Aspettando Spiral: Jigsaw
Come dovreste sapere se avete seguito gli articoli precedenti di questa serie, il settimo e ultimo capitolo di Saw, quello in 3D, doveva essere l’ultimo, almeno secondo i piani della Lionsgate: gli incassi di Saw VII non sono affatto male, ma il franchise era già calato di parecchio nel gradimento del pubblico da un paio di capitoli e la distribuzione ha fretta di chiudere. Nelle intenzioni degli sceneggiatori, Dunstan e Melton, la saga doveva concludersi con due film, un po’ come Twilight ed Harry Potter, per dire. Ma alla Lionsgate non ci pensano neanche a finanziare una doppietta, e così la storia di Saw si conclude con poca gloria nel 2010.
Ma la storia del cinema, soprattutto di quello di serie B, ci insegna che un’icona non resta morta a lungo, soprattutto se ha portato nelle casse della produzione diversi milioni di dollari a fronte di una spesa tutto sommato irrisoria.
Perché i film della serie Saw non sono film, o meglio, sono prodotti girati in fretta e furia che, a partire dal formato, rimandano a un linguaggio e a un immaginario di stampo televisivo, non cinematografico. Si vedono e si “apprezzano” meglio su piccolo schermo visti in sequenza, come appunto una serie tv, che al cinema.
Tra Saw 3D e Jigsaw (uscito in Italia col titolo Saw: Legacy per motivi a me ignoti) passano la bellezza di sette anni, nel corso dei quali l’horror cambia radicalmente e profondamente, e non soltanto a livello di contenuti e di tipologia di storie narrate. Cambia a livello estetico, con il cinema indipendente a basso costo che diventa più curato e più vivo dei film prodotti dai grandi studios.
Riportare in vita Saw voleva quindi dire trasformarlo. Per questo si sceglie di affidare la regia di quello che sarebbe poi diventato l’ottavo capitolo della saga ai fratelli Spierig, tedeschi ma emigrati in Australia dove esordiscono nel 2003 con Undead (che vi consiglio di fiondarvi a vedere anche prima di finire di leggere questo articolo). Ma è Predestination, del 2014, ad attirare l’attenzione di Hollywood sui due fratelli: un successo inaspettato che conferisce loro il discutibile onore di dirigere Jigsaw.
Non è tenuto in alta considerazione tra i fan della saga, Jigsaw, e non ho mai ben capito perché. Per quanto mi riguarda è, al contrario, il capitolo di Saw che preferisco dopo il primo.
Se la sceneggiatura non apporta assolutamente nulla di nuovo alla saga, e lo schema classico di ogni singolo film si ripete immutato nei secoli dei secoli, è lo stile degli Spierig che funziona molto meglio: Jigsaw è un film vero, non è girato come un brutto episodio di CSI Las Vegas, insomma. I due registi abbandonano le insopportabili velocizzazioni, la fotografia verdastra, il formato da visione casalinga, il montaggio da videoclip di inizio secolo, e optano per una messa in scena molto classica e funzionale alla storia narrata.
Gli attori impiegati sono, se non altro, dei buoni professionisti e la cosa migliore è che ci vengano risparmiati il faccione di Costas Mandylor e il personaggio di Hoffman.
Mi è parso anche ingegnoso il metodo tramite cui John Kramer, morto da diversi anni, viene “resuscitato”, ed è interessante l’idea di tornare alle origini della (Dio mi perdoni) “filosofia” di Jigsaw, con giochi da cui è possibile uscire vivi se si seguono le regole.
Non credo che da un ottavo capitolo nato a sette anni di distanza dalla conclusione della saga, con il torture porn schiattato e anche quasi rimosso dall’immaginario collettivo, ci si potesse aspettare di più.
Eppure, il film non è stato ben accolto da pubblico e critica e non ha dato vita, come speravano alla Lionsgate a un reboot vero e proprio della saga, cosa che invece tutti sperano farà Spiral. Il film in uscita questa settimana nelle sale italiane non è infatti un sequel diretto. La storia di Jigsaw finisce ufficialmente qui, con quest’ultimo e bastonatissimo tentativo di riportare in auge un format non più al passo coi tempi.
Sarà in grado Bousman di riuscire dove i fratelli Spierig hanno fallito?
Dai riscontri statunitensi di Spiral parrebbe di no. Ma qui da noi lo sapremo solo a partire da mercoledì. Ci vediamo in sala.