La Casa di Carta: Corea

Germano Hell Greco
M E L A N G E
Published in
3 min readMay 18, 2023

Houston, abbiamo un problema.
No, Houston non è uno dei rapinatori. Il problema è che io la Casa di Carta originale, de Papel, l’ho solo intravista. Per cui il mio primo contatto con queste tematiche è stato questo, il remake della Corea.

E ho qualcosa da dire. Perché poi sono andato a recuperarmi, ovviamente, la serie spagnola.

Ryu Yong-jae, che è colui che l’ha scritta, sceglie di impostare la sua Casa di Carta in un’ucronia prossima ventura: sulla strada della riunificazione prima economica e poi politica delle due Coree.
La sua Casa di Carta infatti è ambientata nel 2025. E questa non è la sola deviazione piacevole dal prototipo.

Sotto certi aspetti, è come se fosse stata portata avanti una gigantesca operazione di editing e riadattamento. Più difficile di quanto si pensi, ma evidente già in prima battuta, allorché, alla scelta dei soprannomi da parte dei componenti della banda, Tokyo giustifica la sua dicendo “Il Giappone ha fatto tanto male a noi, e io con questa rapina farò tanto male alla Corea, per cui sono Tokyo”. Ecco. Buona scrittura.

L’ambientazione ucronica poi non fa altro che arricchire dal punto di vista umano tutti i protagonisti, nei quali serpeggia, nel corso dei dodici episodi, il dissidio interiore e le profonde differenze tra nord e sud. Per chi è affascinato dalla storia coreana, la Casa di Carta è ottima, sotto questo punto di vista. Ma non solo, questa scelta giustifica anche, per così dire, le abilità militari del gruppo: derivanti non solo dall’addestramento di qualche mese nel resort abbandonato del Professore, ma dal fatto che alcuni di loro, tra cui Tokyo e Berlino, hanno militato personalmente nell’esercito. Sanno come combattere.

La filosofia dietro la rapina è il riscatto, non solo meramente finanziario, ma morale. Le motivazioni vanno al di là dei soldi — che pure ci sono e sono, ovviamente, parecchi — e colpiscono a fondo le istituzioni che hanno involontariamente generato questo money heist.

Altro aspetto apprezzabile, la verosimiglianza dei personaggi e la loro gestione coerente. Anche qui, minime differenze dall’originale Casa di Carta, ma sostanziali: il Professore che decide di incontrare Woojin, la negoziatrice, ben due mesi prima della rapina, in modo da costruire con lei un legame assolutamente privo di ogni sospetto. O la scelta di eliminare il legame — assolutamente inutile — tra Tokyo e Rio, che fin dal primo episodio crea nella serie spagnola delle forzature. Tra i due c’è solo una simpatia, e nemmeno da entrambe le parti, perché la fedeltà di tutto il gruppo, anche e soprattutto ideologica e soprattutto di Tokyo, è destinata solo al Professore, che è leader carismatico. In questa maniera si rende più solida tutta la teoria alla base della rapina.

Nota a parte il personaggio di Berlino, che agisce da psicopatico per gran parte della stagione, ma il cui agire è, di volta in volta, ottimamente spiegato e motivato, dopo una serie di rivelazioni importanti, disseminate nel contesto e nel passato, che spingono a parteggiare per lui.

La prima stagione della CdCC copre le prime due parti dell’originale: la rapina inizia e viene portata a compimento, lasciandoci con un desiderio insopprimibile di vedere ancora questo gruppo di rapinatori che non uccidono, sia per esigenze di copione che — a un certo punto — morali, per essere in tutto e per tutto superiori a coloro che, al contrario, non vanno per il sottile per portare a termine i loro obiettivi: lo Stato.

Assolutamente promossa. Con Tokyo (Jeon Jong-Seo), Berlino (Park Hae-soo) e il Professore (Yoo Ji-tae) miei preferiti in assoluto.

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Germano Hell Greco
M E L A N G E

Kick-Ass Writer. Short Tempered Blogger. Editor in chief.