“Sono stata la prima donna in Italia a guidare la metropolitana, ma siamo ancora poche: ragazze, fatevi avanti”

Elena Lenti guida la metropolitana sulla linea M2 di Milano, ha 56 anni e si è messa al comando per la prima volta nel 1991: “Con i turni ci si organizza, questo è un bel lavoro. E non ci sono più neanche i commenti di chi si preoccupava di salire sul treno comandato da una donna”

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Lineadiretta ATM

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Articolo di Giuseppina Piano, pubblicato su “Repubblica” edizione Milano il 13 aprile 2021

D a trent’anni fa marciare la città sotterranea. E guidando un treno della metropolitana, la direzione del viaggio può essere sempre e solo in una direzione: in avanti. Elena Lenti si è messa alla guida per la prima volta nel 1991. Atm aveva bisogno di macchinisti per la nuova linea Gialla, lei fece il concorso, lei lo vinse. Oggi ha 56 anni, due figli all’università, un marito macchinista anche lui che l’ha preceduta in pensione. Di guidare il metrò non ha mai smesso ma è solo passata dalla M3 alla M2. Atm ha pensato a lei quando ha aperto la raccolta di candidature per 600 assunzioni quest’anno, è il suo uno dei volti della campagna di reclutamento anche perché le donne sono ancora solo l’8% del personale viaggiante e di stazione. Possibile? “Questo è davvero un bel lavoro. Perché siamo ancora oggi così poche? Non saprei. Quando sei sola nella tua cabina e trasporti, o meglio trasportavi prima del Covid, un migliaio di persone sul treno che stai guidando, ti senti una regina”.

La prima donna a guidare un treno del metrò in Italia. Cosa le disse suo padre?

“Anche mio padre lavorava in Atm, come trabattellista (i manutentori delle linee aeree dei tram, ndr). Era contento per me, era orgoglioso, ma non credeva che ce l’avrei fatta con i turni. E invece: sono ancora qui, da 30 anni. E tre anni ancora alla pensione”.

E i suoi colleghi uomini cosa le dicevano?

“Quelli del corso per macchinisti mi spronavano. Ero un po’ la loro mascotte. Ma io ci sono arrivata per caso a questo lavoro: lavoravo in uno studio legale e mi sono licenziata, così sono finita ad Atm. Mai avrei pensato di fare la macchinista però”.

Immagino che per i viaggiatori fosse una novità vederla.

“All’inizio trovavano strano che ci fosse una donna. Sa io stata assunta nel 1987 come tranviere, manetta diciamo noi. All’epoca ero la terza donna a guidare un tram in Atm, sui bus c’era una sola collega. Quattro in tutto. Quello che dava fastidio era che fossero le donne a dirmi “stai a casa a fare la calzetta”. Ricordo una signora che una volta mi disse: “Cosa fai qua a rubare il lavoro agli uomini?”. E poi i ragazzi che ti prendevano un po’ in giro ma con il sorriso. Nel 1991 sono passata in metrò e lì nessuno ti vede. Solo una volta ricordo dei giovani che quando hanno visto che dalla cabina usciva un collega ed entravo io, nel cambio turno in stazione, sono scesi dicendo “ma guida una donna, aspettiamo l’altro”.

E adesso?

“Ormai nessuno ti guarda più. Va bene così”.

Come ha visto cambiare la Milano che ogni giorno si muove sottoterra, guardando sullo specchietto alle fermate?

“La gente che usa i mezzi pubblici è sicuramente aumentata. Ed è, o meglio era prima di questo maledetto periodo del Covid, tutto più frenetico. Una volta partivi da Gessate e arrivavi a Gobba quasi da sola. Ormai già a Gorgonzola il treno è pieno. Oppure alla sera c’era molto meno gente, un po’ il sabato e poi basta. Prima del Covid invece c’erano i passeggeri della movida”.

Oggi quante donne siete a guidare i mezzi pubblici?

“Sui mezzi di superficie tante. Non siamo ancora abbastanza in metrò invece: sulla linea 2 siamo in due, sulla 1 sei o sette. Mi spiace perché è un bel lavoro. E con i turni se ti vuoi fare una famiglia puoi gestirla tranquillamente: io e mio marito ci siamo riusciti benissimo”.

Perché è considerato nonostante tutto un lavoro da uomini? Non è un lavoro di fatica ad esempio.

“Onestamente non lo so. Ci vuole molta attenzione e molta preparazione, nei casi di emergenza devi sapere come muoverti. Ma non c’è nessuna richiesta di forza fisica o altro, quello che serve sapere di elettrotecnica si può imparare e ormai i mezzi sono davvero sicuri”.

Quando erano piccoli i suoi figli cosa dicevano della mamma che guida la metropolitana?

“I miei figli ne erano orgogliosi. C’erano degli amici che gli chiedevano se gli potevo far fare un giro a vedere la cabina della metropolitana, beh come a me oggi piacerebbe andare a fare un giro nella cabina di un Frecciarossa. In effetti i motori mi sono sempre piaciuti”.

Cosa dice alle donne che cercano un lavoro?

“Pensate anche a questo lavoro, soprattutto se vi piace guidare. A proposito, non credo di svelare un segreto quando dico che ci sono anche uomini imbranatissimi a guidare l’auto”.

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Da 90 anni, Milano è la nostra missione. Questo è il profilo su Medium dell’Azienda Trasporti Milanesi.