La ragazza scomparsa — Shirley Jackson

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
6 min readMay 29, 2019

La ragazza scomparsa è una raccolta di tre racconti di Shirley Jackson pubblicata da Adelphi a marzo. Quando vidi l’annuncio, mesi fa, mi dissi che nulla al mondo mi avrebbe impedito di possederla. Poi me ne dimenticai (la vita è proprio fastidiosa e ti impone di scordarti le cose fondamentali), ma poi vidi una foto del libro su Instagram, che risuonò come un paio di schiaffoni in pena faccia e in un battibaleno avevo ordinato cartaceo. In breve mi trovai tra le mani un mini libriccino da pochette, quello che bisognerebbe portarsi sempre dietro ogni volta che si esce di casa, talmente è piccolo e leggero, adatto anche agli uomini che utilizzano le tracolla (bravi, io vi stimo e apprezzo, così vi tenete da soli le vostre cianfrusaglie e noi femmine ci teniamo le nostre). Non vorrei che questa faccenda delle dimensioni del libro risultasse una cosa di poco conto, una frivolezza. L’Adelphi la si ama incondizionatamente anche per questo, inutile negarlo. Un piccolo libro contenente tre piccole storie, eccezionali nella forma stilistica e nel contenuto, direi quasi sorprendente se si pensa che i primi due racconti siano stati pubblicati per la prima volta negli anni ’50 e l’ultimo fu pubblicato nel 1996, parecchi anni dopo la morte della Jackson. Originali, moderni e allo stesso tempo profondamente radicati in un’America conservatrice, ricca, efficiente. Ma l’indifferenza, lo sappiamo, è un virus che si espande a macchia d’olio e racconta l’orrore meglio di qualsiasi truculenza.

La Jackson ce ne regala un saporito assaggio nel primo racconto, che dà il titolo all’antologia, La ragazza scomparsa. Martha Alexander sparisce una sera dall’alloggio del campo estivo e la sua compagna di stanza, Betsy, non sa nulla su dove possa essersi cacciata. A dire il vero non sa nulla di Martha, come il resto delle ragazze e del personale. La stessa direttrice, Zia Jane, ricorda a malapena il suo nome. In più, la polizia pare incapace e impreparata, visto che “In una cittadina come quella vicino al Campo estivo Phillips, i reati sono commisurati al carattere degli abitanti, e un cane rubato o un naso rotto sono sostanzialmente i fatti più clamorosi da segnalare. Non c’erano dubbi riguardo alla totale incapacità dello sceriffo Hook di fronte la scomparsa di una ragazza dal campo estivo.” Indifferenza, incapacità, inadeguatezza. E chiacchiere, tante chiacchiere attorno a una ragazza che nessuno ricorda e che forse, qualsiasi cosa le sia accaduta, magari se l’è andata a cercare. Non so voi, ma a me ricorda vagamente qualche ragionamento odierno (evidentemente intramontabile). Che fine ha fatto Martha Alexander? È morta? È stata rapita? Non è mai esistita? A voi scoprirlo e se il finale non vi suscita un senso di disagio e orrore, siete più strani di Zia Jane.

«Pensi che dovrei andare a dirlo a zia Jane?» domandò Betsy il terzo giorno.

«Be’…» L’altra ci penso su. «Sai com’è, potresti passare tu dei guai, se è scomparsa sul serio.»

Il secondo racconto è il mio preferito. Viaggio con signora è un gioiello da leggere e rileggere, talmente è sorprendente l’efficacia nel narrare un breve viaggio in treno di un bambino di nove anni, Joseph, che si sta recando da solo dal nonno, tra l’angoscia della madre che se potesse lo avrebbe ancora attaccato al cordone ombelicale e la fierezza di un padre che non vede l’ora che il treno parta così non se ne parla più. Joseph è un ometto che freme all’idea di percorrere questo viaggio in treno in beata solitudine, in compagnia dei suoi fumetti e della discrezione del facchino, pagato dal padre per avere un occhio di riguardo per il fanciullo. Lasciatosi alle spalle i deliri materni (ci mancava solo che la madre si attaccasse al treno in corsa), sembra che tutto proceda secondo i piani, fino a quando una bella signora entra nel vagone e osa interrompere l’idillio di Joseph sedendosi accanto a lui. E parlandogli, per di più. Non voglio aggiungere altro, che potrei rovinare la suspense e non mi pare giusto. Questa piccola storia, condita di una stuzzicante ironia, è divertentissima e rocambolesca, nonostante i due protagonisti rimangano seduti sul treno per tutto il tempo. Anche qui: chi è questa signora? È reale? È pericolosa? Quali saranno le conseguenze per il piccolo Joe?

«Joe, data la lunga esperienza, avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande con una frase sola, tanto era abituato alla sequela: ho nove anni, avrebbe potuto dirle, faccio la quinta elementare, e no, non mi piace andare a scuola, e se vuol sapere cosa imparo a scuola non imparo niente perché la scuola non mi piace e invece mi piace andare al cinema, e sto andando a casa di mio nonno, e soprattutto detesto le donne che vengono a sedersi accanto a me e mi fanno domande stupide, e se mia madre non mi fosse stata addosso tutto il tempo per insegnarmi le buone maniere prenderei su tutta la mia roba e me ne andrei a sedermi da un’altra parte, e se non smette di farmi domande…»

Shirley Jackson by Katy Horan

Incubo, l’ultimo racconto, non è da meno in quanto a divertimento e mistero ben miscelati. Seguiamo Miss Toni Morgan, elegante, meticolosa e precisa segretaria, in giro per la città di New York. Deve consegnare urgentemente un pacco a Mr Shax, affidatole dal suo datore di lavoro, Mr Lang. È tutto un Miss e Mr, tanto da rischiare il cortocircuito quando, improvvisamente, nel tragitto che Toni Morgan percorre, iniziano a comparire cartelloni pubblicitari con sopra scritto: TROVA MISS X, ripetuto come una mantra. Una certa dose di ansia e paranoia iniziano a galoppare quando spunta un furgone, che pare seguire la protagonista, annunciando col megafono ricchi premi e cotillon a chiunque trovi Miss X, descrivendola in ogni dettaglio. E i dettagli corrispondono proprio a Miss Toni Morgan. Oltre a essere una storia che instilla un’inquietudine a tratti insostenibile causata da un morboso pedinamento, il finale riserva una chiave di lettura più profonda di quel che può sembrare. Potremmo essere tutti Miss Toni Morgan. Visibili eppure invisibili a una massa troppo presa a fare tutto tranne che prestare attenzione. Einstein diceva che “chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere.” Il bizzarro finale è, in tal senso, emblematico.

«Ho solo sognato, si disse, è una storia assurda. La cosa che le rincresceva di più era, prima di tutto, aver perso la sua presenza di spirito tanto da parlare in quel modo all’autista del furgoncino, e poi anche aver fatto cadere la borsetta ed essersi dovuta chinare a quella maniera all’angolo della strada per raccogliere la roba da terra. Mentre il taxi si dirigeva verso sud notò i poster su ogni lampione, e sorrise. Povera Miss X, pensò. Chissà se la troveranno.»

E allora, dopo aver gustato queste tre piccoli, grandi storie, ci ritroviamo a porci il quesito su chi siano i veri fantasmi. Martha? La signora misteriosa? Miss Toni Morgan? O tutti gli altri?

Leggerei qualsiasi cosa scritta dalla Jackson, anche la lista della spesa all’Eurospin. Potrei trovarmi nel silenzio totale delle mie quattro mura o in una spiaggia affollata di Ibiza, non cambierebbe niente. Nel momento in cui incontro le parole scritte di questa straordinaria autrice, il resto del mondo non può interferire. E questa è una capacità che si riserva solo ai grandissimi, non certo perché sono abile a concentrarmi. E poi, parafrasando Raymond Carver, il valore supremo di un racconto ben scritto batte una vagonata di mediocri romanzi.

Non mi resta che augurarvi buona lettura.

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