Retrospettiva Sopranos — 1x06: “Pax Soprana”
“This psychiatry shit. Apparently what you’re feelin’ is not what you’re feelin’ and what you’re not feelin’ is your real agenda.”
Il ritorno di Tony Soprano nel New Jersey e alle incombenze della vita da boss (di fatto, ma non di nome) fa sì che si riannodino i fili con le trame di Medowlands lasciate in sospeso dalla trasferta nel Maine nell’episodio precedente, trasferta che a questo punto può essere davvero vista come una vacanza piacevole — con tanto di regalo inaspettato, ovvero l’omicidio di un vecchio pentito.
La vita da boss — di fatto, non di nome — è infatti più complicata del previsto per Tony, e le preoccupazioni che sembravano essere state gestite nella maniera migliore (l’utilizzo di Junior Soprano come parafulmine per i federali, come verrà confermato dal finale) non hanno tenuto conto di svariati fattori di rischio. Junior da boss ha infatti un potere decisionale, e non solo formale, in ogni caso preponderante: le sue prime decisioni sono all’insegna dell’avidità e di vecchi rancori mai sopiti da rivangare, che vanno a colpire anche vecchi alleati (Hesh) e procurano subito malumori, ma a cui bene o male bisogna sottostare senza ribellarsi apertamente.
La “Pax Soprana” del titolo è un ironico riferimento alla Pax Augustea, ovvero il lungo periodo di pace sotto Ottaviano Augusto. La storia romana è una cornice storica cui i gangster tengono molto, fissati come sono con l’argomento visto che si vedono come diretti discendenti dell’impero: la speranza di Tony è dunque quella di instillare nello zio la convinzione che essere generoso — leggi: ridistribuire le quote ricevute dai nuovi pizzi senza pretendere percentuali troppo alte –, cercando di contentare tutti senza sconvolgere gli equilibri fissati da Jackie Aprile, sia la strada giusta per mantenere lo status quo: in realtà va da sé che la manovra di Tony è manipolatoria; non a caso quando capisce che il discorso su Augusto non fa breccia usa con lo zio una sua vecchia dirty joke per farglielo capire, puntando sull’affetto. Tony ha creato forse qualcosa che non può gestire come pensava, come gli fanno notare gli altri (scontenti) membri della Famiglia (“I think you created a fuckin’ Frankenstein”). Ma deve riuscire a domarlo perché il boss che dovrà prendere le decisioni che contano è Tony, non Junior.
Per Tony non vanno meglio le cose nel privato: Carmela è ancora arrabbiata per aver scoperto che la psicanalista del marito è una donna. Dimenticando subito i sensi di colpa per aver sposato un criminale omicida, la donna decide di sfogare la propria rabbia consolandosi con nuovi costosissimi mobili, acquistati con i soldi ricavati da quella stessa attività criminale. Il fatto è che frequentare una psicanalista è una novità anche per la famiglia non-criminale: se Carmela riesce a perdonare ogni tradimento con le goomar (ammette con padre Phil di non vederci nulla di diverso da una forma di masturbazione del marito) diverso è il caso con Melfi. E in parte Carmela ha ragione: Tony è infatti in pieno transfert da manuale. I suoi sogni erotici con Jennifer Melfi protagonista sono persistenti, e pur dando la colpa al prozac per lo scadimento libidico (ma, puntualizza Melfi, potrebbe anche essere dovuto alla depressione) non ha erezioni con l’amante Irina, non ha la minima attrazione sessuale per la moglie, ma ha una forma di innamoramento per la sua psicanalista, arrivando a confessarglielo nello studio. E se questo è per Melfi il segnale che la terapia sta funzionando (nonostante le ingerenze nel privato di Tony, che le fa il “regalo” di cambiarle il motore dell’auto dopo avergliela rubata), dall’altro lato c’è la confessione finale di Carmela, che ammette al marito di non riuscire a sopportare il fatto di non essere lei la donna che può aiutarlo.
Pax Soprana è dunque un episodio che più che di pace parla di impotenza — simbolica e non — e si chiude con una altrettanto simbolica e impotente incoronazione: quella di uno zio Junior che ottiene quello che ha voluto per tutta la vita, la nomina a boss. Ignaro del fatto che non ci sarà nessuna Pax Soprana e ignaro pure delle foto che l’FBI sta scattando di nascosto in quel momento, piazzando il suo faccione irriverente nei loro schemi con le varie ramificazioni dei membri della famiglia criminale. Ed etichettandolo come il boss che in fondo non è.
Nicola Laurenza