Rifugi e monumenti ad alta quota, l’eredità di Jakob Aljaž fra le Alpi Giulie
di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
I paesaggi di montagna sono così belli e maestosi che spesso ci fanno sentire davvero piccoli nell’universo. È ciò che accade anche di fronte alle magnifiche Alpi Giulie, in Slovenia, in luoghi come il Parco nazionale del Triglav, a Idrija, Kranjska Gora o Bled. E proprio per questo non sorge spontaneo pensare alle persone che, nel corso del tempo, sono passate su quelle montagne. E che magari vi hanno lasciato le loro tracce, o hanno permesso che i posteri, compresi noi, potessero scoprirle.
Eppure questi personaggi ci sono, e hanno storie avvincenti alle spalle. È il caso di Jakob Aljaž, eclettico sloveno vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo e che in Slovenia è tuttora ricordato con affetto e riconoscenza. La sua storia è quella di un uomo energico e di forti convinzioni, e la sua vita è strettamente legata alle Alpi Giulie. E in particolare al monte Triglav, il re di tutte le Alpi Giulie slovene, diventato (anche grazie ad Aljaž) il simbolo nazionale della Slovenia.
Aljaž nacque nel 1845 in un paesino a una decina di chilometri da Lubiana, Zavrh pod Šmarno Goro, e nella sua vita fu molte cose. Un sacerdote e un celebre compositore, cantante — e direttore — di coro, e alpinista. A lui si devono delle canzoni popolari che capita tuttora di sentire in Slovenia, ma pure la vera e propria nascita dell’alpinismo sloveno. Amante delle montagne sin da bambino, cominciò a scalarle ed esplorarle da giovane.
Era uno studente quando scalò il monte Blegoš, a Škofja Loka, e durante la permanenza nella sua prima parrocchia, a Tržič, fu la volta della Begunjščica (2.060 m), nelle Caravanche. La prima volta che salì sul Triglav, invece, aveva 42 anni. Intraprese la salita guidato dall’esperto Franc Skumavec, e pare che sia stata proprio quell’esperienza ad accendere in lui la voglia di reclamare il Triglav come la montagna degli sloveni.
Non a caso fu sua l’idea di innalzare una torre proprio sulla cima del Triglav, la famosa Torre Aljaž, che oggi è uno dei monumenti nazionali più amati in Slovenia (nonché il più alto). Oggi può sembrare un progetto bello ma semplice, tutto sommato, fatta salva la necessità di trasportare i materiali a 2864 metri d’altezza. In realtà implicò molti sforzi, e Aljaž dovette persino acquistare la cima della montagna dall’impero austro-ungarico per riuscire nel suo intento.
Ma non è tutto. Ad Aljaž dobbiamo anche vari rifugi tuttora attivi sulle Alpi Giulie. Su tutti lo splendido Rifugio Aljaž, nella valle di Vrata a Kranjska Gora, e il Rifugio Triglav sulla cima Kredarica (2515 metri), costruito nel 1896. Si racconta che Aljaž abbia deciso di costruirlo proprio in quel punto perché un giorno, scendendo dalla cima del Triglav, vide due camosci sulla Kredarica, e decise che quello era il posto giusto per un rifugio.
Il Rifugio Triglav è tuttora il più alto del Paese ed è stato ingrandito tre volte dalla sua costruzione, tanto che oggi può alloggiare anche più di 200 alpinisti alla volta! Nelle vicinanze si trovano, anch’essi voluti da Aljaž, la cappella dedicata a Nostra Signora delle Nevi e un altro magnifico rifugio, il Valentin Stanič, proprio sotto la cima Begunje (a 2460 metri di altezza).
L’alpinismo sulle Alpi Giulie, e in particolare sul Triglav, porta davvero la firma di Aljaž, che amò profondamente questi luoghi e volle dare il suo contributo affinché altri alpinisti potessero godere della loro bellezza. La sua storia è indissolubilmente legata al monte Triglav e al suo significato per l’intera Slovenia. Tanto che, appena vi capiterà di avere fra le dita una moneta slovena da 50 centesimi di euro, vi invito a guardarla bene. Su una delle due facce vedrete stilizzata la cima del Triglav, e leggerete Oj, Triglav, moj dom. Significa “Oh Triglav, la mia casa”, ed è il primo verso di una delle canzoni scritte da Jakob Aljaž.
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