Homecoming

Le serie TV ormai non sono più film lunghi, sono una forma di narrazione con un tempo diverso: quello giusto

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2 min readNov 6, 2018

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Credo che Homecoming sia la prima esperienza di trasposizione televisiva di un podcast bellissimo. Anche quello non a caso era recitato da attori famosi e qui a interpretare Heidi Bergman — la psicologa che segue il reinserimento nella vita civile di soldati traumatizzati — è Julia Roberts.

La vicenda prende il nome dal centro di recupero dove si tenta di riportare alla normalità chi ha visto ogni sorta di orrore. Apparentemente, ovvio, perché gli intrecci fra realtà e percezione della stessa si manifestano da subito.

Lo spirito e l’idea di fondo, oltre che molti dettagli del podcast sono stati rispettati (vado a memoria, lo ascoltai mesi fa ma credo di non sbagliare). Ovviamente ci sono trame e tratteggi diversi e più profondità nella narrazione, oltre che artifici visivi che, siccome si possono rendere in video, è giusto usare.

Serie TV come Homecoming fanno pensare allo stato dell’arte che questa forma narrativo/visiva ha ormai raggiunto: un livello di perfezione superlativo che si ferma poco prima di diventare fastidiosamente troppo perfetto. Sembra quasi impossibile trovarne una sbagliata (ovvio che ce ne sono di meno belle) ma ormai la grammatica è così rifinita, la fotografia così sapiente e gli attori — non a caso ormai tutti di provenienza cinematografica e bravi assai — così precisi che è un piacere vedere come tutto funziona.
Sembra che nella lunghezza che la prosa visiva di una serie — molte ore contro il paio di un film — si sia trovata una nuova dimensione narrativa: quella giusta.

Il cinema sembra destinato a diventare una forma minimalista. Una volta ti prendevi del tempo per vedere un film, fra un po’ lo vedrai perché non hai tempo di vedere una serie intera.

Infatti c’è un’altra riappropriazione non secondaria nell’affermazione delle serie TV: quella del tempo. Il tempo per sentire una storia e vederla, rallentando nel frattempo lo scorrere del fluire della realtà e delle cose. In un certo senso quel ritmo di narrazione, se usato bene, ti restituisce tempo, non te lo ruba mica.

PS: Julia Roberts è magnifica, nella recitazione misurata e mai enfatica e nell’orgoglio con cui indossa la sua età, che non so neanche quale sia ma che le sta benissimo addosso.

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Martino Pietropoli
L’Indice Totale

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com