Eredità di Carne

Alessandro Girola
M E L A N G E
Published in
3 min readOct 30, 2019

La vita di Michele Ciot sta cadendo a pezzi. Ha perso il lavoro, l’amore, e combatte da mesi contro una brutta forma di bronchite cronica. Vive in un paesino isolato tra le montagne del Piemonte, dove si ammazza di alcool e solitudine. Il ritorno di un vecchio amico gli offre una possibilità di riscatto. Un lavoretto illegale, un furto nell’ex manicomio Pracatinat, intorno al quale circola la sinistra leggenda di Famenera, la strega cannibale. Ciot, da ragazzo, ha visto qualcosa di strano in quel posto; e adesso deve riaffrontare una volta per tutte le ombre del passato…

Luigi Musolino fa paura.
No, non è un modo supergiovane per dire che è bravo. O meglio, Musolino è bravo, ma dichiarando che “fa paura” intendo in senso letterale.
Parliamo infatti di uno dei pochi autori italiani in grado di causare dei brividi veri nel lettore. Cosa, questa, non semplice. Da appassionato di horror di lungo corso non posso fare a meno di ribadire, di tanto in tanto, che spaventare attraverso la parola scritta è davvero complicato. Un film gioca sporco: attraverso suoni, immagini, luci ed effetti speciali può facilmente provocare qualche salto sulla sedia allo spettatore. Lo scrittore, al contrario, deve giocare solo con le parole. Quindi ciò che spesso funziona sullo schermo non funziona sulla pagina. O meglio: può incuriosire, può piacere, ma non sempre spaventa. Che poi, anche qui, tra spaventare e fare paura c’è una bella differenza. Spaventare è la questione di un momento. Fare paura vuol dire turbare il lettore/spettatore, toccando corde più profonde di quelle mosse da uno jumpscare.

Musolino fa proprio paura.

Eredità di Carne è il suo primo romanzo.
Finora Musolino si è distinto come un ottimo autore di racconti horror con profonde radici nel folklore italiano (piemontese, in particolare). Ne ho parlato, per esempio, in questo video. Racconti, i suoi, che spaventano, perché mischiano storie di fantasmi, streghe e di mostri, radicate nell’immaginario collettivo transgenerazionale. Storie tramandate di padre in figlio, fino ai giorni nostri. Spesso dimenticate, ma mai scomparse. Inoltre i racconti di Musolino si aggrappano spesso a protagonisti deboli, che vivono momenti precari delle loro vite, rendendosi perciò particolarmente permeabili al Male.

Già, ma ha funzionato l’esperimento di trasportare tutto ciò in un romanzo vero e proprio?
Secondo me sì. Eredità di Carne è una prova d’autore che segue i tratti narrativi “musoliniani” e al contempo li varia. Li varia soprattutto nel ritmo, ovviamente più dilato, ma mai noioso o “addormentato”.
Al contrario, il romanzo è claustrofobico, sia a livello di narrazione che a livello di ambientazione, con pochi protagonisti ben definiti, nessuno dei quali spicca certo per essere particolarmente positivo o sufficientemente innocente per sfuggire agli orrori che vivrà.

Eredità di Carne è un romanzo che, nello stile dell’autore, richiama alle inquietudini che caratterizzano le montagne piemontesi, dove si nascondono leggende che spesso non sono tali, dove si celano mostri la cui crudeltà è però misurata sulla miseria degli umani che incrociano.
Infatti il romanzo è anche (o forse soprattutto) questo: una storia di miserie umane, di solitudini, di vite che in un certo punto sono andate storte, per non raddrizzarsi mai più.

Dietro la figura di Famenera, dietro la sagoma dell’ex sanatorio abbandonato — quasi di Overlookiana memoria, dietro le storie popolari dei monti, Musolino cela un Male che in realtà è generato dall’uomo, e che in realtà non fa altro se non evocare malvagità ataviche e antichissime, legate alle pietre, alla terra, alla Natura.

Eredità di Carne, pubblicato da Acheron Books, è una delle migliori uscite italiane di genere del 2019. Speriamo che l’autore faccia presto il bis con un nuovo romanzo… che faccia paura.

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