15 episodi essenziali di Star Trek-The Original Series

Nicola Laurenza
M E L A N G E
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13 min readJan 11, 2022

Immergersi in Star Trek è un’esperienza entusiasmante ma che non tutti siamo disposti a fare: perché Star Trek è, per usare un eufemismo, a dir poco enorme. Tra serie originale, sequel, spin-off, film e serie animata la mole di episodi che ci si trova davanti lascia sgomenti anche i più volenterosi, che sanno di dover macinare stagioni su stagioni spalmate in vari decenni, districandosi tra svariate linee temporali, rimandi, citazioni. A mancare forse non è neanche la voglia: è semplicemente il tempo. Vale la pena guardare una serie di fantascienza (anzi: LA serie di fantascienza) che giusto quest’anno ha toccato i 55 anni dalla prima messa in onda? La risposta è ovviamente sì: gli effetti speciali sono datati in maniera mostruosa ma regalano uno strano gusto retrò, per cui è difficile non provare un affetto misto a fascino — e questo vale soprattutto per la serie originale. Inoltre la qualità di scrittura resta intatta, stra-imitata, certo, eppure ancora magistrale nei momenti migliori. Ma data la struttura grossomodo autoconclusiva di quasi tutti gli episodi forse si può anche fare un test di assaggio, prendendo i campioni più rappresentativi così da capire se vale la pena affrontare questo viaggio, o tanto vale fermarsi prima che sia troppo tardi.

Pensando di fare cosa gradita mi unisco alla schiera di classifiche in giro per il web dove vengono elencati gli episodi memorabili. Saranno in questa prima infornata “solo” quindici: non pochi per una serie che conta 79 episodi spalmati in tre stagioni (se consideriamo anche l’episodio pilota originale), a fronte dei 178 di Next Generation, dei 176 di Deep Space Nine, o dei 172 di Voyager. Con una doverosa premessa: sono gli episodi migliori per il sottoscritto, dunque non terranno conto di altre classifiche di gradimento o delle favorite dei fan in generale. Non essendoci una continuity negli episodi della serie originale il lavoro è molto semplice, e in teoria si potrebbe guardare qualunque puntata senza timore di essersi persi qualcosa. Cercherò di dare la miglior motivazione possibile per ogni scelta. Ma prima consideriamo in maniera veloce di cosa stiamo per parlare.

STAR TREK — The Original Series

Sono loro: il capitano Kirk, il signor Spock, il dottor Bones, Chekov, Uhura, Sulu, Scotty. Sull’equipaggio immortale dell’Enterprise che si spinge là dove nessun uomo è mai giunto prima, nato dalla fantasia utopistica di Gene Roddenberry, è già stato scritto di tutto. La serie originale è dove Star Trek fissa i suoi paletti concettuali, cioé quella che verrà definita a ragione la filosofia di Star Trek, seguita (con qualche variazione necessaria) almeno fino alle serie degli anni ’90: in episodi magari un po’ troppo lenti per i gusti odierni troveremo ribadita costantemente l’idea che ogni conflitto si possa risolvere con la diplomazia (o l’astuzia) e che la violenza, così come la guerra, siano da evitare in ogni caso; ma Star Trek nasce soprattutto per il sense of wonder: fondamentali sono gli incontri con le svariate culture aliene nello spazio, un universo sterminato ancora in via di composizione (sarà con le serie degli anni ’90 che verranno “fissate” e approfondite davvero) in cui la diversità, lungi dal rappresentare una minaccia sempre e comunque, è una risorsa: ne è testimonianza la composizione multietnica dell’Enterprise, dove pure ogni differenza di vedute è risolta tramite la dialettica e il lavoro di squadra. Ed è proprio il carisma di ogni personaggio, oltre al modo che hanno di relazionarsi (memorabili sono le punzecchiatture tra Leonard “Bones” McCoy e il vulcaniano Spock, e tra questi e il capitano Kirk) a cementificare il lascito della serie originale, oltre ad episodi che sono diventati classici della fantascienza audiovisiva.
Strano ma vero, la serie originale di ST non ebbe agli inizi gran fortuna, al punto che dopo una terza stagione — abbastanza mediocre — venne cancellata dai palinsesti televisivi. Sarà solo con gli episodi mandati in replica negli anni successivi che l’Enterprise troverà sempre più appassionati, e dopo vari film di successo (e una nuova serie con l’equipaggio originale non andata in porto) tornerà alla ribalta. Ma intanto, ecco cosa guardare prima della serie di film con l’equipaggio originale.

15) Missione di pace (Errand of mercy), 1x26
Cominciamo con quello che è un bignami — assieme al ben più riuscito Balance of terror — delle potenzialità di Star Trek nella composizione delle svariate culture aliene, e del modo in cui diverse strategie vadano attuate per placare situazioni vicine a uno scoppio all’apparenza inevitabile.
Kirk viene spedito dalla Federazione sul pianeta Organia per impedire che cada nelle mani dei bellicosi Klingon, una razza di guerrieri ostili alla Federazione per cui l’onore è tutto, pronti a invadere militarmente il pianeta pacifico Organia. Ma gli organiani, in maniera ostinata e snervante, non intendono smuoversi dalla loro posizione di neutralità, lasciando così che il loro mondo sia conquistato. La risoluzione finale oggi è in parte insoddisfacente (ha un sapore da deus ex machina improvviso che lascia l’amaro in bocca), eppure ci sono vari motivi per considerare “Errand of mercy” tra gli episodi fondamentali dell’intera saga di Star Trek: è il primo in cui veniamo a conoscenza dei Klingon, che saranno tra le specie aliene più approfondite e interessanti del franchise (grazie anche all’amatissimo personaggio di Worf, introdotto in Next Generation), pur essendo molto diversi rispetto al make up con cui diventeranno famosi; inoltre il personaggio di Kor tornerà ben 27 anni dopo in Deep Space Nine, in uno dei momenti di continuity più gustosi per chi segue con attenzione ST.

14) Oltre la galassia (Where no man has gone before), 1x03
In teoria il secondo pilota di Star Trek, il primo ad andare in onda, il primo con il capitano Kirk come protagonista (nell’originale, The Cage, il protagonista era il capitano Pike, che pure diventerà importantissimo nella mitologia trekkeriana). Il titolo originale si può dire faccia parte della cultura pop, visto che è uno de marchi di fabbrica di Star Trek: e d’altra parte l’episodio, costruito su tòpoi della fantascienza classicissimi (esseri umani che sviluppano poteri ESP tali da renderli simili a divinità) è un ottimo biglietto d’ingresso per l’intero Star Trek. Forse il modo migliore per cominciare è partire da qui. Non c’è davvero nulla di particolarmente memorabile, ma gli ingredienti sono miscelati bene, il senso di umanità di Kirk già fa comprendere quali siano le inclinazioni di Roddenberry per la sua creatura, e anche se mancano alcuni membri del cast poi regolari (McCoy, Uhura, Chekov) si entra già nella logica di Star Trek senza perdersi in tanti fronzoli.

13) Il duplicato (The enemy within), 1x05
Tra gli sceneggiatori di peso della serie originale non poteva mancare l’apporto di uno dei più grandi scrittori americani del secondo ‘900, Richard Matheson, che in questo episodio riscrive in maniera non originalissima, ma di certo efficace e pragmatica, il dottor Jekyll e Mister Hyde di Stevenson: il capitano Kirk, a causa di un guasto al teletrasporto, si scinde in due diverse personalità, una buona e l’altra cattiva. La dicotomia manichea tra i due Kirk è sorretta da un’ottima prova di Shatner (forse troppo maltrattato nelle sue qualità di attore, certo non eccelse): una emotiva e logica, l’altra rabbiosa e impulsiva. Vedere il modo in cui Spock e McCoy cercano di sbrogliare la situazione mentre l’Enterprise rischia di essere monopolizzata dalla lotta tra due capitani indistinguibili (uno dei quali vuole solo la distruzione) è particolarmente intrigante.

12) L’ammutinamento (The menagerie), 1x11–12
Il primo episodio doppio del franchise è anche un taglia e cuci molto riuscito, che vede l’introduzione del personaggio di Christopher Pike (il capitano originale dell’Enterprise). Infatti molte sequenze sono riprese dal primo episodio pilota mai andato in onda, The cage, su cui viene innestata una nuova storia piena di colpi di scena, che vede anche uno dei primi (e più celebri) processi sull’Enterprise, in questo caso per ammutinamento, nei confronti del solitamente irreprensibile Spock, che senza una ragione apparente rapisce il capitano Pike per trasportarlo sul pianeta proibito Talos. Un consiglio: non guardare The cage prima di The menagerie, ma successivamente, così da non rovinarsi il piacere della storia, e soprattutto per apprezzare il modo in cui uno scarto (comunque riuscito) è stato reintegrato su una storia completamente nuova, riscritta per l’occasione.

11) La macchina del giudizio universale (The Doomsday Machine), 2x06
Se “The enemy within” era una riscrittura del Dottor Jekyll e Mister Hyde, qui ci troviamo di fronte a una riproposizione affascinante del Moby Dick di Melville. Al posto della balena troviamo un enorme macchina/pianeta ammazzamondi. L’ossessivo Ahab è il commodoro Decker, unico superstite della nave Constellation, interpretato da un memorabile William Windom. Qui c’è poco da dire: siamo già dalle parti del miglior Star Trek. Il pathos che regalano le interpretazioni sopra le righe riescono a far passare in secondo piano effetti speciali molto invecchiati, per cui la Doomsday machine non dovrebbe più essere minacciosa: eppure riesce ad essere ancora tale.

10) Il mostro dell’oscurità (The devil in the dark), 1x25
Un tipico esempio di “andare oltre le apparenze”, ciò su cui si basa l’intera essenza di Star Trek. In un complesso minerario dove vari omicidi si sono susseguiti si trova quello che sembra un mostro orribile, la Horta, una informe specie a base di silicio, ma che si rivelerà essere solo un’altra forma di vita da preservare. Kirk, Spock e McCoy lotteranno per salvarla dopo aver compreso i motivi per cui non c’è da considerarla una minaccia. Tra gli episodi più compassionevoli della serie originale, avrà degli ottimi seguiti ideali in Next Generation, con implicazioni etiche ancora più complesse (L’entità di cristallo).

9) Sia questa la tua ultima battaglia (Let That Be Your Last Batterfield), 3x15
La terza e ultima stagione della serie originale non è per nulla entusiasmante. Si apre con l’infame episodio sul cervello di Spock, materiale per meme e scherzi crudeli meritatissimi, e da lì ha pochissimi momenti da ricordare. Questo episodio è uno di quei rari momenti: un episodio sulla tolleranza, sul razzismo e sulla guerra, incarnate da una specie aliena che più simbolica non si può (il loro volto è metà bianco, metà nero), in perenne conflitto, fino alla distruzione assoluta. Se il messaggio che l’episodio vuole dare è così esplicito da sconfinare nel didascalico, è anche uno di quei casi in cui la scrittura è invecchiata in modo tale da far comprendere cosa voleva dire lanciare un messaggio limpido sulla questione razziale in America in quegli anni. Inoltre… il trucco degli alieni è così semplice da essere di impatto sicuro.

8) Animaletti pericolosi (The trouble with Tribbles), 2x15
Per molti trekker sembrerà un’eresia piazzare quello che è forse l’episodio più amato e cult assieme a “The city on the edge of forever” in ottava posizione; eppure io e i tribbles forse non andiamo completamente d’accordo. Sia chiaro: è uno di quegli episodi che dimostra quanto Star Trek sia flessibilissimo e dalle potenzialità illimitate, visto che se decide di imbastire una puntata comica sa farlo esattamente con la stessa disinvoltura con cui parlerà di genocidio la settimana successiva: le palle di pelo irresistibili a cui nessuno sa dire di no regalano momenti spassosi, Kirk sommerso dai triboli nel silos è un’immagine leggendaria. L’idea di animali teneri dalle controindicazioni pericolose avrà poi una fortuna innegabile e deve tantissimo a questo episodio (qualcuno ha detto Gremlins?), capace di imporsi nella cultura pop con forza. Altro motivo per cui va visto: un suo sequel/omaggio fatto trent’anni dopo nella serie Deep Space Nine riesce a coniugare immagini d’archivio e nuove riprese omaggiando questa storia in maniera spettacolare. Ma dei tribbles io non mi fido fino in fondo…

7) L’espediente della carbonite (The carbomite maneuver), 1x10
Una cosa è certa riguardo l’universo di Star Trek: se l’Enterprise incontra una strana navicella a forma di cubo significa che i guai stanno arrivando. E saranno belli grossi. Se è con un cubo dall’aspetto metallico che si presenteranno in maniera clamorosa i Borg in Next Generation, nella Serie Originale è un cubo colorato a dare inizio a una lotta verbale tra l’implacabile Balok e il capitano Kirk, con il primo pronto a spazzare via l’Enterprise a ogni costo e il secondo che dovrà giocare di astuzia. Particolarmente bizzarro ma ancora di impatto il colpo di scena finale.

6) La navicella invisibile (Balance of terror), 1x14
In un certo senso siamo vicini al numero sette della classifica, giacché anche qui assistiamo a quella che è una battaglia soprattutto mentale tra Kirk e i romulani nella zona neutrale, con la nave nemica capace di nascondersi grazie a un dispositivo di occultamento pericolosissimo. I romulani, qui introdotti per la prima volta nell’universo di Star Trek, sono come impareremo a conoscerli successivamente: orgogliosi fino alla sprezzatura, fanatici nel riconoscimento della gerarchia, subdoli strateghi, spietati combattenti. Insomma: è una battaglia navale, nello spazio, tra la Federazione e una riproposizione futuristica dell’impero romano imparentata alla lontana con i vulcaniani. Da vertigine già solo a dirlo. Ma memorabile.

5) Specchio specchio (Mirror Mirror), 2x04
Altro tassello fondamentale dell’universo di Star Trek introdotto nella serie originale, l’universo dello specchio avrà una lunga (e alterna) fortuna nelle varie incarnazioni assunte da ST. Qui tutto è perfetto e gira alla perfezione: il modo in cui le controparti dell’universo parallelo si comportano, ovvero in maniera speculare e inversa rispetto alle originali; le interpretazioni dei membri del cast, soprattutto Nimoy nei panni di uno Spock col pizzetto ugualmente logico ma spietato; il senso costante di pericolo per l’equipaggio, che si trova a fronteggiare un pericolo non tanto esterno quanto vicino alle parti dell’inconscio. L’episodio con il Kirk sdoppiato scritto da Matheson è solo un antipasto: questa è la portata principale.

4) Viaggio a Babel (Journey to Babel), 2x10
Lo Star Trek che preferisco: quello più intensamente politico, dove la diplomazia e le diverse culture si ritrovano a dover collaborare pur di sbrogliare una matassa di pregiudizi e intrecci altrimenti mortale. “Viaggio a Babel” è una storia così variegata che, per una volta, il minutaggio sembra essere persino troppo poco: c’è un duplice omicidio a bordo, una Enterprise sotto attacco, centinaia di diplomatici di razze diverse, sabotaggi, ma soprattutto conosciamo i genitori di Spock, con Sarek (il padre) in contrasto con il figlio: e sarà uno dei temi cardine dell’episodio. Sfiora la perfezione.

3) Spazio profondo (Space Seed), 1x22
Ci sarebbe tantissimo da dire riguardo a Space Seed. La prima cosa che mi viene in mente è che qui assistiamo all’introduzione di uno dei villain più carismatici di sempre, Kahn Noonien Sing (interpretato da un grandioso Ricardo Montalbàn), un essere umano potenziato frutto della selezione artificiale ed ex tiranno durante le guerre eugenetiche di cui tanto si parlerà nella mitologia della serie. Ritrovato a bordo della Botany Bay in fase di criostasi, Kirk e l’equipaggio della Enterprise si trovano a dover lottare contro Kahn mentre questi cerca di prendere il controllo della nave per poter ripartire con i suoi piani di conquista: e Kahn è molto più intelligente e forte di tutti i membri dell’Enterprise, quindi combattere contro di lui è una questione che va oltre la singola astuzia o forza fisica. Space Seed è entusiasmante dall’inizio alla fine, c’è forse la miglior lotta corpo a corpo di William Shatner con quel pezzo d’uomo di Montalbàn, ha un finale soddisfacente, ed è un’ottima riproposizione su tematiche quali l’eugenetica, la bioingegneria, la tirannide e come considerare i personaggi entrati nella storia (despoti,condottieri illuminati, o entrambi?). Inoltre, come se non bastasse, getta le basi per quello che ad oggi resta il miglior film di Star Trek, ovvero “L’ira di Kahn”, sequel diretto di questo episodio, in cui l’antagonismo tra Kirk e Kahn raggiungerà vette incredibili, ancora più incredibili se consideriamo che durante quel film non avranno mai modo di interagire fisicamente tra di loro.

2) Uccidere per amore (The city on the edge of forever), 1x28
E’ l’episodio più famoso di Star Trek, in generale. Ha dato vita a imitazioni, è stato ammirato per il modo in cui riesce a parlare di temi quali il destino e il libero arbitrio. È anche stato scritto dal grande Harlan Ellison, che per tutta la vita odiò essere associato a Star Trek (storia lunghissima: magari ne riparleremo). Inoltre è ambientato nel 1930 durante la Grande Crisi: quando Star Trek torna indietro nel tempo di solito non tira fuori grandi cose, ma quando fa sul serio sono davvero GRANDI (basti guardare “Far beyond the stars”, in Deep Space Nine). Infine: abbiamo un McCoy completamente pazzo, uno Spock vestito come uno scaricatore di porto, Kirk innamorato di una Joan Collins indimenticabile… Non c’è una sola pecca in The city on the edge of forever. A parte quel pleonastico titolo italiano, che ammazza tutta la poesia dell’originale.

1)Il duello (Amok Time), 2x01
Se dovessi decidermi per il mio episodio preferito della serie originale (ma non dell’intero Star Trek), sarebbe tra i primi tre qui elencati. E forse sceglierei proprio Amok Time: perché getta una nuova luce sul personaggio più interessante di tutti (Spock), perché per la prima volta — e sarà una delle poche — diamo un’occhiata al suo pianeta natale, Vulcan; perché il concetto di pon farr, i rituali di combattimento, i dissidi tra natura e cultura, tra emotività e logica, mai come in questo episodio si trovano a cozzare tra di loro, così come i personaggi, mai così in sinergia - pur dovendo anche lottare tra di loro - nel risolvere una situazione praticamente senza uscita. Amok Time, scritto da Theodore Sturgeon, sembra trascinare lo spettatore in quello che è davvero un altro tempo, un altro luogo lontano nello spazio, dove una cultura aliena strutturata secondo regole e linguaggi propri deve far fronte a… un’esplosione ormonale. Sembra ridicolo. Ma non lo è per nulla. E Amok time lo dimostra, andando a pescare immagini che sembrano appartenere all’umanità più ancestrale. Per raccontare il futuro.

Ad oggi trovate la serie originale completa su Netflix, in versione restaurata. Buon viaggio.

Nicola Laurenza

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