La pistola di Melvin

Domenico Attianese
M E L A N G E
Published in
5 min readFeb 22, 2022

Questo è un articolo di Davide Mana, a cui Medium ha bloccato l’accesso per motivi misteriosi. I poteri forti non vogliono farlo parlare? La Silicon Valley vuole zittirlo? I Graboid gli hanno mangiato il pc?
Non lo sappiamo, ma ecco il suo pezzo.

È di poche settimane or sono la notizia che George R.R. Martin starebbe lavorando su un adattamento di Roadmarks, del compianto Roger Zelazny, per farne una serie TV. Martin fu amico di Zelazny, e grazie a Zelazny arrivò alla pubblicazione, e Roadmarks è un’opera perfetta per un adattamento televisivo.

Immediatamente, sui forum dei fan delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è partita la mobilitazione, per boicottare la serie in modo che chiuda alla prima stagione se non prima… “Così Martin tornerà a scrivere i romanzi che ci deve, invece di perdere tempo.”

OK, smettete di ridere e andiamo avanti con questo articolo.

E cominciamo con un esempio nerd.

Così anche i nerdz lo capiscono.

C’è un’idea molto semplice ma fondamentale, che abbiamo imparato tutti guardando Tremors.

È generalmente nota come La Pistola di Melvin: quando hai per le mani un infantile rompicoglioni e vuoi che faccia come dici, gli dai una pistola scarica.

Il canone è la pistola scarica che le major hanno dato ai fan.

Nel momento in cui le narrative transmediatiche hanno reso le properties, e non le singole storie, il prodotto su cui capitalizzare, le major sono andate dai fan, ed hanno detto loro, Oh beneamati fan, eccovi è il sacro canone, su cui si fonda tutto ciò che amate. A voi, che conoscete ogni dettaglio del nostro universo narrativo, ai vostri cuori irrigati dall’amore per questa property, spetta il diritto di difenderlo, il dovere di sorvegliarlo, il privilegio di fare in modo che mai e poi mai venga tradito, per tutti i secoli dei secoli, amen. Andate e diffondete il verbo!

E i fan sono impazziti.

Perché “ora abbiamo vinto, e siamo noi a decidere!”

Ma il canone è una pistola scarica.

Nessuno che abbia mai letto più di dieci uscite della Marvel o della DC può farsi delle illusioni che “il canone” interessi minimamente a questa gente.

Nel corso degli anni hanno cambiato origin stories, mitologie, identità, costumi, universi…

“Ma non era così… una volta…”

“Quello era un altro universo.”

Eroi e cattivi sono morti e resuscitati più e più volte (stiamo guardando te, Superman). Le properties hanno fatto tali e tante giravolte, che esiste un personaggio nell’universo DC che è finita per diventare la madre di se stessa.

[lasciamo allo studente il compito di individuare questo personaggio e discuterne nei commenti]

E vogliamo parlare di Star Wars Legends?

“Ma non era così… una volta… l’Universo Espanso…”

“Quello era Legends.”

Il canone è ciò che decidono, in funzione dei propri interessi, coloro che governano la property.

E non sono i fan.

Che però in questo modo, è vero, continuano ad essere infantili rompicoglioni come Melvin in Tremors, ma per lo meno corrono nella direzione che vogliamo noi.

E se vogliamo saturare i social media di discussioni sul nostro nuovo progetto, ci basta pubblicare tre foto su Vanity Fair, e poi lasciare che “i guardiani del canone” si accapiglino, saturando le piattaforme, perché nella Terra di Mezzo nessuno portava i Ray-Ban.

Pubblicità gratis.

E i fan sono contenti.

Si sentono rilevanti.

Si sentono riconosciuti.

Si sentono potenti.

Il che naturalmente non è vero, ed è essenzialmente il motivo per cui i “guardiani della property” vanno in delirio quando la property viene cambiata sotto ai loro occhi dai detentori dei diritti, con improvvise ed ingiustificate modifiche ad elementi fondanti, come…

Gli elfi neri che non sono più neri (D&D) ma al contempo è risaputo che gli elfi non possono essere neri e le nane hanno la barba (LOTR)

Le tette di Lola Bunny (Space Jam)

Jack Reacher che non può essere stato ciò che dice di essere stato perché una tale figura non esiste nella struttura delle Forze Armate americane (Jack Reacher).

Il poster di Ant-Man II nel quale Wasp è in una posizione di preminenza ed in questo modo mina implicitamente la mascolinità del protagonista, mio dio, questo politicamente corretto dove andrà a finire, signora mia, prima o poi le femmine vorranno anche pari diritti, e poi toccherà alle checche… (Marvel Cinematic Universe).

“Non è canone!”

Le major prendono le proprie decisioni sulla base di interessi economici — e i fan, per loro natura, sono quelli che strepitano e piangono, ma poi pagano il biglietto … anche solo per poter dire che hanno odiato ogni minuto.

Quindi, lo sviluppo del mercato non lo si fa sui fan, perché i fan sono già fidelizzati.

Anche se piangono e strillano e minacciano i boicottaggi.

Perché l’arma del boicottaggio, che fece grande la Legione per la Decenza negli USA, oggi è nelle mani dei fan. Certo, La Lega per la Decenza censurava Bergman, Goddard e Antonioni per indecenza, e Il Figlio di Sinbad (1955) perché “incita i giovani alla delinquenza.”
I fan boicottano Roadmarks perché così quel fannullone di Martin torna a lavorare a ciò che vogliono loro.

È solo rumore, si dirà.

È solo pubblicità gratis, abilmente orchestrata da chi le properties le controlla davvero.

È solo il delirio di onnipotenza di una manica di frustrati.

È solo una pistola scarica data in mano a degli infantili rompicoglioni per imbrigliarne l’infantilismo e la rompicoglionaggine.

Ma è vero che infinite rapine nel corso della storia sono state portate a termine brandendo una pistola scarica (e molto spesso, in film boicottati dalla Lega per la Decenza).

E non staremo qui a discutere di progetti mandati a gambe all’aria perché i fan si sono mobilitati preventivamente per causarne il fallimento.

Ciò che ci interessa molto di più, in questa sede, è che quando si armano degli infantili rompicoglioni, il rischio è che quelle armi vengano comunque usate per fare del male a qualcuno.

Come quando i guardiani del canone invitano i portatori di handicap a “essere felici di potersi fingere normali” in Dungeons & Dragons invece di “imporci personaggi in sedia a rotelle.”

E voi non siete portatori di handicap, e non capite perché chi invece lo è possa infuriarsi.
Dio, quante storie, ‘sta gente!

Perché ecco qui il problema — la pistola scarica che le major hanno dato nelle mani dei fan può venire usata per cercare di scoraggiare ogni cambiamento che chi ha in mano quell’arma non gradisce. Non perché gli importi del canone, ma perché un cambiamento della property corrisponde a un cambiamento realtà quotidiana, che potrebbe infrangere la loro illusione di essere rilevanti.

Anche scarica, una pistola resta una pistola.

È per questo che in Tremors, quando Burt Gummer riprende l’arma scarica che ha dato a Melvin per farlo correre nella direzione giusta, poi comunque controlla che sia in sicurezza.

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Domenico Attianese
M E L A N G E

Writer, screenwriter, copywriter, editor. Pizza eater.