Retrospettiva Sopranos — 1x11: “Nobody Knows Anything”

Nicola Laurenza
M E L A N G E
Published in
3 min readJun 8, 2023

“I am a mother too, don’t forget. You know the power that you have. And you use it like a pro.”

“Nobody knows anything” è uno di quei titoli che incapsula alla perfezione lo storytelling di una puntata che — rispetto alle precedenti — mette l’acceleratore, scatenando una serie di situazioni al cardiopalma una dopo l’altra, alzando la tensione sul versante criminale e dando l’idea che delle nuvole nerissime si stiano approssimando all’orizzonte per Tony Soprano.
Il senso di assoluta indeterminatezza aleggia su tutta la vicenda, la stritola e non trova mai un momento di risoluzione finale: Pussy è una spia o no? Lo è Jimmy Altieri? Vic ha fatto la soffiata perché voleva liberarsi di un debito pesante o perché considera Tony una persona fidata? Pussy non è una spia, d’accordo: ma allora perché non vuole togliersi la camicia al bagno turco? Avrà un microfono? E via di questo passo. Tutte queste domande, che non troveranno risposta, in qualche modo amplificano le varie tragedie che si innescano, quelle che vengono evitate di un soffio, e anche le tragedie annunciate.

La più pesante in termini emotivi — perlomeno per Tony e la gang, che ne vengono a conoscenza dal detective corrotto Vin Makazlan — è la tragedia evitata: quella secondo cui Pussy, l’amico e sodale di una vita, potrebbe essere una spia dell’FBI. Sospetti che aumentano quando Tony sfrutta la sua seduta terapeutica con Melfi per approfondire il concetto sui disturbi psicosomatici, di cui Pussy sembra soffrire.
È terrificante vedere persone che hanno condiviso tutto — seppure in un contesto di violenza — iniziare a pianificare prima l’accumulo di prove concrete e poi, nel caso le accuse vadano in porto, l’omicidio di un amico. E lo è anche per Tony, che nonostante tutto non può prendere una decisione così a cuor leggero.

Ma siamo sinceri: la figura più tragica di questa storia è il detective Makazlan. Trattato come spazzatura da Tony, oberato da debiti, alcolismo e ludopatia, Makazlan continua imperterrito a cercare di compiacere Soprano e gli si apre con confessioni intime quando l’altro lo disprezza apertamente. Il suo suicidio è una sequenza magnifica — dall’imbottigliamento nel traffico al salto dal ponte dopo essersi appuntato un’ultima volta il distintivo in un gesto estremo quanto inutile di dignità. Lo è perché è il suicidio di una persona che si è spinta ai limiti della disperazione e non ha saputo più essere felice: in pratica la storia di moltissimi maschi della serie, in primis del suo protagonista. Ma è altrettanto struggente rendersi conto che Makazlan credeva davvero nell’amicizia con Tony, che Tony (un mafioso che lo ha sul suo libro paga e lo palleggia come gli pare) era l’unica persona di cui si fidasse.

La tragedia annunciata più importante dell’episodio non è meno agghiacciante delle altre. Si potrebbe però dire a ragione che è la più incredibile. Sin dall’inizio della stagione sappiamo bene che Livia Soprano è una madre terribile, priva di affetto, manipolativa ed egocentrica. Sappiamo anche che è incredibilmente intelligente, al punto che dietro le quinte ha già ordinato degli omicidi su commissione a Junior. Ma fino a che punto potesse spingersi nel suo crescente odio per il figlio (che ora, a suo parere, l’ha espropriata della casa di famiglia, vendendola) non era prevedibile. Nel finale dell’episodio Livia Soprano suggerisce (ma si può dire che ordina) a uno Junior paranoico l’omicidio del suo stesso figlio, piangendo poi le (solite) fine lacrime.
Per questo motivo “Nobody knows anything” è, dopo “College”, l’episodio che più si spinge ai limiti nel raccontare ciò che può accadere all’interno della tragedia di una famiglia che, più che italoamericana, ha tutti i crismi di quella greca.

Nicola Laurenza

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