrre i dischi da Timbaland (ormai ufficialmente Timbo — se non cambi nome ogni 2 anni nel mondo hip hop non sei nessuno). È un simpatico omone sovrappeso che ripete ossessivamente che il suo disco (Major Key) è in uscita, poi canta, poi incontra i fan, poi accarezza i fiori e gli dice “I love you”. Non puoi non amare o provare tenerezza per questo uomo che non canta di certo ballate romantiche ma che nella vita privata girovaga per il suo giardino accarezzando petali e aprendo le braccia al cielo dicendo “Let the sun bless me”.

La sua sceneggiatura esistenziale è composta infatti da pochissime frasi ripetute sempre. Sempre. Ogni. Giorno.

Per molti versi DJ Khaled è rassicurante ed eccitante come una Volvo: sai che va sempre e che non si romperà praticamente mai. Non ti ecciterà mai particolarmente guidarla ma se ce l’hai è perché non ti piace avere sorprese e pensi che un’auto è un mezzo e basta. Non una cosa emozionale, ma uno strumento. Una Volvo sta nel tuo garage o parcheggiata in strada. Al mattino esci per andare al lavoro, la accendi e lei va. Mai una sorpresa.

Ecco, DJ Khaled non ti riserva sorprese: lui accarezza i fiori, lui dice “I like dat”, lui sta in sala di registrazione e il suo album sta per uscire, lui apre i concerti di Beyoncé, lui ogni tanto va a trovare altri rapper, lui gira su una Rolls cabrio, lui ha l’orologio d’oro (giallo, ci mancherebbe) e i catenoni (d’oro, ovvio). lui va in discoteca, lui balla, lui canta, lui party. DJ Khaled è DJkhaledcentrico, e ci mancherebbe.

Ma non scrivo questo per dare un giudizio di qualche genere sull’uomo.

Lui mi ha fatto pensare invece di essere un vero e proprio prodotto. Non puoi dare un giudizio umano su un prodotto.

Posso dire che è simpatico, che sembra un buon uomo, che è noioso (abbastanza), ma in fondo posso dire una sola cosa: lui è un prodotto perché fornisce delle prestazioni (le specifiche tecniche dell’”essere DJ Khaled”) e soprattutto perché non cambia mai nel tempo, non ha evoluzione. Un prodotto invecchia perché rimane uguale a se stesso o perché viene superato dalla tecnologia o dalla moda. Lui ha delle funzioni (schiacci e dice “I love you”, “I like dat”) ed evidentemente piace, o piace la sua musica. O almeno questa è l’immagine che lui proietta da snapchat, che gestisce da solo e (apparentemente) senza consiglio alcuno.

Per cui non so se inserirlo nella categoria “musica” o altro. DJ Khaled è in fondo la quintessenza della riduzione della complessità umana a qualche slogan, a qualche claim. Simpatico, le prime volte.

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Martino Pietropoli
L’Indice Totale

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com