Lilith e Lamia, la vendetta delle donne-vampiro
Lilith e Lamia sono due figure mitologiche nate in contesti diversi e in epoche diverse, ma con molti tratti in comune al punto che, nel corso dei secoli, si sono sovrapposte fino a diventare una stessa entità conosciuta con il nome di Lamia.
Quali che siano le origini di Lilith, già dall’etimologia e dal significato del suo nome si capisce che è destinata a portare nulla di buono.
Lilith in ebraico, Lilu nella religione mesopotamica, la terribile triade di demoni babilonesi Lilu, Lilitu e Ardat Lili (padre, madre e figlia)… la radice è la stessa, Lil, e si assimila al significato di oscurità, morte, peccato sessuale che tormenta gli uomini, ma si associa anche a catastrofi come le tempeste, le malattie, gli aborti, la sterilità e la morte. Viene spesso descritta come donna bellissima, con lunghi capelli rossi e ricci
Lilith è lo spirito rapace che vaga di notte e seduce gli uomini rendendoli folli:
Rabbi Hanina disse: non si può dormire soli in casa, e chiunque dorma in una casa da solo è preso da Lilith (Shabbath 151b)
Nella Cabbala Lilith è la compagna del demone Samel e insieme dominano il regno delle impurità e dalla loro unione prendono vita le moltitudini impure dei non eletti, i succubi Lilim.
Nella Bibbia si legge:
Cani selvatici si incontrano con le iene, ed i satiri si lanciano mutualmente all’appello; ivi ancora abiterà Lilith, trovandovi riposo (Isaia, 34:14)
che, in alcune traduzioni diventa:
Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora
E questo riporta alle più antiche origini iconografiche di Lilith: un demone notturno di sesso femminile con le sembianze di civetta, compagna a sua volta di un diavolo; è la “grande meretrice”, l’assassina di infanti, la divoratrice di uomini, la vampira efferata, l’antitesi della sposa devota e fedele.
Ma da dove deriva l’idea di una creatura così malvagia? Forse una spiegazione la si trova nella tradizione ebraica (Zohar e Genesi), e più precisamente nella storia che vuole Lilith come prima compagna di un Abramo creato ermafrodita per assomigliare a Dio (con grande gioia degli anti gender):
Rabbi Abba disse: ‘Il primo uomo era maschio e femmina insieme poiché la scrittura dice : — E Elohim disse: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza ( Gen. I , 26). E precisamente perché l’uomo rassomigliasse a Dio che fu creato maschio e femmina insieme…’ (Libro dello Zohar)
Sempre stando alle fonti, pare che questa Lilith fosse stata creata “usando sedimenti e sudiciume invece di polvere pura” per renderla inferiore all’uomo; ma comunque non da una costola di Adamo, e quindi con una propria individualità e autonomia. Lilith non si sente inferiore all’uomo e ad un certo punto, durante l’atto sessuale, chiede ad Adamo di invertire la posizione canonica (quella del missionario, per intenderci); Adamo rifiuta e tenta di obbligarla a sottostare ma Lilith si ribella e se ne va, lasciandolo nuovamente solo.
Si nasconde quindi sul Mar Rosso, disobbedendo all’ordine divino di tornare dal suo compagno. Lì si accoppia con i diavoli, generando cento figli demoniaci (Lilim) al giorno, ma questi figli vengono sterminati da Javhè Dio per punizione e Lilith, per vendetta, di notte penetra nella case, seduce gli uomini in amplessi violenti, succhia il loro sangue e uccide i bambini.
Nasce così un mito, anzi due: quello della strix, la strega che, come un uccello notturno, vola nella notte a caccia di prede, e quello del vampiro, che si nutre del sangue delle sue vittime. Caratteristiche che accomunano Lilith ad un’altra figura mitologica, con cui finirà per sovrapporsi: Lamia.
Ma chi era Lamia?
Secondo la mitologia greca, Lamia era una splendida regina libica di cui Zeus si innamorò follemente e con la quale generò molti figli. Era, moglie ufficiale di Zeus, folle di gelosia uccise i figli della coppia e Lamia, per dolore e per vendetta, prese ad uccidere i neonati di donne umane e a succhiare il sangue degli infanti così come quello degli uomini. Tutta questa follia fece sì che Lamia perdesse la sua bellezza mitica per trasformarsi in un mostro antropomorfo, che però aveva la facoltà di tornare bellissima quando voleva sedurre gli uomini e abbeverarsi del loro sangue.
Il poeta Orazio, nel Ars Poetica parla di Lamia come di una strega che mangia i fanciulli per poi partorirli morti.
“Siano verosimili le cose che s’inventano per dilettare;
nessun racconto può pretendere d’essere creduto in tutto ciò che vorrà:
è assurdo che la strega Lamia partorisca vivo il fanciullo che ha mangiato.”
(Orazio, Ars Poetica, vv 338–340)
Un destino molto simile, quello di Lilith e Lamia: due donne in grado di mutare il proprio aspetto all’occorrenza per uccidere infanti, sedurre uomini e succhiarne sangue.
Il fatto che entrambe siano prima state vittime prima che carnefici, sembra non contare molto: della loro storia si esaltano e si mitizzano le malefatte e Lilith e Lamia finiscono per diventare una stessa figura, quella della “strega” nel Medio Evo e della “femmina fatale” in epoca romantica.
In particolare Lilith, ribelle, protofemminista, dotata di volontà e personalità, non poteva piacere ai vari profeti, santi, dotti, scrittori, poeti e saggisti — tutti maschi ovviamente — che, nel corso dei secoli, l’hanno dipinta come una dannazione per l’umanità. E molte delle accuse che le vengono mosse — dal volo notturno all’infanticidi, dalla trasmutazione in bestia alla collusione con il demonio — sono le stesse che ritroveremo nei processi per stregoneria molti secoli più avanti.
Perché, come spiega bene Serena Foglia nel suo Streghe, Lilith, rappresenta in primo luogo l’archetipo di una grande paura ancestrale dell’uomo, che deriva dall’istinto primario sessuale e sfugge al dominio della ragione. E non riuscendo a dominare il desiderio nonostante la propria superiorità, l’uomo punisce colei che ritiene colpevole di provocarlo, la donna.
Bisogna arrivare al periodo romantico, con John Keats, affinché la figura di Lamia perda quasi del tutto i suoi connotati di essere maligno e immorale diventando una creatura tragica, intrappolata in un corpo mostruoso ma lacerata da un dolore profondo e disperata per un amore perduto.
Era una forma gordiana di abbagliante tinta, a macchie vermiglie, d’oro, verdi ed azzurre;
rigata come una zebra, maculata a mo’ di leopardo, occhiuta come un pavone, e tutta di cremisi listata; era cosparsa d’argentee lune, sì che, quand’essa respirava, si dissolveano, o splendeano più lucenti, o intrecciavano le loro luci con altri più cupi ricami. –
Così coi lati iridescenti, afflitta da tante miserie, pareva, insieme, una donna degli elfi in espiazione,
la bella di un demone, o un demone stesso.
Su la sua cresta essa avea un languido fuoco di stelle cosparso, come la tiara d’Arianna; la sua testa era di serpente, ma oh amara dolcezza! ess’avea bocca di donna, completa, con tutte le sue perle, e quanto a agli occhi: che altro poteano là simili occhi fare, se non piangere e piangere, ché sì belli erano nati?
Come Proserpina ancor piange per l’aura de la sua Sicania.
La sua gola era di serpente, ma le parole ch’essa dicea venian, come traverso gorgogliante miele, spinte da Amore.e tali: — mentre Hermes su l’ali sue posava,
come falco che giù s’inchina pria di ghermire la sua preda. (John Keats, Lamia)
Mentre per Lilith la strada è più tortuosa dal momento che, ancora oggi, viene rappresentata come un demone o una strega malvagia.
Primo Levi scriveva in un suo racconto ambientato in un campo di sterminio:
Dio è rimasto solo; come succede a tanti, non ha saputo resistere alla tentazione e si è preso un’amante: sai chi? Lei Lilìt, la diavolessa, e questo è stato uno scandalo inaudito (Primo Levi, Lilìt e altri racconti)
Ci vuole una poetessa libanese contemporanea, Joumana Haddad, per vedere finalmente Lilith come una donna che ha il coraggio di ribellarsi e di abbandonare il Paradiso Terrestre in nome della propria indipendenza.
Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall’esilio.
Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le e’ mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.
Io sono le due lune Lilith. Quella nera e’ completata dalla bianca, perche’ la mia purezza e’ la scintilla della sua depravazione, e la mia astinenza l’inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-paradiso.
Io sono la vergine, viso invisibile della scostumatezza, la madre-amante e la donna-uomo. La notte perche’ sono il giorno, il lato destro perche’ sono il lato sinistro, e il sud perche’ sono il nord.
Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile e’ il mio fascino perche’ i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.Io faccio l’amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.
Io sono la guardiana del pozzo e il punto di incontro degli opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo tentarono. Dal flauto delle due cosce sale il mio canto, e dal mio canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.
Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto
e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi.
Come non potrebbero esserci maree
ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso? …
I libri mi hanno scritta anche se non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle il compimento della lussuria che conduce alla rovina totale: sulla follia si schiude la mia camicia.
Quanti mi ascoltano meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di rabbia.
Non sono ne’ la ritrosia ne’ la giumenta facile, piuttosto il fremito della prima tentazione.
Non sono ne’ la ritrosia ne’ la giumenta facile, piuttosto lo svanire dell’ultimo rimpianto.
Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.
Io sono Lilith
e ritorno dal mio esilio
per ereditare la morte della madre che ho generato.(Joumana Haddad, Il ritorno di Lilith)
Fonti
Serena Foglia, Streghe (Ed. Saggistica BUR, 1989)
Roberto Sicuteri, Lilith — La luna nera (Ed. Astrolabio Ubaldini, 1980)
Laura Rangoni, Donne selvagge. Dalla Dea alla strega: percorsi di sciamanismo femiinile (Ed. Ananke, 2002)
Costantino Di Marnia, Enciclopedia della magia e della stregoneria (Ed. De Vecchi, 1984)
Articoli on-line
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