Tuglie e dove finisce la città

Martino Pietropoli
L’Indice Totale
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4 min readAug 2, 2015

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Di quante città sono visibili i margini? A Tuglie lo sono.
Qua è Tuglie, lì non lo è più.

di Martino Pietropoli

Capita nelle piccole città e non capita in tutte o molte altre: i confini di una città spesso fuggono o non sono definiti. Una volta c’erano le mura a definire un dentro e un fuori. Oggi quel margine è più slabbrato e sbiadito.
A Tuglie in Puglia vivono poco più di 5000 anime. C’è un centro storico e c’è la città che è cresciuta oltre quel centro negli ultimi decenni. E questa città nuova non è delimitata da mura; semplicemente ad un certo punto finisce. È una sensazione quasi tranquillizzante.

Qui c’è la città dell’uomo e oltre c’è la natura. A volte la natura è anche dentro.

Uscendo dal centro si incontrano strade che si sono sviluppate naturalmente lungo tracciati esistenti e case che più si esce dal centro più sono moderne o più rappresentano una certa idea di modernità.

Ogni casa è l’immagine di chi la abita. O quella che chi la abita vuole proiettare all’esterno.

Come le nobili case del centro più antico, nei nuovi quartieri le ville singole comunicano una certa idea di casa. Non sono belle o brutte — me ne rendevo conto passeggiandoci o correndoci di fronte — sono un’espressione di un’idea. Ad un certo punto della storia di questo paese — che è anche la storia d’Italia — la possibilità economica del ceto medio ha reso reale un’utopia: avere una dimora non tanto sfarzosa come quella del signore locale, ma che esprimesse una certa idea di individualità.

O anche espressione di desideri inespressi, o di fallimenti.

Le case definiscono un limite in se stesse: il privato è curato, il pubblico è spesso trascurato. Comunque all’esterno qualcosa si mostra e deve essere ordinato. E l’oltre può essere qualsiasi cosa, spesso è solo una strada o il territorio del caos.

La chiesa è un centro gravitazionale, sempre. Anche se è inconclusa.

L’idea del limite e del confine esprime una definizione: degli abitanti, di se stessi. Sono definiti e descritti dalle loro case e — più in generale — dai confini precisi della loro città. Solo così il senso di comunità è forte e si respira ovunque: nelle chiacchiere vigili e sonnacchiose dei vecchi in piazza o negli occhi attenti delle vecchie sedute fuori casa, ad osservare il solito passaggio o la straordinarietà di uno straniero che vedranno per qualche secondo e mai più.

La notte porta ordine e cancella l’imperfezione.
Di notte ogni confine è cancellato perché il confine è la notte.
Di notte ogni città — grande o piccola — ha un confine: l’oscurità.
La notte rende bello un volto o rende una città di nuovo se stessa: quella vista da nessuno o solo da un occhio innocente.

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Martino Pietropoli
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Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com