Retrospettiva Sopranos — 1x09: “Boca”

Nicola Laurenza
M E L A N G E
Published in
7 min readMay 11, 2023

“We just skimmed 20.000 off the development fund and you’re worried about a little lecca fica?”

Sembra che l’ossessione principale dei mafiosi sia sempre collegata in qualche modo al cavo orale — o in generale alla bocca (con due “c”: anche se il titolo dell’episodio gioca sia con la località della Florida in cui Junior va a rilassarsi, sia con il termine spagnolo per bocca).
Bocca come organo principale per la comunicazione, dunque per parlare — con il rischio più grande per criminali imbevuti di paranoia, ovvero dire troppo, o peggio ancora: parlare con la giustizia. Ma bocca che è anche organo prediletto per il piacere, in un episodio che si muove proprio sul terreno di vari divieti sessuali e pregiudizi.

In questo nono episodio della prima stagione si assiste all’escalation più grave dello scontro tra Tony e Junior Soprano, al punto che lo zio inizia a pensare seriamente di fare fuori il nipote che ha cresciuto e che per lui è stato quasi un figlio.

E tutto questo è dovuto a un cunnilingus.

Non sarà la prima né l’ultima volta che una diceria sessuale accenderà scontri folli all’interno delle Famiglie (tra qualche stagione Tony e Adriana saranno al centro di gossip simili, che porteranno a risvolti quasi letali). Parliamoci chiaro: all’inizio è oggettivamente farsesco che nella logica/non-logica gangsteristica l’atto di donare piacere a una donna sia paragonabile all’omosessualità (altro tabù per loro terribile che verrà affrontato dalla serie più avanti), alla debolezza e mancanza di virilità. Ma in qualche modo è anche comprensibile una volta digeriti i codici di comportamento di questa gente (“What are ya gonna do? I mean, I don’t make the rules”).
Solo i veri uomini che esibiscono machismo, che non hanno (almeno nelle performance pubbliche) lati sentimentali o caritatevoli — specie con le donne — possono pensare di essere uomini d’onore.
Tutti gli altri sono deboli o femminucce*.
Non è un caso che proprio Artie Bucco, l’unica persona che in “Boca” compie un’azione morale ammirevole (pur con le sue ombre: e questo lo rende ancora più encomiabile), dica esplicitamente più volte di non avere le palle come i suoi amici gangster, di essere insomma un debole.

Ci torneremo.

Boca” è l’ennesima occasione di dimostrare quanto nelle loro vite private questi bruti violenti e animaleschi siano in realtà molto simili a qualunque altro gruppo sociale di nostra conoscenza: predicano bene ma razzolano male. Ci tengono in maniera compulsiva alla facciata perché non trasgredire le regole non scritte fa sì che possano vivere in pace: Carmela fa notare divertita a Tony che lui e probabilmente tutti gli altri mariti praticano sesso orale, dunque non capisce perché ci debba essere tanto dramma intorno alla faccenda; ma Tony reagisce inviperito minacciando che nulla di ciò che accade nella loro camera da letto deve uscire da lì. Conosce il prezzo delle dicerie e non può permettersi di essere visto come una persona da non temere. Perché è proprio quello che sta per succedere allo zio Junior.

Infatti quando l’amante di lunga data di Junior, Bobbi Sanfilippo, si lascia scappare a un’amica dalla manicure che l’anziano boss le ha procurato piacere, il gossip inizia a circolare (“Uncle Jun gives head?”). E quando sul campo da golf la tensione tra Junior e Tony sale a causa dei commenti dello zio sullo scarso atletismo del nipote (un trauma sulla sua autostima che è ricorrente nella serie, e ferisce più volte Tony), questi reagisce ferendo lo zio sullo stesso terreno: la creatività degli sceneggiatori nel mettere in bocca (ehm) a Tony una serie continua di doppi sensi e riferimenti al sesso orale in una manciata di secondi è encomiabile. Ma Tony non sa che anche suo zio, grazie all’onnipresente presenza di Livia, conosce il suo, di segreto, la debolezza che non permette fiducia alcuna: Tony vede uno psicologo perché è matto o chissà che altro. La logica conseguenza è che probabilmente ha parlato con i federali. La soluzione: a breve bisognerà pensare di accopparlo.

Ma è ovvio che nella profusione di doppi sensi e nell’assurdità di un pregiudizio del genere la vicenda si concluda in maniera quasi altrettanto farsesca: la punizione che Corrado fa alla sua amante Bobbi non è un pestaggio violento come gli aveva promesso, ma “solo” una torta in faccia. Persona di un’altra generazione che fa parte di una concezione criminale che non esiste più, Corrado ricalca il James Cagney di “Nemico pubblico” quando struscia un pezzo di torta in faccia all’amante (la citazione è proprio quella**).

L’altra storia cui assistiamo in “Boca” ha risvolti più seri sin dall’inizio: l’allenatore della squadra di calcio femminile dove giocano Meadow e le altre ragazze ha una relazione segreta con una studentessa. Distrutta dalla fine della storia la ragazzina prova a tagliarsi le vene in un momento di disperazione. Sarà solo un’esasperata Meadow, sua amica, a dire in un momento di rabbia al padre cos’è davvero accaduto e come mai il coach ha deciso di andare via dal New Jersey.

Ciò che è interessante nello svolgimento della trama è sia il modo in cui, ancora ignari della cosa, Tony e gli altri provano a fare pressioni sul coach per farlo restare dopo che questi ha deciso per il trasferimento (dapprima regali, infine vere e proprie minacce); ma soprattutto la reazione che hanno quando capiscono che il tizio ha commesso una trasgressione terribile anche per gli standard morali della società americana e occidentale in toto: l’aver avuto una relazione con una ragazzina, che potrebbe essere loro figlia. (Vale la pena notare uno stacco provocatorio come pochi, quando dopo la partita di calcio tra le ragazze passiamo immediatamente al Bada Bing con le lap dancer che ballano: le donne della famiglia sono intoccabili a differenza di tutte le altre).

È qui che entra di nuovo in scena il personaggio di Artie Bucco.

Artie (interpretato in maniera perfetta da Ventimiglia) è un personaggio che è semplice compatire o peggio svalutare per lo spettatore: vile e un bel po’ ottuso, è amico d’infanzia di Tony e degli altri mafiosi, continua a frequentarli ma non è nel giro — ha scelto un’altra vita, grazie anche alla moglie Charmaine. La sua prima reazione quando viene a scoprire ciò che ha fatto il coach è impulsiva. È il primo a incitare Tony: deve fare qualcosa, ucciderlo e magari prima torturarlo per ciò che ha fatto a una bambina e a chissà quante altre.

La mancanza di fiducia di Artie nei meccanismi della giustizia è complementare a quella di Tony: sono cresciuti nello stesso ambiente, è probabile che non solo sulla politica ma sulla maggior parte delle cose della vita la pensino uguale; sanno che il massimo che potrà accadere se lasciassero fare agli sbirri saranno un paio di anni di prigione al massimo per il coach, che poi sarà libero di andare a molestare altre ragazzine in un altro Stato (è la retorica che Tony usa per difendere la sua scelta di uccidere l’allenatore).
Il sentimento di vendetta che Artie prova dal profondo delle viscere è speculare a quello dello spettatore. La sceneggiatura continua a suggerire che per una volta la violenza sarà la cosa giusta da fare, che finalmente potremmo abbracciare il lato oscuro.

Ma The Sopranos è uno show profondamente moralista dietro la facciata provocatoria e il black humor. Artie assume su di sé il ruolo che di solito nella serie ha la dottoressa Melfi (anche lei qui la prima a indignarsi per la decisione di uccidere qualcuno e non rivolgersi alla giustizia): diventa l’equilibrio morale della puntata, e lo fa attraverso una presa di consapevolezza che impatta ancora di più perché all’inizio è d’accordissimo con la decisione. Esattamente come lo sarebbero la maggior parte degli spettatori.

Lo scambio con la moglie in tal senso è chiaro:

- Your mobster friend gonna do something crazy?
- If I had any balls, I would do it myself.
- Arthur, you do have balls! That’s why you’re not like him.

Quando Artie affronta Tony dicendogli che non deve farlo perché è sbagliato viene trattato come uno scemo, preso a schiaffi e cacciato in maniera umiliante. Ma, anche se per vie traverse, Artie riesce a fare la cosa giusta, da debole che pensa di essere. Costa a Tony Soprano un’ubriacatura terribile con pillole: l’unico modo con cui riesce a venire a patti con la decisione di lasciare che se ne occupi la polizia. Il che dimostra per l’ennesima volta quanto sia costoso in termini emotivi per Tony compiere una scelta morale, decidere al di fuori dei codici criminali, non essere un violento. Non mostrare mai la propria vulnerabilità.

*Per quanto ridicolo e bizzarro possa sembrare è in realtà vero che i mobster hanno grandi problemi con l’idea del cunnilingus: nella writer’s room della prima stagione fu un consulente ed ex affiliato della mafia a illuminare David Chase sul bizzarro tabù. E Chase colse subito l’occasione per usarlo.
Ma va anche detto che, come puntualizza Michael Imperioli nel suo podcast sui Sopranos, “that’s a real old-school Italian thing — not just a mob thing”.
Insomma: non leccare la figa vuol dire anche rispettare i vecchi valori tenendo alta la bandiera della tradizione. È dunque surreale ma perfettamente logico che sia un’ennesima regola non scritta del codice d’onore, da non trasgredire. Almeno pubblicamente.
**Nella 3x02 (“Proshai, Livushka”) un Tony spaparanzato sulla poltrona guarderà proprio quella sequenza di “Public Enemy”, divertendosi un mondo.

Nicola Laurenza

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