Le Colonne di San Lorenzo, uno dei simboli della movida meneghina (foto Alessia Susani)

Colonne portanti

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3 min readMay 10, 2019

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San Lorenzo, una storia lunga 19 secoli

di Stefano Corrada

Milano capitale. Sì, ma dell’impero. E, ironia della sorte, fu proprio Roma che cedette il proprio potere alla Mediolanum del tempo. In quel secolo o poco più che va dal 286 al 402 d.C. la città infatti si ritrovò capitale dell’impero romano. L’imperatore Diocleziano divise il territorio dello stato di Roma in quattro parti chiamate tetrarchie, e Milano divenne capitale della porzione italica e nordafricana. Il sovrano del tempo fu Massimiano, detto “Erculeo”. Sua è la realizzazione tra il III e il IV secolo delle mura massimianee, del circo, del palazzo imperiale (in parte visibile nei resti di via Brisa) e delle terme erculee.

Ma com’era la Milano dell’epoca? Aveva un pianta tipica degli accampamenti militari romani, con due arterie principali (cardo e decumano) che si congiungevano nel centro cittadino, il Foro, corrispondente all’attuale piazza S. Sepolcro. Oltre che del potere materiale la città è stata in quegli anni il centro di quello spirituale: fu qui che nell’anno 313 l’imperatore Costantino promulgò l’editto che prese il suo nome (chiamato anche Editto di tolleranza) che consentiva libertà a tutti i culti religiosi, tra cui il culto cristiano.

Per toccare con mano e respirare il profumo dei fasti della Milano imperiale, bisogna andare poco oltre la Porta Ticinese, arrivando facilmente con il tram 3 o i bus 61 e 94. Ecco qui uno degli scorci più suggestivi della città, che i milanesi chiamavano “Contrada della Vetra” o “Vetra dei Cittadini”: il colonnato e la Basilica di San Lorenzo.

Queste opere monumentali si affacciano l’una all’altra, con immobile maestosità. Sedici colonne marmoree, sormontate da capitelli corinzi, erette probabilmente nel V secolo d.C., ma costituite da elementi recuperati da un edificio pubblico ignoto, risalente al II secolo d.C. A testimonianza di ciò, l’iscrizione all’estremità del colonnato, dell’imperatore Lucio Vero, risalente all’anno 167 d.C.

In quanto a bellezza e interesse non è da meno la basilica paleocristiana di San Lorenzo da cui le colonne hanno preso il nome. Anche parte di questa chiesa, che all’epoca era il maggiore edificio a pianta centrale dell’impero romano d’occidente, è stata costruita con materiale di recupero (per una sorta di sostenibilità ante litteram?), proveniente dalla dismissione dell’anfiteatro romano. Di quest’ultimo monumento rimangono tuttora dei resti visibili: sono nell’area dell’isolato composto dalle vie De Amicis, Arena e Conca del Naviglio, area che prende il nome di Parco Archeologico dell’Anfiteatro Romano. Costruito attorno al I secolo d.C., l’anfiteatro poteva ospitare 35mila spettatori ed era destinato agli spettacoli di gladiatori, lotte tra uomini e bestie feroci, ma anche pubbliche esecuzioni.

Per dantesco contrappasso, immersa in questo millenario passato, la modernità riemerge e prende prepotentemente forma nei negozi e nei locali adiacenti a questi monumenti imperiali. Tra i più noti lo storico bar Rattazzo, che da sessant’anni è celebre per il suo essere popolare nei prezzi e nei modi, o i locali trendy da happy hour come il Cheese, l’Iguana o l’Hora feliz. Quanti cocktail sono stati sorseggiati in questi locali e quanti all’aperto nella piazza “alle colonne” sono solo le colonne stesse a poterlo dire. Loro mute da secoli osservano i chiassosi e temporanei esseri viventi che si appoggiano ai loro piedi.

Articolo pubblicato su Linea Diretta, a cura di ATM S.p.A. Anno VI. Reg. Trib. Milano n. 193 del 13/4/2012. Direttore responsabile: Gaia Carretta. Foro Buonaparte, 61–20121 Milano

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