[Quinto elemento]: Black Spot

Germano Hell Greco
M E L A N G E
Published in
3 min readSep 30, 2019

A causa di Tanta Roba, Film Dellamadonna, Capolavori Assoluti e Filmoni, e soprattutto del binge watching si sono perse di vista le serie che fanno sano e semplice intrattenimento. Se una serie non è tanta roba fin dai primi dieci secondi è merda, per cui meglio passare oltre. Questa l’attitudine imperante.
Colpa nostra.

Poi per fortuna qualcuno si mette in testa di produrre un telefilm “all’antica”, dove la storia e i protagonisti li conosci piano, non solo tramite ciò che fanno per vivere (i gendarmi, o più in generale, i tutori dell’ordine), ma attraverso i piccoli gesti quotidiani e manie (tipo tenere un porcellino d’india nel cassetto della scrivania in ufficio, o fare modellismo navale) che ti fanno amare l’ambientazione, che ti fanno passare qualche onesta serata in piacevolezza.

Zone Blanche, da noi importata come Black Spot, è un prodotto francese, che ha fatto prima la sua comparsa su Amazon Prime Video, per poi migrare su Netflix con la seconda stagione. All’antica, ma immersa in un mondo sempre più moderno che prevede, oltre alle migrazioni umane, anche quelle dei prodotti di intrattenimento. Vita dura per cinema e TV.
Attualmente si deve decidere se produrne una terza stagione o no. Tempi di magra, in cui le serie di mezzo, per dir così, nessuno può sentirle urlare, specie se legate come sono al riscontro immediato di pubblico.
Per quanto riguarda il destino di Zone Blanche staremo a vedere.
Intanto possiamo incrociare le dita e goderci le prime due stagioni.

Talmente all’antica, ZB, che parte dal presupposto di annullare la rete cellulare. La zona bianca è, di fatto, un territorio non coperto dalla moderna rete di comunicazione satellitare.
Un posto dove, nello scrivere l’intreccio, si deve tornare indietro agli anni Ottanta, senza compiere operazioni nostalgia. E la cosa mi sta benissimo.
C’è una tenenza della Gendarmeria, un paese sonnacchioso, ma profondamente legato alla foresta che lo cinge, una famiglia di potenti e corrotti che governa il territorio.
E c’è qualcosa di insolito, nel bosco.
Si parla di rapimenti di giovani donne, sparizioni, di un dio cornuto.

Si parte come un qualunque giallo di provincia, si finisce per sfiorare Twin Peaks, ma senza sfumature visionarie.
I personaggi sono carismatici, tutti, anche i secondari. Scoprirete di averne memorizzato i nomi senza difficoltà (Laurène, Nounours, Franck Siriani, Cora, etc…).

La Foresta di Villefranche (il paese) è una creatura vivente, è una zona sopravvissuta al progresso. Se questa sopravvivenza sia stata causata dalla trascuratezza della tecnologia moderna o se sia dovuta alla vigilanza di un antico dio, non è dato saperlo.
Intanto, i protagonisti, a cui vi affezionerete, uno dopo l’altro, senza scampo, vivono quotidiane vicende di crimini (altissimo tasso di mortalità, in quel di Villefranche, quasi ai livelli dell’Absaroka County di Longmire, un morto o due al giorno/episodio) e malaffare, e fanno i conti col passato, che li ha segnati. Tutti.

I legionari romani hanno fondato Villefranche, o ci hanno provato. Hanno costruito una comunità su terre antiche, celtiche, dove si adorava Cernunnos, un dio così vetusto che s’è persa anche l’iniziale del suo nome, quella C è ricavata da studi filologici e dalla parola carnon, o cernon (il cervo). Si dice più antico dei celti stessi, un dio adorato da moltissime popolazioni, che protegge la madre terra.
Il mistero di Zone Blanche è una lotta di una forza sovrannaturale per salvaguardare l’ambiente dalle minacce che si sono susseguite nel corso dei secoli?
Forse, o forse no.

L’elemento fantastico non è mai preponderante, anche se palese, rispetto a quello squisitamente umano. È un’influenza costante, una eco che sta sullo sfondo a ricordare che le cose non sono mai semplici.
E poi c’è la familiarità, l’insistenza sui luoghi, che diventano man mano consueti, piacevoli da rivedere, magari da visitare dal vivo.

E… ah sì, ha anche un’ottima colonna sonora. Ascoltate voi stessi.

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Kick-Ass Writer. Short Tempered Blogger. Editor in chief.