Servant

Andrea Lupia
M E L A N G E
Published in
2 min readMar 1, 2022

Non so se sia stato per via della cattiva fama guadagnata negli anni e mai del tutto recuperata da M. Night Shyamalan (che qui ricopre il ruolo di produttore) o se si tratti piuttosto delle difficoltà da parte di Apple di imporsi (o quanto meno di farsi strada) nell’abbondante mercato delle serie e dei film, fatto sta che Servant è una serie passata ingiustamente sotto silenzio.

A Dorothy e Sean è successa una cosa terribile. Cosa che molto presto viene rivelata agli spettatori, che si trovano fin da subito a fare i conti con le macerie provocate da questo orrore fin troppo comune e quotidiano. In casa loro arriva Leanne, una bella ma strana ragazza assunta per occuparsi del figlio Jericho. Ma Jericho è morto.

La serie prodotta da M. Night Shyamalan (che ha diretto anche alcuni episodi) è strutturata in modo da mantenere costantemente sul chi va là lo spettatore, che di puntata in puntata non sa bene cosa aspettarsi visto il fuoco di fila di avvenimenti inspiegabili che si susseguono. Sarebbe stato facile limitarsi a mantenere la suspense continuando a inserire nuove svolte e invece più la serie va avanti e più scava nei personaggi e nella situazione familiare in cui sono coinvolti. Gradualmente quello che viene rivelato nelle primissime puntate si stratifica in un racconto estremamente doloroso di perdita e percezione della realtà. La paranoia, vero motore trainante della storia cresce senza fretta ma lo fa fino al parossismo dal momento in cui Leanne (la bravissima Nell Tiger Free) varca per la prima volta la porta di casa dei Turner (gli altrettanto ottimi Toby Kebbell che ricorderete ne Il Pianeta delle Scimmie e Lauren Ambrose indimenticabile in Six Feet Under). E una menzione speciale va soprattutto a Rupert Grint, che si dimostra un interprete solido e sempre in parte.

Una serie che mi ha tenuto incollato alla prima stagione senza pietà e che secondo me vale la pena recuperare. Provare per credere.

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