Aspettando Spiral: Saw V-VI-VII

Lucia Patrizi
M E L A N G E
Published in
4 min readJun 10, 2021

“If it’s Halloween, it must be Saw”, così recitava lo strillo di locandina di Saw IV, uscito nell’ottobre del 2007, a sottolineare il fatto che i film dedicati alla figura di Jigsaw erano ormai parte di una tradizione consolidata.
E infatti ecco arrivare, l’anno successivo, Saw V, diretto non più da Bousman, ma dall’esordiente David Hackl, scenografo e regista di seconda unità dei capitoli dal II al IV.
Jigsaw, alias John Kramer muore nel terzo film; il quarto non sposta di molto gli equilibri, perché si svolge in contemporanea al terzo, quindi l’Enigmista è ancora tecnicamente in vita, nonostante la prima sequenza ci mostri con dovizia di particolari la sua autopsia.
Il problema è che con la fine di Kramer, e la conclusione delle linea narrativa riguardante la sua complice e allieva Amanda, si chiude un filone da cui è stato estratto tutto il materiale prezioso possibile, nonché un bel po’ di spazzatura.
I due sceneggiatori di Saw V, Melton e Dunstan, già responsabili di Saw IV, non hanno molte alternative: bisogna inventarsi un nuovo Enigmista, un discepolo che porti avanti la sua opera. Purtroppo questo discepolo non è la povera Amanda, figura tormentata e carismatica che avrebbe potuto portare la serie in direzioni inaspettate, ma quell’insignificante personaggio, interpretato dallo scialbo Costas Mandylor, che risponde al nome di Hoffman.
Se la saga aveva già svariati problemi di tenuta narrativa, almeno si reggeva ancora in piedi grazie a Tobin Bell e a Shawnee Smith, cui andrebbe fatto un monumento per l’onore al merito di essere una grande attrice in un contesto squallido. Ora, privato di queste due figure, il franchise precipita in un abisso qualitativo sempre più profondo.

Se si escludono, infatti, i sofisticati meccanismi di tortura medievale escogitati dal defunto Kramer, e utilizzati dal Hoffman, spesso per i propri comodi, i tre film restanti della serie sono all’insegna della mediocrità: mediocrità nella messa in scena, mediocrità nel formato sempre più televisivo, mediocrità nella scelta del cast, raccattato grattando il fondo della fauna batteriologica del piccolo schermo, mediocrità nella scrittura, che ripropone, aggiungendo flashback su flashback il trito schema dei capitoli precedenti, ma senza un briciolo di inventiva.
A questo punto, resta soltanto la morale discutibile, accentuata da Hoffman a un livello che farebbe vergognare Matthew Hopkins.
Si tenta addirittura di dare a Jigsaw una connotazione politica nel sesto capitolo, quando se la prende con il sistema delle assicurazioni sanitarie, ma francamente la cosa è declinata in maniera così maldestra che era meglio il torture porn per il puro gusto di sangue e frattaglie. Nobilitarlo peggiora solo la situazione.
Gli incassi cominciando a calare proprio a partire da Saw V, ancora oggi il meno amato dai fan della saga, che comunque, a fronte di un budget di 10 milioni di dollari e spicci, ne incassa 113 in tutto il mondo, ma segna comunque l’inizio del declino: è infatti il primo film della saga a non debuttare al numero uno del box office americano.
Saw VI, che esce nell’ottobre del 2009, incassa ancora di meno, e viene letteralmente stracciato dalla concorrenza diretta di Paranormal Activty, segno non soltanto dell’affaticamento della saga, ma di un netto cambio di direzione nei gusti del pubblico.
Si arriva quindi alla, provvisoria, conclusione del franchise nel 2010, con Saw 3D, perché figuriamoci se alla Lionsgate non si lasciavano scappare l’occasione di sfruttare la moda del momento, e quindi non solo ci tocca sorbirci torture gratuite per 90 minuti, ma le interiora e i pezzi di cervello delle vittime ci vengono addirittura tirati in faccia. Oh, la gioia.

Prima che si pensi di realizzare un nuovo film su Jigsaw e i suoi allegri compagni, passano la bellezza di sette anni e, nel frattempo, il cinema horror cambia in profondità.
Dopo questa carrellata, per motivi di spazio e tempo molto rapida e superficiale, ci rimane soltanto da rispondere a una domanda: c’è spazio per l’Enigmista nel mondo contemporaneo?
È una domanda cui hanno cercato di rispondere nel 2017, e ancora nel 2021 siamo qui che ce lo chiediamo, mentre aspettiamo che Spiral arrivi in sala da noi.
Ma prima di Spiral, c’è Jigsaw, stroncato e lasciato cadere nel dimenticatoio troppo facilmente. Ne parleremo con un ultimo articolo a breve, prima di entrare in sala, sederci in poltrona, azionare la macchina del tempo e tornare al 2007 in compagnia di Chris Rock.

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