Pezzi di vetro — body horror made in Italy

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
4 min readApr 4, 2023

“Uno a uno venivano verso di me, mi stringevano la mano e firmavano il contratto, molti di loro col sangue che usciva dalle ferite inferte dal vetro che era schizzato ovunque. Io li salutavo, cantavo, ridevo, ma il mio sguardo continuava a cadere sul pesce, su quello storione enorme che annaspava a pochi metri da me per la mancanza di acqua. Quello della morte era uno spettacolo magnetico.”

Michele Borgogni è un autore generalmente self, ma in questo caso si affida alla casa editrice Dark Abyss (nome bellissimo) per pubblicare una storia leggermente fuori dalla sua comfort zone. In primo luogo, il romanzo breve (162 pagine che volano via come schegge — eheh — di vetro) è scritto dal punto di vista di una donna, il che è insolito e quantomeno coraggioso da parte di un uomo. Una donna che, peraltro, vive una via crucis di 12 giornate via via sempre più infernali, fino a raggiungere l’apoteosi. Una donna che in quei 12 giorni ha perfino le mestruazioni. Un flagello vero.

SINOSSI:

“È venerdì e Anna arriva in ufficio con le calze rotte. Un piccolo dettaglio, un frammento fuori posto, una scheggiatura nella sua realtà, una scaglia che cade… La prima di tante che la porteranno a cambiare pelle in pochi giorni. Da un fine settimana a quello successivo, percorrendo l’anello che va dall’infinita vanità del tutto al potere divino. E ritorno.”

Il numero 12 è ricorrente (il tacco di Anna nel primo giorno, la nomenclatura dei capitoli, etc.) e volendo ci si può sbizzarrire con le ipotesi. Io ho pensato anche che possa riferirsi all’anatomia umana (12 vertebre e via dicendo), visto che di corpo e della sua deflagrazione si parla. Il corpo di Anna, nello specifico, ma non solo, anche quello di altri personaggi che in questa storia fanno la loro parte. Ed è una storia molto dolorosa. Nonostante Anna non sia propriamente adorabile (è scritto in prima persona, perciò siamo risucchiati nei pensieri e ragionamenti di Anna, non sempre gradevolissimi), è difficile non immedesimarsi nel calvario che sta vivendo e devo dire che ho apprezzato molto lo stile esplicito e per niente titubante nel raccontare una sorta di Bridget Jones alle prese, però, col maligno. Un maligno che non ha né volto e né corpo, al massimo è un riflesso di sé in un frammento.

Il pregio è anche quello di non essere pesante, anzi, a tratti è perfino divertente, soprattutto quando Borgogni si lascia trasportare dal delirio weird in cui fa precipitare questa povera donna e chi le gravita attorno.

Insomma, l’ho letto in un paio di giorni e me la sono spassata. È un body horror puro e semplice, una parabola discendente che non regala spiegazioni di sorta, al massimo qualche dubbio ed elucubrazione. Mi ha ricordato quella perla di Starry Eyes (se non lo avete visto lo trovate su Prime) e per una scena in particolare, la mia mente è volata a un’altra perla del cinema horror, ovvero Excision (anche quello lo trovate su Prime).

Io ho preso la versione ebook, ma vi consiglio quella cartacea, perché (cosa che non sapevo), all’interno ci sono delle illustrazioni molto belle.

La copertina è opera di Paolo Massagli, veramente bella.

Link per l’acquisto.

Aneddoto buffo — o inquietante, a seconda dei punti di vista: ho iniziato a leggere Pezzi di vetro un pomeriggio mentre ero beatamente in una spa a rilassarmi. Stacco un attimo dal libro per farmi una sauna e a un certo punto sento un rumore pazzesco e con la coda dell’occhio vedo Germano che, a passo svelto, se ne va da qualche parte. Io proseguo la mia sauna, fregandomene bellamente. Poi scopro che, sposando un tavolino, incidentalmente la lastra di vetro che ci era appoggiata sopra cade e va in mille pezzi. Mille pezzi di vetro. E niente, sarà stata sicuramente una casualità.

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