Discover Gingerly: Gold Mass, la fisica acustica incontra la musica

Federica Carlino
listengingerly
Published in
5 min readOct 30, 2018

Per fan di Bjork, Depeche Mode, Mogwai.

Gold Mass, Photo by Giuseppe Flavio Pagano

Per fare musica basta volerlo, perché quando si ha un’idea precisa di cosa si vuole fare, anche un semplice esordio si trasforma nel lavoro di un musicista navigato. È stato così per Emanuela Ligarò, in arte Gold Mass, l’artista che vi presento oggi per Discover Gingerly. Emanuela ha pubblicato qualche settimana fa un brano, “Happiness In a Way”, per presentare il suo debutto da cantautrice, che si è finanziata da sola grazie ad un proficuo impiego da Fisica. L’album da cui è tratto, che uscirà nei prossimi mesi, è stato prodotto da Paul Savage (Mogwai, Franz Ferdinand, Arab strap), il quale si è innamorato del progetto dopo aver ascoltato alcuni demo per e-mail. Ma lascio che a spiegarvi tutto sia proprio Emanuela.

Intanto, come al solito, premete “play”.

You can read the English translation of this article here.

“Happiness in a Way” — Gold Mass

Perché questo nome d’arte, Gold Mass?
— Il nome Gold Mass è stata la mia unica scelta nel momento in cui ho pensato che avrei dovuto cercare un nome d’arte e me lo sono sentita addosso da subito. Gold Mass indica un’attenzione verso l’essenza, un ritorno alla sostanza vera e pura delle cose, al nucleo. Ho voluto che avesse un riferimento alla fisica ed alla materia, come anche il titolo dell’album ‘Transitions’, in rimando alla mia formazione scientifica universitaria. Gold Mass allude anche a qualcosa di prezioso che viene tenuto nascosto ai più ed è visibile solamente a coloro che riescono ad andare oltre la superficie delle cose.

Quando hai iniziato a suonare?
— Quando ero una bambina, ho studiato pianoforte classico per molti anni.

Prima di questo progetto ne hai avuti altri?
— No, il mio è un esordio vero e proprio. E’ la prima volta che scrivo musica con un intento professionale ed ho lavorato al massimo delle mie capacità affinché il risultato apparisse tutto fuorché un debutto. Non ho mai trovato interessante fare parte di formazioni in cui si suonasse la musica di altri perché non è in verità facile appassionarsi a qualcosa che non hai creato, né tanto meno ho fatto parte di gruppi cover. Quello che mi ha sempre interessato ed appagato è scrivere musica mia.

Sei laureata in fisica e ti occupi di acustica, passando il tuo tempo in laboratorio a fare misure e simulazioni virtuali. Quanto del tuo lavoro e dei tuoi studi ti ha aiutato a comporre le tue canzoni e in che modo queste tue due passioni si incrociano?
— Sempre di frequenze e suono si parla, non vado troppo lontana da lì. Avere consapevolezza di quello che si sta facendo è sempre molto utile. Sicuramente posso dire anche che il lavoro mi sta aiutando a finanziare il mio progetto e a renderlo completamente indipendente e libero da qualsiasi influenza. Poter contare solo sulle proprie forze economiche che derivano dal lavoro che fai, è una sensazione di soddisfazione molto forte.

Hai registrato il tuo album con Paul Savage. Come vi siete conosciuti e com’è nata questa collaborazione?
— Paul Savage si è innamorato del mio progetto dopo aver ascoltato alcune demo che avevo inviato per mail. Non pensavo mi avrebbe risposto, perché io non ho contatti o conoscenze particolari ed è stato molto gratificante. Quello che ho fatto è stato cercare online tracce che mi permettessero di raggiungere e scrivere ai produttori che avevano lavorato ad album che adoro. Se sai veramente cosa stai cercando, su internet trovi le informazioni di cui hai bisogno. A loro o ai loro manager, ho inviato la mia musica ed atteso risposta, tutto qui. Per come sono fatta, l’unica via per presentarmi era attraverso la mia musica, ho messo quella davanti a tutto.

Cosa o chi ti ha ispirato il testo di “Happiness in a Way”?
— Un momento particolare che stavo vivendo, messo a fuoco in un pomeriggio di quiete. Happiness in a way parla di tutte quelle piccole cose che ci fanno stare bene, un niente che ci ricorda chi siamo, il suono del pianoforte di quando ero bambina. Anche quella è felicità. Il pezzo è tremendamente malinconico, perché è la felicità stessa ad esserlo.

Scrivi solo in inglese o hai anche qualche canzone in italiano nel cassetto?
— In passato ho scritto pezzi in italiano, che erano vicini alla nostra tradizione cantautoriale. Ora sono distante dal quel genere e canto con piacere in inglese perché è la lingua che più sento adattarsi al lavoro che propongo. Il suono è completamente diverso, così come la metrica. Non credo che abbandonerò l’inglese per i prossimi lavori anche perché è giusto mantenere una coerenza di progetto.

Tra gli altri produttori interessati al tuo progetto c’erano Luke Alexander Smith (Foals, Depeche Mode), John Hughes di Chicago, Marc Urselli di New York (Lou Reed, Mike Patton, Nick Cave, John Zorn) ed Howie B (Björk, U2, Tricky). Perché la tua scelta è finita proprio su Paul Savage?
— Si è mostrato subito molto reattivo e la nostra prima telefonata ha da subito reso evidente che c’erano tutte le premesse per un bellissimo clima di lavoro ed una meravigliosa collaborazione. Savage è una persona estremamente sensibile e creativa, considero un privilegio aver potuto lavorare con lui.

Cosa rappresenta la copertina del singolo?
— Rappresenta il mio stato d’animo. A me dà l’idea di fotografare il lato emotivo della realtà piuttosto che quello esteriore e manifesto. C’è molta inquietudine in quello scatto. La posizione è quella di una specie di inchino con cui ho voluto presentare me, il mio progetto ed il mio modo di vedere le cose.

Quando usciranno gli altri brani?
— Usciranno presto e serviranno a lanciare l’uscita dell’album che è prevista in primavera.

Puoi darmi qualche anticipazione? (titoli, tematiche, sound ecc.)
— Non vorrei svelare troppo, perché aspettare in effetti è anche una bella cosa. Posso dire però che le tematiche sono quelle che mi stanno più a cuore ossia le proprie tensioni ed i propri stati d’animo, sono riflessioni intime che condivido con l’intento di capirle meglio ed esorcizzarle. Il sound dell’album è incentrato sulla voce, che ho cercato di mantenere intensa e naturale, e sui suoni scuri che restituiscono un’atmosfera cupa ed intima. Me stessa.

Mi puoi consigliare altri tre artisti emergenti che secondo te meritano di essere scoperti e ascoltati attentamente?
— Posso sicuramente indicare i Campos ed Erio, che stimo entrambi moltissimo ma che ormai non considero più artisti emergenti. Un altro nome che posso fare è Carlo Castagna, in arte Jude, un musicista raffinato che conosco personalmente e che sta lavorando ad un bellissimo EP intitolato Shout in collaborazione con Lemonade, una cantante di origine coreana che vive a San Francisco. Al momento è uscito il primo singolo dal titolo A few minutes ed attendo con impazienza il resto della pubblicazione.

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Federica Carlino
listengingerly

freelance music journalist and passionate music supervisor