Discover Gingerly: Rodrigo Amarante e il suo nuovo album Drama

Federica Carlino
listengingerly
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5 min readAug 19, 2021

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Lo scorso 16 luglio Rodrigo Amarante ha pubblicato il suo nuovo album, Drama, il seguito del suo album di debutto Cavalo, uscito nel 2014. Contrariamente a quanto si potrebbe già pensare, non è stato l’ennesimo risultato del lockdown del 2020. Amarante ha iniziato a lavorarci nel 2018, durante una session insieme agli altri membri della sua band, “Lucky” Paul Taylor, Todd Dahlhoff e Andres Renteria. Quindi, ha continuato a scrivere e registrare per tutto il 2019, prendendo vecchie canzoni dall’armadio e creandone di nuove, finché, quando a Los Angeles è scattato il fatidico lockdown, non si è ritrovato isolato, come il resto di noi, e ha deciso di aggiungere alcune sovraincisioni per poi realizzare il mixing con l’aiuto a distanza di Noah Georgeson. Questa è stata l’evoluzione pratica di Drama, mentre per la parte artistica ho avuto l’occasione di fargli alcune domande, di cui qui sotto potete leggere le risposte, in alcuni casi rimaste in sospeso per dare agli ascoltatori il compito di dare una propria interpretazione.

- Ciao Rodrigo e grazie per avermi concesso questa intervista. Come va?

Sto bene, grazie. E grazie per l’interessamento.

- Come stai vivendo queste giornate estive post lockdown?

Le cose non sono normali qui, c’è di nuovo l’obbligo di indossare la mascherina e i casi stanno aumentando di nuovo perché tantissime persone non vogliono il vaccino, quindi sono ancora in relativo isolamento. Ma sto facendo surf e questo aiuta la mia sanità mentale.

- Hai avuto la possibilità di tornare in Brasile quest’anno?

No

- Parliamo del tuo meraviglioso nuovo album, Drama. Innanzitutto, cosa rappresenta la copertina?

È un’opera astratta, non rappresenta una cosa in particolare. Rappresenta tutto ciò che ci si vuole vedere dentro. Io ci vedo una dualità, un recipiente a forma di nave e una struttura architettonica in cima che mi sembra un ricordo, la costruzione dei nostri miti e racconti, scavati e trattenuti da una forza magnetica. Ma ci si potrebbe vedere anche un ippopotamo che mangia un’anguria o il primo dente caduto, un viaggio in Giamaica… non è un enigma, quindi non c’è una sola risposta.

- Hai detto che Drama rappresenta l’idea di indossare abiti eleganti o casual solo per nascondersi, e che è uno strumento per guardare dietro i solchi di una maschera. Puoi dirmi di più su questo concetto?

Quello che ho detto non è proprio questo. Stavo usando i vestiti come metafora per illustrare il paradosso che essere nudi, o vestiti in modo molto semplice, potrebbe essere un modo per nascondere le proprie intenzioni, mentre vestirsi non ha niente a che fare con l’essere eleganti o meno — colorati, stravaganti, truccati — ma potrebbe essere inteso come un modo per rivelarsi, perché mette in primo piano le fantasie e le intenzioni. Ma questo è solo qualcosa che ho detto da qualche parte per illustrare il paradosso che si avvicina all’idea di Drama: che la ricerca di una vera espressione, qualcosa che rappresenti la purezza dell’anima, suona un po’ ingenua e nasconde il pregiudizio e l’intenzione che tutti abbiamo, considerando che le nostre voci sono un amalgama delle voci che abbiamo sentito nel corso delle nostre vite, soprattutto all’inizio. Drama è l’esercizio di entrare dentro queste voci, ascoltare ciò che hanno da dire, indossarle come fossero maschere per trovare la musica. In questo senso la nostra voce, che cresciamo convinti sia l’unica cosa a rimanere pura, perché è emersa da noi nella sua unicità ed è direttamente collegata all’anima, io la tratto come un costrutto, una risonanza. Quindi, come metodo, invece di girare su me stesso alla ricerca della pura espressione, in questo album rievoco queste voci come se non fossero mie, indossando le maschere che ho fabbricato quando mi stavo inventando da essere adulto, fingendo di essere maturo, per sentire queste voci, rintracciarle, per ricreare questo teatro che sono io. Alla fine, è sempre una ricerca di sé, ma mascherata, come indossare una maschera guardandosi allo specchio.

- Cosa hai scoperto di te stesso durante la registrazione?

Che la mia voce è fatta di echi delle voci che ho ascoltato durante la mia crescita, che la memoria è un libro da colorare e che recitare è un modo per trovare sé stessi. Mi ha permesso di ricordare che la maschera fa una cosa divertente e utile allo specchio.

- Puoi farmi una piccola introduzione per ogni canzone?

Non ho niente da dire per introdurre ogni canzone, non dovrebbero aver bisogno di presentazione. Onestamente, trovo pesanti questo tipo di domande: a meno che non ci sia una domanda specifica, non ne vedo il senso, non so cosa dire… Hanno già abbastanza significato da sole, forse anche troppo.

- C’è una traccia a cui sei più legato?

Non capisco cosa intendi con l’essere legato a una canzone. Una volta uscite non sono più mie.

- Come la maggior parte degli italiani, ti ho conosciuto per la prima volta grazie a Tuyo, la fantastica sigla di apertura che hai creato per Narcos. Puoi dirmi come sei entrato nel progetto per la prima volta?

Al creatore della serie sono piaciuti i miei dischi e mi ha contattato. Mi è stata data solo una sceneggiatura e mi è piaciuto che non ci fosse ancora nulla di filmato, così ho potuto creare un mio mondo attorno al testo, creare la scena che mi ha portato a scrivere la canzone.

- Di quanto è aumentato il tuo pubblico grazie a Narcos?

Non lo so, è un grande successo, quindi molte persone hanno scoperto i miei album grazie a quello, ma non ne ho idea.

- Hai lavorato ad altri programmi televisivi di recente?

No.

- Quali programmi TV, film e colonne sonore ti sono piaciuti ultimamente?

Mi è piaciuto molto il nuovo film di Azazel Jacobs, French Exit.

- Un disco speciale che porteresti sicuramente con te sulla mitica isola deserta? Come mai?

Sarebbe 4'33 di John Cage, perché sarebbe un promemoria per vivere il momento e ascoltare ciò che mi circonda.

- Ultima domanda, puoi suggerirmi tre artisti emergenti che ritieni degni di essere ascoltati attentamente?

Chris Cohen, Cornelia Murr e Marina Allen.

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Federica Carlino
listengingerly

freelance music journalist and passionate music supervisor