La versione di True Detective

Martino Pietropoli
L’Indice Totale
Published in
3 min readAug 12, 2015

--

Perché la seconda serie funziona meno?

di Martino Pietropoli

True Detective 2 è una serie che diventa interessante alla 7ª puntata. E all’8ª finisce.
Il suo problema è che è stata preceduta da True Detective 1, una delle migliori serie degli ultimi 45 miliardi di anni.
E giustamente Nic Pizzolatto ha scelto di non confrontarsi neanche lontamente con quando aveva fatto l’anno prima: la seconda serie non ha alcun legame con la prima: storia diversa, attori diversi, location diversa.

Ma non credo nemmeno che il suo problema sia la storia in sé quanto piuttosto il tono della narrazione.

Nella prima serie la vicenda era quasi secondaria: un omicidio rituale ed esoterico, due poliziotti che indagano. Nessuno dei due è il poliziotto perfetto: uno ha una vita privata turbolenta, adulteri, alcolismo. L’altro ha un passato misterioso, beve pure lui, fa discorsi strani.
I dialoghi sono talmente complessi e filosofici che fanno il giro completo: non li immagineresti mai pronunciati da due poliziotti della Lousiana, ma incredibilmente ci stanno. L’ambientazione è talmente riarsa, solarizzata, spietata che sì, ci credo, questi fanno proprio questi discorsi perché hanno il cervello bruciato.

I poliziotti della seconda serie non sono molto diversi: vite strane e sbilenche anche le loro, nessuno di loro è veramente Il Buono. Alla fine ci speri sempre, che il buono che c’è in ognuno venga fuori ma la visione del nuovo millennio è così, desolata, senza speranza. Siamo tutti dannati.

La vicenda della seconda serie è pure più articolata, complessa: l’omicidio di un politico coinvolto in appalti per un nuovo corridoio ferroviario, terreni che aumentano di prezzo, mazzette, corruzione, inquinamento ambientale. Un po’ già vista e sentita mille volte. Infatti speri sempre quello sia un pretesto: la storia è il motivo per cui ti parlo di questi personaggi, ma la cosa interessante sono i personaggi e come agiscono e come modificano i loro comportamenti in funzione dell’azione, non la storia in sé.
È un racconto più corale, nel quale è più difficile per forza di cose affezionarsi a un personaggio. Non succede per esempio niente come l’incredibile tensione sessuale che si crea fra Rusty e la moglie di Martin Maggie. Come spettatore prevedi già come potrebbe svilupparsi la vicenda, non ci speri come nella prima. O non sei sempre spiazzato, come nella prima.

La magia non accade. Alla fine non ti affezioni ai personaggi della seconda serie, non li ami né li odi. Vedi un po’ che succede, come una serie qualsiasi. Se True Detective 2 fosse stata la prima serie non l’avrei guardata, ecco perché il suo problema è che è stata preceduta da una prima serie strepitosa.

Pizzolatto racconta storie ed è davvero bravissimo nel farlo. Ma non solo: racconta vite e persone e in questo compie una magia della narrazione: interessare chi guarda il suo lavoro a cosa succede nelle vite di chi lui non sarà mai, forse perché sono vite diamentralmente opposte alla sua, che non condivide nemmeno. Ma dalle quali è attratto.
Siamo attratti dall’opposto. Ma True Detective 2 non è l’opposto di ciò che noi uomini e donne medi siamo: quella è una storia già sentita, una specie di catalogo di centinaia di serie che l’hanno preceduta, messa in ordine. Raccontata bene ma non di più. Con qualche illuminazione e molto mestiere, come certa fotografia notevole. Ma con troppo mestiere.

True Detective 1 era esagerata e rivoluzionaria. Faceva dire cose ai suoi personaggi che nessuno aveva mai fatto dire a personaggi simili. Poco credibili ma talmente ben scritte e argomentate che ci credevi. Questo è un compito ben fatto, una tesi universitaria ben compilata.

Nic Pizzolatto è bravissimo, soprattutto quando per timore di sbagliare esagera. Qui non ha esagerato: ha fatto con diligenza un buon esercizio, dirigendo attori professionisti che han fatto il loro mestiere senza crederci molto. Bene ma niente di più.

La terza serie intanto è confermata: sarà l’ultima, come da volontà di Nic stesso. Spero tanto che sia una detective story in forma di musical. Su un pasticcere trotzkista, possibilmente.

Stupisci il mondo Nic.

Puoi seguire L’Indice Totale anche su Twitter e Facebook

--

--

Martino Pietropoli
L’Indice Totale

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com