Al Museo di Caporetto per scoprire davvero il fronte isontino

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4 min readOct 15, 2021
Fonte: www.slovenia.info, foto di Boris Pretnar

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

L’intero secondo piano del Museo di Caporetto, a Kobarid, è dedicato alla Dodicesima battaglia dell’Isonzo, anche nota con il nome di Battaglia di Caporetto. Non è difficile capire il perché di tanta attenzione: questa battaglia, costituita da una serie di durissimi combattimenti che si protrassero dal 24 ottobre al 12 novembre 1917, mise fine alla lunghissima guerra di posizione che aveva visto l’esercito italiano da una parte, e quello austroungarico e tedesco dall’altra, fronteggiarsi lungo il fronte isontino per ben 29 mesi.

Dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria nel maggio 1915, si aprì infatti il fronte italiano, che nella porzione orientale comprendeva le frontiere alpine e la regione del Carso. Con il primo sbalzo offensivo, eseguito alla fine del maggio 1915, le truppe italiane riuscirono a conquistare diverse posizioni, fra cui Caporetto, la zona fra l’Isonzo e lo Judrio, Cervignano del Friuli e Grado. Nel giugno seguente poi, durante la Prima battaglia dell’Isonzo, occuparono parte del Monte Nero (Krn in sloveno) e Tolmin.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

Furono conquiste pagate a carissimo prezzo però. Le truppe austro-ungariche potevano sfruttare i rilievi e le zone montuose come linee di difesa naturali, perciò detenevano posizioni estremamente vantaggiose, difendibili con poche truppe. Inoltre la visione della guerra del generale e capo di stato maggiore dell’esercito italiano Luigi Cadorna, a sua volta figlio del generale Raffaele Cadorna che aveva partecipato alla prima guerra di indipendenza italiana del 1848, era obsoleta.

Basata quasi completamente sull’attacco frontale, era rigida e inadatta a fare fronte ai profondi cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie belliche. Già la Seconda battaglia dell’Isonzo, infatti, fu devastante per gli italiani, che a causa delle tattiche obsolete del comando furono decimate, con 42mila vittime tra morti e feriti. Eppure Cadorna continuò a puntare sugli assalti frontali a oltranza, anche se le circostanze dimostrarono più volte la loro inadeguatezza contro linee difensive (quelle austro-ungariche) munitissime di uomini e armi.

Fonte: Wikipedia, immagine di Pubblico dominio

E durante la Battaglia di Caporetto un colpo decisivo alle truppe italiane, estremamente provate dai lunghi mesi di conflitto e dalle consistenti perdite, lo diedero i reparti d’élite tedeschi arrivati a dare man forte all’esercito austro-ungarico. Questi, guidati dallo stesso Erwin Rommel che qualche anno dopo si sarebbe guadagnato il soprannome di “Volpe del deserto”, si infiltrarono oltre le linee nemiche per poi colpirle alle spalle.

La cosiddetta Sala nera del Museo di Caporetto, una delle tappe principali del Walk of Peace, è dedicata a illustrare la guerra di posizione sull’Isonzo, terribile per tutti i soldati coinvolti. Tra fotografie, reperti come la porta d’ingresso di una prigione militare italiana o pagine di diari e lettere, questa parte della mostra permanente del Kobariški muzej esprime con grande forza l’inimmaginabile fatica e la disperazione delle truppe, in gran parte costituite da ragazzi e uomini giovanissimi senza alcuna esperienza di guerra alle spalle e mandati a combattere quell’orribile, devastante guerra che in molti, anni dopo, definirono “immane tragedia”.

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it/

Il secondo piano del Museo di Caporetto, invece, è appunto dedicato alla Dodicesima battaglia dell’Isonzo, anche nota in Italia come la disfatta di Caporetto. Questa parte della mostra permanente comprende un plastico di 27 metri quadrati raffigurante l’Alto Isonzo che mostra la portata di questa operazione imponente, anche grazie a grandi mappe geografiche che invece riportano gli schieramenti e gli spostamenti delle unità combattenti.

Anche in questa parte del museo le fotografie sono molte, e si possono vedere immagini dei preparativi ma anche dei primi giorni della battaglia; alcune furono fatte sulla piana di Bovec e durante l’attacco lanciato dai tedeschi con le mine a gas contro le unità della brigata Friuli, altre immortalano l’avanzata della dodicesima divisione salesiana da Tolmin a Caporetto e l’unità guidata da Erwin Rommel alla conquista della cima del Matajur (1642 m).

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it/

Il Walk of Peace è un’idea di viaggio ricchissima di significato, che svolge un importante ruolo di memoria storica e insegnamento del valore della pace. E il Museo di Caporetto, partner fondatore del Walk of Peace e sua tappa di immenso valore, permette di calarsi, almeno in parte, nella terribile realtà che centinaia di migliaia di uomini dovettero affrontare durante la Grande Guerra in questa parte di mondo. È un museo dal quale non si può che uscire arricchiti, di nuove conoscenze e di una nuova consapevolezza.

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