Copyright SANAA by Cyrille Thomas

La perfezione è bianca

Il Rolex Learning Center di SANAA a Losanna

Published in
3 min readMay 2, 2016

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di Martino Pietropoli

La cosa straordinaria e, a suo modo, maniacale, di SAANA è la loro insistenza a far assomigliare quello che costruiscono ai modelli di studio. I modelli di studio, per gli architetti, danno un’idea e suggeriscono una linea di approfondimento del progetto. Per SAANA invece sono l’Architettura. L’evoluzione dal modello all’architettura costruita non è un compromesso (un processo cioé, grazie al quale — o a causa del quale — il modello si adatta alla realtà costruttiva) quanto una ricerca spasmodica della perfetta coincidenza dei due livelli mentali: il costruito mentalmente e il costruito materialmente.
Infatti le architetture di SAANA (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa) sono spesso — sempre, direi — laconicamente bianche. Come se il colore fosse un accidente, trascurabile per un architetto. O come se la perfezione del modello non potesse essere sporcata da una variazione cromatica. La perfezione è bianca.
Nel caso del Rolex Learning Center di Losanna l’idea è quella di liberare il piano terra per sollevare un manto solido che ospita l’architettura e il contenuto al piano rialzato. È come se l’edificio fosse scollato dal suolo e come se questo scollamento fosse un’interpretazione intellettuale del paesaggio montuoso del contesto. I rilievi montuosi quindi non impongono un’architettura morfologicamente sinuosa (non solo), ma forniscono il pretesto per alludere alla varietà altimetrica attraverso il vuoto piuttosto che il pieno: le “montagne” sotto il manto del Rolex Learning Center sono citate grazie ad un vuoto piuttosto che un pieno, e la copertura — anch’essa modulata e modellata — diventa meno precipua, più conseguente piuttosto che vincolante. C’è anche quella, ma è l’assenza, o l’allusione ancora, del piano terra mancante (vuoto) che è il centro del progetto.
Un simile manto — curvo e morbido — è stato studiato strutturalmente dai tedeschi dello studio Bollinger+Grohmann. La richiesta di SAANA era vincolante: il dettaglio doveva scomparire. Non erano ammessi quindi appoggi intermedi, rompitratta, sostegni. Lo spazio vuoto doveva essere continuo, liquido, sospeso. Tecnicamente la sfida era notevole: realizzato in cemento armato (il completamento è previsto per il 2009), il piano terra è coperto da una soletta in cemento armato flessa che appoggia su pochi ciclopici piedi, e che scarica di conseguenza forze prodigiose sul terreno. L’armatura delle zone più tese ha richiesto l’impiego di tondini di 50 mm di diametro, saldati a spesse piastre metalliche che impediscono alle forze statiche — letteralmente — di trasferirsi agli estradossi della soletta squarciandola. Il piano primo, che ospita invece il contenuto vero e proprio, è coperto da un’ulteriore soletta curva, ma ora in struttura metallica posata su colonne. Non ci sono divisioni interne ed gli ambienti interni si sviluppano senza soluzione di continuità.
La perfezione è raggiunta quindi attraverso un dispiego di forze (ed un parimenti prodigioso contenimento delle forze generate) che congela una tensione quasi opprimente: difficile trovarsi sotto quel manto fatto di tonnellate e tonnellate di cemento e acciaio senza percepire il rumore e lo sforzo della struttura, che trattiene il respiro per non collassare.
È una perfezione trattenuta, quasi isterica. Apparentemente poco tranquilizzante, ma coincidente con il modello.

Eikongraphia
Rendering Image by Cyrille Thomas

Altre fonti: Arquinoias.

Originariamente pubblicato il 18 dicembre 2008

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Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com