Una guerra tra pastori e fate: le leggendarie origini del lago di Bled
di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Non è un caso se l’Europa viene chiamata anche il Vecchio continente. Basta dare un’occhiata a qualcuno delle migliaia di musei etnografici e archeologici sparpagliati per il continente per rendersi conto che la storia umana dell’area geografica che chiamiamo Europa, affonda le radici in tempi antichissimi.
Basti pensare al celebre flauto ricavato 60mila anni fa dal femore di un orso delle caverne, esposto nel Museo nazionale di Lubiana. O all’Uomo del Similaun, vera star del Museo archeologico dell’Alto Adige. O all’iconica e famosissima Venere di Willendorf, custodita nel Museo di storia naturale di Vienna. Ai tipici vasi greci, ritrovati un po’ ovunque nel bacino del Mediterraneo. Alla Via dell’Ambra, che sin da tempi antichissimi univa le rive dell’Adriatico con le fredde spiagge del Mar Baltico.
Anche se può sembrare impossibile, infatti, luoghi geografici molto lontani fra loro hanno spesso parecchio in comune. Succede persino con i reperti archeologici ad esempio. Basti pensare alla cultura dei campi di urne, che nacque nella tarda età del bronzo e si diffuse in un’area molto vasta: dall’Ungheria alla Francia, dalle Alpi al mare del Nord.
Lo stesso accade ai miti e alle leggende. Non è raro che le antiche storie tipiche di una località riecheggino per molti aspetti in quelle di un altro luogo, anche molto lontano. A cominciare dai protagonisti delle leggende. Un esempio di ciò sono le fate, presenti in innumerevoli racconti e leggende popolari.
Secondo lo studioso francese Alfred Maury, “le fate ci appaiono come l’ultimo, il più persistente di tutti i residui che il mondo pagano ha lasciato negli spiriti”[1]. E poiché in molti racconti le fate sono messe in relazione con rocce, massicci o megaliti, sono le protagoniste di non poche leggende sulle origini dei luoghi e dei loro nomi. In Bretagna, ad esempio, si dice che i famosi menhir sono le conocchie che le fate (grandi filatrici) hanno fissato nel terreno.
La stessa cosa, in effetti, accade anche nella leggenda sulla nascita del lago di Bled. Un lago talmente bello, con il grande Castello a sorvegliarlo dall’alto di un ripido scoglio, da sembrare davvero lo scenario perfetto per una favola.
Si racconta che un tempo, in un passato davvero molto remoto, il lago di Bled non esistesse. Che dove oggi si estende questo magnifico specchio d’acqua, si trovasse una valle di dolci colline boscose e prati verdeggianti frequentata da un gruppo di fate, che avevano l’abitudine di giocare e danzare intorno alla cima rocciosa della collina più alta.
Finché un giorno nella valle arrivarono dei pastori con le loro mandrie. Le fate si nascosero, sperando che se ne sarebbero andati e avrebbero smesso di importunarle. Ma i prati lì erano così vasti e l’erba così verde e buona, che sempre più pastori presero a portarci le loro greggi, distruggendo per sempre la quiete delle fate. Per vendicarsi, queste si volsero alle cime delle montagne e invocarono l’acqua, che scese a gran velocità inondando per sempre la valle e formando il lago di Bled.
La cima rocciosa intorno alla quale ballavano le fate fu l’unica a non essere sommersa, e oggi costituisce una delle immagini più iconiche della Slovenia: l’isolotto del lago di Bled. A differenza di altri luoghi disseminati per tutta l’Europa, il nome dell’isolotto non richiama chiaramente le fate, ma vi è comunque legato. Dove oggi sorge la Chiesa dell’Assunzione, infatti, si ritiene che in tempi antichi si trovasse un tempio dedicato alla dea slava dell’amore Živa: una divinità pagana, per l’appunto.
E d’altra parte, quella sulla nascita del lago di Bled non è l’unica leggenda che narra un contrasto tra fate e pastori. Nel folklore delle regioni alpine e dei Pirenei, ad esempio, si trovano spesso delle creature molto simili alle fate, e che vengono chiamate “serventi” perché si adoperano spesso per gli esseri umani (e in particolare per i pastori) con dei favori.
In queste storie, se i pastori dimenticano di lasciare delle offerte ai serventi, ad esempio della panna ricavata dalla prima mungitura, questi si infuriano e si vendicano, magari spingendo le greggi nei dirupi o rapendo dei capi di bestiame.
Forse è anche questo parte dell’irresistibile fascino del lago di Bled. Il fatto che, anche prima di conoscere la leggenda sulle sue origini, basta guardarlo per intuire che all’unicità della sua bellezza è legato anche un bagaglio di leggende, storie e racconti antichissimi, che riecheggia in tanti altri luoghi, anche molto lontani da lì.
[1] A. Maury, Croyances et Légendes du moyen âge (Paris, 1896)
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