Nella vecchia miniera di Idrija per ricordare la fatica dei minatori
di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Lavorare è fatica (ecco perché esistono le vacanze). Ma alcuni lavori sono senz’altro più faticosi di altri. Ad esempio lavorare in miniera, tra i mestieri più duri, sfiancanti e pericolosi che esistano al mondo. Nei secoli, i minatori hanno dato un contributo fondamentale alla prosperità e al progresso dell’umanità: pensiamo solo ai minatori italiani che dal Belgio mandavano generose rimesse ai paesi delle campagne italiane; ai minatori inglese, che inventarono uno dei primi sindacati della storia, e furono tra gli artefici della rivoluzione industriale; ai minatori di opale, che hanno fatto grande l’Australia.
Una delle testimonianze più straordinarie di quanto in passato sia stato importante il lavoro dei minatori lo offre la Galleria di Antonio di Idrija. A Idrija, com’è noto, per molti secoli è stata attiva la seconda miniera di mercurio più grande del mondo. Mercurio che, nel XVI secolo, veniva spedito oltreoceano, in Perù e Messico, per l’estrazione di quei metalli preziosi che costarono infiniti dolori e sofferenze agli indios, e che furono fondamentali per il decollo del capitalismo europeo.
Addentrarsi nella Galleria di Antonio significa attivare una macchina del tempo e teletrasportarsi nel duro mondo dei minatori di Idrija, in quegli stessi cunicoli e quelle stesse profondità alle quali, ogni giorno si calavano centinaia di uomini per ore e ore di lavoro in un ambiente a dir poco avverso. Certo, oggi l’aria non è piena della polvere sollevata dagli scavi; la temperatura è fresca, sempre intorno ai 13°; e soprattutto, oggi laggiù non si scende più per lavorare ed estrarre il mercurio.
Eppure, la consapevolezza di essere sottoterra, in un ambiente completamente innaturale per gli esseri umani, al buio, senza la minima luce naturale, c’è tutta. Ed ecco perché andare a scoprire la parte ancora visitabile della miniera di mercurio di Idrija è un’esperienza da non perdere: perché offre davvero la possibilità di avvicinarsi fisicamente a un pezzo di storia importantissimo per l’umanità.
La Galleria di Antonio, attraverso la quale si accede alla parte ancora visitabile della miniera, venne scavata nel XVI secolo. La visita dura un’ora e mezza e permette di percorrere 1200 metri nella miniera, raggiungendo la profondità massima di 96 metri sotto la superficie. Guardando le pareti irregolari della galleria, il loro colore scuro, si ha davvero la sensazione corretta, cioè quella di trovarsi nelle viscere della terra. Difficile non provare autentica meraviglia, e anche non poca soggezione, al pensiero che un tempo la miniera di Idrija comprendesse ben 700 chilometri di gallerie. E che nel 1977 quelle più profonde arrivassero fino a 382 metri sottoterra.
Chiunque abbia avuto un famigliare che abbia fatto il minatore sa benissimo che scendere in una miniera dismessa oggi non ha nulla a che vedere con le vere condizioni in cui si lavorava quando l’estrazione funzionava ancora. Eppure visitare un luogo come la Galleria di Antonio a Idrija, è una cosa che bisognerebbe fare almeno una volta. Perché senza il lavoro dei minatori, un’infinità di innovazioni e cambiamenti epocali non sarebbe mai stata possibile.
E d’altra parte, anche oggi nel mondo tantissime persone fanno ancora questo lavoro. È uno di quei capitoli della storia umana che non si può davvero non conoscere. E pochi luoghi sono migliori di Idrija per farlo. In questa cittadina circondata dai boschi e dalle Alpi, per secoli, è stato attivo uno dei due maggiori poli di estrazione ed esportazione di mercurio di tutto il mondo. E la sua storia, così come il suo patrimonio architettonico e culturale, ne portano ancora i segni.
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