Un museo per conoscere la madre di tutte le sconfitte

Gorazd Skrt
LovelyTripsBlog
Published in
4 min readJun 30, 2024
Fonte: www.slovenia.info, foto di Boris Pretnar

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

In lingua italiana una batosta, una grave sconfitta è anche detta “una Caporetto”. La cosa non stupisce chi conosce bene la storia contemporanea. Infatti nell’ottobre del 1917 l’attacco accuratamente pianificato delle forze austroungariche (e tedesche) sul fronte dell’Isonzo portò al collasso delle (ingentissime) forze italiane nella zona e all’arretramento dell’esercito sino al Piave, fiume ancora oggi “sacro alla patria” in Italia. Gli austroungarici riuscirono a fare più di 250mila prigionieri, e il paese mediterraneo fu sul punto di arrendersi, anche se appena un anno dopo — con un nuovo comandante in capo, Diaz — avrebbe sconfitto l’Austro-Ungheria a Vittorio Veneto.

La battaglia di Caporetto, insomma, è parte essenziale della storia italiana. E per conoscere meglio che cosa accadde in quel tragico ottobre del 1917 a Caporetto (in sloveno Kobarid) il viaggiatore italiano non ha che da attraversare il confine e visitare l’omonimo museo. Il Kobariški muzej vanta un’ottima esposizione permanente, completamente dedicata al cosiddetto fronte isontino, quello che per l’appunto vide fronteggiarsi in una estenuante serie di sanguinose battaglie, il Regio esercito italiano e le truppe austroungariche, poi fiancheggiate anche da reparti speciali dell’esercito tedesco.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Alan Kosmač

Interamente ed esclusivamente dedicato alla Battaglia di Caporetto, il secondo piano del museo è senz’altro il punto migliore per scoprire ogni dettaglio dell’atto conclusivo del fronte isontino, anche grazie al celebre plastico di ben 27 metri quadrati dove viene rappresentata l’animazione della battaglia. Numerose cartine illustrano invece schieramenti e spostamenti delle unità combattenti implicate in quei combattimenti decisivi, mentre un ricco apparato fotografico offre una preziosissima, unica finestra su quei momenti, che segnarono la vita di decine di migliaia di soldati, ma pure di milioni di persone.

Fra le immagini più impressionanti, senza dubbio, le fotografie dei preparativi delle truppe austroungariche nei giorni precedenti all’inizio dell’offensiva, ma anche quelle scattate sulla piana di Bovec durante l’attacco con le mine a gas contro le unità della brigata Friuli, e persino quelle dell’unità guidata da Erwin Rommel (che non si era ancora guadagnato il soprannome di Volpe del Deserto ma già dimostrava tutte le doti che glielo avrebbero fatto conquistare) alla conquista del monte Matajur (1642 metri).

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it

Ma per quanto il secondo piano del Kobariški muzej valga assolutamente il viaggio per raggiungere questa cittadina ai piedi delle Alpi, non lontana dal confine con l’Italia, è l’intera esposizione temporanea a costituire un’insostituibile apporto alla conoscenza dei capitoli della devastante Prima guerra mondiale che si scrissero in questa parte di Europa, lungo l’Isonzo, in luoghi che oggi sono di un’incantevole bellezza ma che in quegli anni furono testimoni di drammi inimmaginabili per centinaia di migliaia di persone, primi fra tutti i soldati di ogni fronte, piombati in un incubo senza pari.

La mostra permanente del Museo di Caporetto, infatti, conduce i visitatori lungo l’intero percorso temporale e geografico del fronte isontino, grazie a reperti materiali (ad esempio attrezzature di vario genere, appartenute ai soldati italiani, austroungarici e tedeschi), a un vastissimo apparato fotografico, e a testimonianze di valore inestimabile, come lettere e diari. Come quello che, in data 2 agosto 1915, riporta queste parole: “Riprendo oggi il diario. Non fu possibile scrivere durante i quattro giorni trascorsi sul Monte Rosso (Luznica). Ho vissuto durante quei giorni i più tristi orrori della più tremenda guerra. Non un giorno cessò di piovere. Il freddo era cosi intenso che in tutto il Battaglione oltre cinquanta dovettero scendere coi piedi gelati…”

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it

Quello di Caporetto è uno di quei musei che tutti noi europei dovremmo visitare, almeno una volta nella vita. Per rendere omaggio a tutti i caduti, di ogni parte, e a tutti coloro la cui vita fu per sempre segnata dalla “inutile strage”, come fu definita la Prima guerra mondiale da Benedetto XV, quando lanciò il suo appello alla “cessazione di questa lotta tremenda” e alla ricerca della pace. Per apprezzare il valore dell’opera di questo museo, che mantiene viva la memoria sugli orrori della Grande Guerra. E per non dimenticare che la pace è un dono tanto fragile quanto prezioso, da custodire e da non dare mai per scontato, come l’attualità, purtroppo, non cessa di ricordarci.

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè di contenuti terzi.

--

--

Gorazd Skrt
LovelyTripsBlog

CEO Lovely Trips - Travel expert - il tuo partner per #viaggi e #vacanze in #Slovenia, #Croazia e #Mitteleuropa. Suggerimenti per le località da non perdere.