Discover Gingerly: Il mondo infinitamente dinamico ed eclettico di Genesis Owusu

Per fan di Prince, Kendrick Lamar e Kanye West.

Federica Carlino
listengingerly
8 min readApr 29, 2021

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Qualche settimana fa, tenendo traccia delle solite innumerevoli nuove uscite settimanali, sono stata completamente folgorata da una canzone e dalla copertina corrispondente. La canzone si intitolava Gold Chains ed era accompagnata dal ritratto di un ragazzo nero con il viso fasciato e un sorriso appena visibile, con denti d’oro brillante; le eloquenti parole del ritornello, “when it looks so gold, but it feels so cold inside these chains”, sono state solo l’inizio di un viaggio attraverso i quindici capitoli dell’avvincente album di debutto di Genesis Owusu, Smiling With No Teeth.

Kofi Owusu-Ansah — questo il suo vero nome — è un appassionato e poliedrico musicista di 23 anni nato in Ghana e cresciuto a Canberra, in Australia. Il suo amore per la musica deriva sicuramente dalla famiglia: la madre è leader di un coro gospel, il padre è un ascoltatore entusiasta dal gusto parecchio eclettico, mentre il fratello maggiore, Kojo, si è fatto conoscere come rapper con il nome d’arte Citizen Kay. Ed è stato proprio quest’ultimo, un giorno, mentre creava un beat nello studio di famiglia convertito in studio di registrazione casalingo, a proporre a Kofi di scrivere il suo primo verso. Fortunatamente per noi, alla fine quel verso è diventato il primo di una lunga serie, che racconta la storia di un ragazzo costretto a battersi contro razzismo e depressione. Ma lascio che sia Genesis a spiegarci meglio il suo percorso: come sempre, prima di immergervi nella lettura dell’intervista, vi invito ad ascoltare attentamente!

— Vorrei iniziare col dirti che sono davvero felice tu mi abbia concesso questa intervista, perché il tuo album è il mio preferito del 2021 fino ad ora! È profondo, sfaccettato, scritto e prodotto in modo incredibile, ed è il primo capitolo ufficiale di una carriera che sono sicura sarà in continua evoluzione.

Ti ringrazio molto, sono felice che il mio lavoro ti abbia colpito!

- Innanzitutto come stai e come hai affrontato questa situazione di emergenza pandemica?

Ho fatto un album! Esattamente come tutti gli altri, l’anno scorso la pandemia mi ha precluso molte opportunità, ma vedendo il lato positivo mi ha dato anche abbastanza tempo e spazio per riflettere su me stesso e realizzare questo album. E grazie a questo, ora ci troviamo qui a parlarne. L’Australia sta gestendo abbastanza bene la pandemia e molte attività sono ripartite, quindi attualmente sono in tour e sto suonando in giro per il paese.

- Come e quando hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a fare musica per puro hobby nel 2012, con mio fratello maggiore. Lui faceva musica da un po’ e aveva trasformato lo studio di famiglia nel suo studio personale.

- Quali strumenti suoni e come scrivi solitamente le tue canzoni?

Non suono molto bene nessuno strumento, quindi la mia musica è sempre un processo collaborativo. Mi piace lavorare con molte persone diverse e approfondire nuovi mondi e spazi sonori a cui non sono mai stato esposto, per poi vedere cosa ne viene fuori.

- Ho letto che ti sei trasferito dal Ghana in Australia quando eri bambino. Come ti ha fatto sentire questo cambiamento e quali sono state le prime differenze culturali che ti hanno colpito?

La differenza principale era che io ero nero e tutti gli altri erano bianchi. Intendo proprio tutti. Le persone intorno a me non sapevano come reagire e spesso venivo percepito come una novità o come una minaccia. Ma questo mi ha insegnato ad essere pienamente me stesso.

- Da bambino scrivevi racconti brevi. Qualcuno di essi è diventato una canzone successivamente?

Uno sì, si chiamava Grime Squad. Una bella merda ahah. Sono abbastanza sicuro di averlo cancellato ovunque. Dopo aver iniziato a scrivere racconti e prima di iniziare a scrivere musica, ho scritto poesie, molte delle quali sono poi diventate canzoni. Il titolo dell’album, Smiling With No Teeth, deriva da una poesia che ho scritto anni fa.

- Ricordi quali sono stati i primissimi dischi che hai amato come ascoltatore e quelli che ti hanno ispirato a diventare un musicista? E in che modo lo hanno fatto?

Ho adorato tutti gli album di Kanye e Lupe Fiasco. Ray Charles, Jimi Hendrix, anche Miles Davis. Mio fratello mi ha ispirato a diventare un musicista, ma tutti questi artisti hanno ispirato il tipo di musicista che volevo essere. Diverso, eclettico, non categorizzabile.

- Anche tuo fratello è un grande musicista! Se non sbaglio, ha anche prodotto il tuo EP. Come lavorate insieme e in che modo vi influenzate a vicenda?

Mio fratello e io ci ispiriamo reciprocamente ad essere la migliore versione di noi stessi. Abbiamo fatto molta musica insieme quando ero più piccolo: ogni volta che ci mettevamo a lavorare su una canzone, cercavamo entrambi di scrivere il verso migliore. Questa sana competizione ha davvero affinato il nostro modo di creare.

- Per quanto riguarda il tuo EP, ho supposto ci fosse l’influenza di To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar nella canzone Tremendous: The Devil’s Soliloquy. Come hai scritto quel testo?

In realtà ho scritto quella traccia prima che uscisse To Pimp A Butterfly. Quella era una delle poesie di cui parlavo in precedenza, che poi è diventata una traccia.

- Perché ritieni che le tue canzoni precedenti siano in qualche modo meno autentiche rispetto a Smiling With No Teeth?

Mi sento un artista che ha molto da condividere. Ogni volta che pubblico qualcosa, voglio che sia una buona rappresentazione di me, ma è davvero difficile adattare tutto ciò che voglio trasmettere in un singolo. Tutto quello che ho fatto prima di Smiling With No Teeth sono stati singoli e brevi EP. Le canzoni, di per sé stesse, non erano necessariamente meno autentiche, avevo semplicemente bisogno del formato di un album per esprimermi al massimo delle mie capacità, cosa che prima di SWNT non avevo potuto fare.

- Come hai iniziato a lavorare a Smiling With No Teeth? Puoi descrivere il processo che c’è stato dietro e come hai costruito l’atmosfera sonora e l’idea centrale?

Dal punto di vista strumentale, abbiamo creato l’album all’incirca in 6 giorni. Il mio manager, Andrew Klippel, aveva organizzato questa band di musicisti fantastici (Kirin J Callinan alla chitarra, Touch Sensitive al basso, Julian Sudek alla batteria e il mio manager, Andrew, alle tastiere). Siamo entrati in un piccolo studio angusto e abbiamo suonato per 10 ore al giorno, per 6 giorni consecutivi. Ogni canzone dell’album, a parte Black Dogs! e Easy, è venuta fuori da queste jam session. Poi le abbiamo portate tutte in un altro studio e le abbiamo arrangiate correttamente, aggiungendo produzioni più elaborate e migliorando le voci insieme al mio amico Dave Hammer. L’intero procedimento, dall’inizio alla fine, è durato circa un anno.

Concettualmente parlando, volevo che l’album mi servisse da catarsi. Volevo esprimere tutto ciò che non potevo esprimere nei singoli. Ho iniziato a sfogarmi sulla depressione e il razzismo. Avevo sentito parlare del termine “cane nero” come eufemismo per la depressione, ma ero anche stato chiamato cane nero come insulto razziale, quindi ho pensato fosse interessante che queste due parole comprendessero entrambe le cose di cui volevo parlare . Più scrivevo, più il concetto mi diventava più chiaro e più questi personaggi di Black Dogs hanno trovato il loro posto nell’album.

- Come hai conosciuto Andrew Klippel e Dave Hammer?

Ho conosciuto Dave tramite Andrew ed è stato una grande risorsa per l’album, perché gli ha davvero conferito l’energia di cui aveva bisogno, grazie al missaggio e alla co-produzione. Ho incontrato Andrew anni fa, nel 2016. Sua moglie mi ha trovato su Instagram e lui mi ha mandato un’e-mail per presentarmi la sua etichetta discografica. Non sono molto bravo a controllare le mie e-mail, quindi gli ho praticamente fatto ghosting per un sacco di tempo. Qualche mese dopo, mi è stato dato lo slot di apertura di un festival locale chiamato Groovin ‘The Moo. Il festival era esaurito, ma io ero nella fascia oraria mattutina, quella a cui nessuno va. Proprio mentre stavo per salire sul palco, quest’uomo e la sua famiglia sono venuti da me nel backstage con un pass VIP, e ho scoperto che si trattava di Andrew. Aveva ottenuto i pass VIP per la sua famiglia ed era venuto da Sydney a Canberra (3 ore e mezza di auto) solo per vedere il mio set delle 11 del mattino. Poi è tornato subito a casa, senza nemmeno vedere nessun altro al festival. Dopodiché, ho iniziato a rispondere alle sue e-mail e da allora lavoriamo insieme.

- Hai astutamente parlato di razzismo e depressione rappresentandoli come cani neri. Come li hai affrontati nella tua vita e come sei riusciuto a raggiungere la libertà di essere finalmente orgoglioso della tua identità e dei tuoi sentimenti?

Sono sempre stato orgoglioso di chi sono. Mi è stato molto utile riconoscere che queste cose sono questioni separate dalla mia identità e non sono parte di me.

- Qual è stata la canzone più difficile da scrivere e quale la più semplice?

Nessuna delle canzoni che ho scritto con difficoltà è finita nell’album. Ho sempre la sensazione che le canzoni che escono con immediatezza siano le mie migliori. Ho critto No Looking Back molto velocemente, e poi ci abbiamo lavorato per giorni e giorni, ma poi abbiamo finito per riportarla a come l’avevo scritto originariamente, perché ciò che viene naturale finisce sempre per essere la versione migliore.

- Ma sbaglio o c’è una piccola citazione di 6 Summers by Anderson Paak in I Don’t See Colour? :)

Sì! Aspettavo che qualcuno se ne accorgesse.

- Quando hai scritto A Song About Fishing?

Era un freestyle nato durante le jam session con la band. Avevamo creato così tanta musica, in così tanti generi diversi, che Kirin (il chitarrista) un giorno per scherzo ha detto “perché non fai una canzone sulla pesca?”. Glielo puoi sentire dire all’inizio del brano. È venuta di getto, questa traccia, ma in seguito ho modificato alcune parti del testo qua e là e da freestyle scherzoso è diventata una parabola sulla perseveranza in circostanze terribili.

-Chi è il “tu” a cui fai ritorni in Bye Bye?

Il Cane Nero. Per me era importante riconoscere che il viaggio è un ciclo non lineare, e non una semplice storia che va da A a B con un finale hollywoodiano.

- Ultima domanda, puoi suggerirmi tre artisti emergenti che ritieni degni di essere ascoltati attentamente?

Tre artisti australiani che sto amando molto ultimamente, sono Agung Mango, Ryan Fennis e Pookie.

Fine! Non vedo l’ora di avere la possibilità di vederti dal vivo a Milano un giorno, spero più prima che poi!

Ti ringrazio molto e speriamo di vederci presto!

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Federica Carlino
listengingerly

freelance music journalist and passionate music supervisor