La meridiana — Shirley Jackson

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
5 min readJun 6, 2023

“SE NON ORA, QUANDO DOVREMMO VIVERE?”

“CHE COS’È QUESTO MONDO?”

Prima di pubblicare quello che, ancora oggi, viene ritenuto il suo capolavoro (L’incubo di Hill House), nel 1958 Shirley Jackson scrive La meridiana. La casa, anche in questa storia, non è solo una cornice dove si sviluppano gli avvenimenti, la casa è parte della storia. Una grande villa piena di stanze — che per qualcuno sono veri e propri appartamenti, circondata da mura che contengono addirittura un parco, nel quale, il primo Mr. Halloran aveva fatto costruire nientemeno che una grotta, con tanto di laghetto pieno di cigni. La famiglia Halloran, da allora, non si è mossa più da quella che, a tutti gli effetti, è una reggia, distante circa due ore di auto dal paese (e dai cosiddetti paesani). Nella villa vivono vari componenti di questa strampalata famiglia, parenti vari e un enigmatico faccendiere, Essex. La storia inizia quando tutta la famiglia rientra a casa dopo il funerale di Lionel Halloran.

Incipit

L’incipit ci introduce, senza tanti giri di parole, all’interno della villa assieme agli Halloran. Adulti di varie età, una bambina, anziani e altri personaggi che si aggiungono strada facendo. L’umorismo macabro di Jackson si mescola alla palpabile tensione dettata dall’evento catastrofico che pare stia per accadere: la fine del mondo. Un armageddon piuttosto vago, sussurrato alla povera zia Fanny dal suo defunto padre, durante un’inquietante passeggiata nel parco, il vecchio Mr. Halloran. Il messaggio è chiaro: nessuno deve uscire dalla villa, cosicché lui possa proteggerli tutti.

“Poi, chiamando Essex a pieni polmoni, fuggì, e andò a sbattere contro la porta della terrazza e vi picchiò sopra furiosamente per aprirla, per poi fermarsi in assoluto silenzio, fissando come impazzita i volti che la osservavano sbalorditi, occhi spalancati e bocche aperte, dal tavolo della colazione.

«Voglio dirvi» cominciò zia Fanny e poi — per l’imbarazzata sorpresa di tutti i presenti, nessuno dei quali aveva mai avuto occasione di pensarla capace di un solo gesto definitivo, chiaro e disadorno — zia Fanny svenne.”

In questo estratto c’è tutto, in poche righe Jackson descrive la situazione di presunta minaccia e l’umanità di questa famiglia. Più o meno tutti sono persone orribili, con opinioni pressoché misere gli uni degli altri, ma stoici e caparbi nel mantenere l’ordine familiare, che sa di tutela della specie. della propria specie, naturalmente. Una famiglia di nullafacenti ricca per dinastia, estremamente formale e ben istruita, spregevole e offensiva, ma dai toni garbati e dall’eloquio forbito. Tuttavia unita, per aver salva la pelle, tanto da credere ciecamente nella visione di zia Fanny (e da quelle successive della giovane Gloria, che osserva malvolentieri, comandata dalla vecchia Mrs. Halloran, il futuro attraverso un pesante specchio antico).

Da lì in poi ogni decisione viene presa dalla matriarca, la vecchia Mrs. Halloran, in funzione di preservare la famiglia e la stirpe per accogliere il nuovo mondo, solo per loro. Ecco perché, a un certo punto, qualcun altro si unisce a questa banda di pazzi e pazze, persone non scelte a casaccio, persone che servono.

“Impossibile” disse Mrs. Halloran. “Puoi anche avere visto tuo padre; non mi sogno di mettere in dubbio un’apparizione privata. Ma non puoi aver visto un giardiniere che potava una siepe. Non qui, non oggi.”

Lo dico sempre, io di Shirley Jackson leggerei qualsiasi cosa, perfino la sua lista della spesa. È la mia scrittrice preferita (inteso in modo assoluto, non ho un corrispettivo maschile), è la mia anima gemella letteraria. Riesce sempre a conquistarmi con la sua prosa impeccabile e la sua invidiabile mancanza di pudore. Il suo disprezzo verso l’alta borghesia è qui narrato con uno stile vivace e dettagliato, con una passione da lasciare sbalorditi. I dialoghi sono puro godimento, il punto di forza di questo romanzo che, fatta eccezione per un paio di situazioni, si svolge interamente nella villa.

“Temo che sia soltanto una brama di annientamento. Nessuno che abbia visto il proprio volto per quello che è può desiderare di continuare a vivere”. […]

“La vista del proprio cuore è avvilente; le persone non sono fatte per guardarsi dentro — è per questo che hanno ricevuto un corpo: per nascondere l’anima”.

La meridiana è una storia divertentissima e crudele, con più momenti angoscianti e di pura perfidia. È una storia gotica ed è una commedia nera, nerissima. Jackson vuole che ci domandiamo tutto il tempo se questa fine del mondo sia alle porte o no. Quello che non ci vuole dare sono risposte chiarificatrici, l’obiettivo è scrutare i componenti di questo nucleo familiare e farsi la propria idea. Perché il punto è sempre lo stesso: non è mai quello in cui credi che è davvero importante, ciò che conta è chi sei tu, le decisioni che prendi, le azioni che compi.

“Fai sembrare tutto assurdo. Dimmi, Fancy. Cosa succederà? Tu lo sai?”

“Be’,” disse adagio Fancy “voi tutti volete che il mondo cambi perché così voi potrete essere diversi. Ma io non credo che la gente cambi solo perché vive in un mondo nuovo. E comunque quel mondo non è più reale di questo”.

La meridiana è diventato, attualmente, il mio libro preferito, ho riso tantissimo, mi ha totalmente rapita. Certo, bisogna essere affini a un umorismo che odora di mausoleo (proprio come la villa degli Halloran, dopotutto), quindi siete avvisati.

Ho letto La meridiana, che ancora mi mancava, leggendo la lista del programma di lettura ideato da Redrumia, cioè Marika Paracchini. E siccome non sono in grado di rispettare nessuna lista, ho iniziato col libro di ottobre. Sì, ho letto La meridiana mesi fa. E poi è successo che recentemente Marika ha fatto un sondaggio su Instagram per cambiare la scaletta di giugno e, in modo del tutto spontaneo, la maggioranza ha decretato che per questo mese si sarebbe letto proprio il libro in questione. Se volete partecipare, di seguito vi metto il link.

Redrumia su Instagram: “Con un nome spudoratamente rubato alla bella antologia recentemente uscita per @blackieedizioni, un progetto di lettura che mi terrà…”

Leggere Shirley Jackson è sempre una cosa buona e giusta. Non perdetevi questo capolavoro.

“La questione di quello in cui si crede è curiosa, poiché vi si riflettono sia la meraviglia dell’infanzia che la cieca speranza propria della vecchiaia estrema; in tutto il mondo non esiste chi non creda in qualcosa. Si potrebbe suggerire, senza timore si smentita, che qualunque cosa, per quanto esotica, possa venire creduta. D’altra parte, le credenze astratte sono per lo più impossibili; è la concretezza, la realtà della coppa, della candela, della pietra sacrificale, che rafforza la credenza; la statua non è niente finché non piange, la filosofia non è niente finché il filosofo non diventa martire”.

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