Il Riverside Museum di Glasgow di Zaha Hadid
Un estruso espositivo
Quando un semplice segno può far venire in mente un’architettura ci si trova di fronte a un’opera iconografica. Succede per i cerchi che si intersecano del cimitero Brion di Scarpa, per la spirale del Guggenheim di Wright a New York, per le piramidi. La forza del segno diventa la forza dei volumi e dello spazio.
Zaha Hadid non era di certo inconsapevole della forza di un gesto grafico. All’inizio della sua carriera fu anzi solo o quasi la grafica pittorica a lasciarla esprimere. Già si intravedevano in quelle prospettive a più punti di fuga le sagome delle architetture che sarebbero venute anni dopo, ma di certo la tensione era la stessa: fermata nel gesto, semplificata nel segno.
Il Riverside Museum di Glasgow nasce da un’intuizione generata da una sagoma che inquadra i due prospetti principali: una linea tormentata che piega e spicca e si impenna e scende come il margine di una catena montuosa o un elettrocardiogramma. È una grafia quasi familiare ormai: è quella dei grafici economici, fatta di picchi e crolli, di andamenti dei sentimenti dei mercati azionari e degli animi di chi vi investe. Anche se…