Acqua nera — Joyce Carol Oates

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
4 min readJul 10, 2019

“Mentre l’acqua nera le riempiva i polmoni, e lei moriva.”

Sono giorni che mi arrovello il cervello liquefatto dal caldo sull’ipotesi di scrivere o meno un post su Acqua nera per Melange. Perché questo romanzo breve, scritto da Joyce Carol Oates, prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto nel lontano 1969. È, quindi, tratto da una storia vera, un reale incidente automobilistico che coinvolse il senatore Ted Kennedy e Mary Jo Kopenche, attivista della campagna elettorale di Robert Kennedy. Lui si salvò, abbandonando la ragazza e non denunciando l’accaduto. Mary Jo Kopenche morì, lentamente, da sola. Questo è tutto. Non c’è nulla di fantastico, di sovrannaturale nella vicenda in sé, quindi perché parlarne? Il motivo che mi ha fatto decidere di farlo è per come questo tragico avvenimento viene narrato dalla mano esperta della Oates. Noi sappiamo già cos’è successo, diciamo pure che ci viene spoilerato. Questo, però, non contamina minimamente la lettura di quello che è, a tutti gli effetti, il flusso di coscienza della ragazza intrappolata nell’auto, consapevole di trovarsi tra le braccia della morte, ma con la speranza di sopravvivere. Nella storia della Oates i luoghi sono differenti (il vero incidente è accaduto sull’isola di Chappaquiddick, nel Massachusetts, mentre l’autrice lo ambienta a Grayling Island, nel Maine). Non siamo più nel 1969, ma a metà anni ’90. Lei si chiama Kelly Kelleher, ha solo ventisei anni e sta per morire. E questo libro è dedicato a tutte le Kelly del mondo.

“Devo morire?… così?”

Kelly ha molto da ricordare, nonostante la sua giovane età. L’abilità della Oates è quella di farci sentire chiusi in quella maledetta Toyota, stiamo annegando con Kelly e questo ci costringe a leggere la sua vita (tra deliri, lucida introspezione, frammenti di passato, visioni oniriche) trattenendo il fiato, completamente inghiottiti da una scrittura eccelsa. A ogni paragrafo lei muore, poi si torna indietro e analizziamo con Kelly qualche altro pezzo che le appartiene. La Kelly bambina, la piccola guerriera sottoposta a quell’operazione per correggere lo strabismo, intervento che in teoria non avrebbe procurato nessun fastidio, ma che in verità le aveva causato dolore, poi, ma lei aveva combattuto ed era sopravvissuta. La Kelly che trova la sua compagna di scuola dopo un tentativo di suicidio, primo faccia a faccia con l’idea di morte. Le nette incomprensioni e differenze politiche col padre, lontane anni luce dal suo modo di vedere il mondo. Quella sottile e persistente incomunicabilità con le persone, amici, familiari, amanti. Il primo grande amore che l’aveva distrutta e distanziata dall’altro sesso. L’affetto, l’amore, tutto quello che vuoi trattenere quando muori, immagino, rimbombano in Kelly mentre con lei sentiamo addosso l’acqua melmosa e putrida che lentamente le consuma la vita.

“Ciò che fai della tua vita, l’amore che riversi… quello è Dio.”

Joyce Carol Oates

Acqua nera è una storia dell’orrore, ecco perché ho deciso di parlarne. È certamente un grido alla società americana e alla sua ipocrisia intrinseca. Leggendo il romanzo incapperete in alcuni momenti in cui probabilmente penserete di vivere un déjà vu. O almeno, a me è successo.

“Quando erano arrivati i risultati, quando la valanga di voti repubblicani era ormai un fatto accertato, e l’impensabile era divenuto decisamente storia, e quindi pensabile, Kelly aveva praticamente smesso di mangiare, non aveva dormito per molte notti di seguito; aveva provato uno sconforto così profondo e apparentemente così impersonale che si era aggirata per le vie di Boston e nel parco del centro tutta scarmigliata, confusa, con un vago sorriso, sfinita dalla fame, fissando non esseri umani ma oggetti deformi, animali polputi, su due zampe, vestiti… sino a che non era scoppiata a piangere, ed era corsa via, e aveva telefonato alla madre supplicandola di venirla a prendere perché non sapeva più dov’era.”

Inevitabilmente ho pensato: “Kelly, e non sai che le cose sono perfino peggiorate.”

L’orrore che ci viene raccontato è quello di una giovane vita interrotta per un futile motivo, una sciocca concatenazione di decisioni banali che hanno portato Kelly a un doloroso riassunto della sua esistenza.

“Ami la tua vita che hai vissuto perché è la tua.”

Kelly ha lottato e noi con lei, fino a quella visione straziante di una bambina coi calzini bianchi che corre tra le braccia dei suoi genitori.

Acqua nera è una storia reale raccontata come un incubo surreale. Una storia perturbante, dolorosa, quasi inaccettabile. Una storia tremenda. Una storia dell’orrore.

Lo trovate su Amazon in e-book e in cartaceo. Leggetelo nel formato che più vi aggrada, ma leggetelo.

“Quant’è importante fare le prove generali del futuro, vestendolo di parole. Senza mai dubitare che sarai ancora vivo per pronunciarle. Senza mai dubitare che sarai tu a raccontare la tua storia.”

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