Sword & Sorcery: cinque buoni motivi per leggere Fritz Leiber

Davide Mana
M E L A N G E
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9 min readNov 9, 2020

L’uscita del volume Sword & Sorcery, che raccoglie tutte le storie di Fafhrd e del Gray Mouser scritte da Fritz Leiber tra gli anni ’30 e la sua morte nel 1992, è motivo sufficiente per festeggiare. Un volume-monstre, circa 1300 pagine, rilegate rigide e riccamente illustrate, come da standard della collana Draghi di Mondadori.

Il problema, a questo punto, sarà come vendere questa specie di dizionario ad un pubblico cresciuto con l’opera di George R.R. Martin e con Tolkien, magari con Lovecraft e Howard, e con le recenti offerte del “grimdark” e del “fantasy di menare”.

Non certo una posizione invidiabile, quella dei ragazzi del marketing di Segrate.
Cos’ha Fritz Leiber da offrire a questi giovani lettori?

E la risposta è ovviamente

“la Via, la Verità e la Luce, perché Fritz Leiber è Dio.”

E questo dovrebbe bastare, ma poiché è sempre divertente parlare di Leiber, di Fafhrd e del Mouser, e di sword & sorcery, vediamo di seguito cinque buoni motivi per investire il vostro tempo ed il vostro denaro in questo volume.

1 . Perché senza Leiber non ci sarebbe sword & sorcery

La definizione canonica di “sword & sorcery” la dobbiamo a Fritz Leiber, che nel 1961, in risposta ad una domanda rivolta dal poco più che ventenne Michael Moorcock ai lettori della fanzine Amra, coniò quell’espressione per indicare “il genere di storie che scriveva Robert E. Howard.”

Ma non è solo questione di etichette.
La sword & sorcery della quale le storie di Leiber sono (con i lavori di Moorcock) uno dei testi fondanti, si discosta dalla “fantasia eroica” howardiana, della quale condivide certamente l’approggio da bricoleur al worldbuilding (“se oggi è giovedì, questa deve essere Stygia, che è proprio come l’Antico Egitto”) ma non la cupezza e l’ossessione per l’oscurità tipiche di Howard (e più tardi riprese da K.E. Wagner).
Le storie di Leiber risentono di diecimila influenze, e se alcune di queste accomunano Leiber a Howard (le opere di Rafael Sabatini, Talbot Mundy e Harold Lamb, ad esempio, e Lord Dunsany, e le Mille e Una Notte), Leiber può anche mettere sul piatto l’opera di J.B. Cabell e di E.R Eddison, il teatro elisabettiano e “la letteratura vera”, a cominciare da Thomas Mann e Ibsen, ma anche il cinema — da Douglas Fairbanks ad Erroll Flynn, storie di cappa e spada, storie di pirati...
E se certamente Lovecraft ebbe una influenza su Leiber, l’impronta che si riconosce più facilmente nelle storie di Lankhmar è certamente quella del terzo moschettiere di Weird Tales, C.A. Smith.

Il risultato è un genere di narrativa nella quale la posta in gioco è solitamente piuttosto ridotta (si salva la pelle, non il mondo), gli ideali dei protagoinisti non esattamente esemplari, gli avversari tanto perversi quanto pericolosi, e l’unica legge che anima gli uomini (e le donne) è quella dell’avventura.

2 . Perché queste tenebre non sono grimdark

Uno dei generi con i quali la sword & sorcery condivide per lo meno un confine della propria geografia è il noir — non nel senso del poliziesco per quelli che si vogliono dare un tono, ma proprio del noir quello vero, quello di Goodis e Woolrich, Chandler e Hammet.
Con il noir la sword & sorcery ci presenta un mondo aleatorio e privo di direzione, in cui il bene ed il male sono concetti relativi, ma nel quale l’oscurità può essere tenuta a bada con un distaccato cinismo ed una certa ironia, e nel quale comunque le scelte personali contano qualcosa.
Lankhmar, la città in cui si muovono i protagonisti delle storie di Leiber, è presentata come una sorta di Baghdad delle Mille e Una Notte, ma corrotta e decadente, sulla quale presiedono divinità oscure e ostili, e tuttavia la meraviglia controbilancia sempre la disperazione, e lungo le misere strade della città dalla toga nera possono andare due eroi che, per tutti i loro (molti) difetti hanno uno straccio di decenza, e qualcosa che li porta a prevalere sulla corruzione pur restandone partecipi.
Ladri, avventurieri, spade in affitto, rissaioli e crapuloni, ma con una scintilla di qualcosa di più.

In questo, la sword & sorcery di Leiber si discosta drasticamente dal moderno grimdark — gli eroi sono fallati ma ancora sani, la violenza è sempre implicita (Fafhrd e il Mouser sono abilissimi spadaccini, ma il grosso dei combattimenti avviene sempre fuori scena).
Fafhrd e il Gray Moouser non sono esattamente eroi, ma non sono sociopatici per i quali solo un sociopatico potrebbe provare simpatia. Difficilmente il testosterone ribolle nel leggere le loro imprese, ma l’intelligenza può risultarne stimolata. Non una cosa da poco, coi tempi che corrono.

E sì, per gli amanti di George Martin c’è anche un sacco di sesso, nelle storie di Fafhrd e del Gray Mouser, che non è tuttavia né la fantasia adolescenziale alla lunga abbastanza imbarazzante di Howard né la pornografia light a cui ci ha abituati la HBO. Si tratta di fantasy scritto da un autore al quale piacevano davvero le donne, ne aveva conosciute e frequentate, e provava per loro un grande rispetto. Ne consegue una certa eleganza, che ancora una volta non è cosa da poco.

3 . Perché avete giocato a Dungeons & Dragons

Certo, come tutti i bravi nerdz che hanno vinto, non potete fare a meno della vostra sessione settimanale di Dungeons & Dragons, e anche qui troverete Fritz Leiber, seduto ad aspettarvi fin dall’inizio — non solo perché alla città di Lankhmar ed al mondo di Newhon sono stati dedicati numerosi manuali e setting interi, ma perché due delle classi storiche del “gioco di ruolo più popolare al mondo” (e anche di tutti gli altri) arrivano da qui: Fafhrd è un barbaro (ed uno scaldo — quindi potrebbe multiclassare a bardo), ed il Gray Mouser è prevalentemente un ladro (è per colpa del Mouser se nel vecchio AD&D il ladro aveva lo skill “leggere il magico” — e in generale lo potremmo multiclassare a stregone). Persino la scelta delle armi normalmente in dotazione ai personaggi di queste classi riflette le descrizioni di Leiber. Alzi la mano chi non ha mai equipaggiato il proprio ladro con una main-gauche, o una frombola…

I racconti del ciclo di Lankhmar costituirono fin dall’inizio una sorta di template per l’avventura standard nei giochi di ruolo fantasy — c’è persino un racconto che si intitola Two Sought Adventure, che comincia con una mappa del tesoro, ed un edificio abbandonato da esplorare, appena fuori città…

E da Lankhmar arriva l’idea di una Corporazione dei Ladri organizzata su modelli quasi Dickensiani, e che costituisce uno dei poteri reali nella politica della città.

Così come l’idea che gli eroi possano avere dei mentori non proprio affidabilissimi, pronti a usare gli avventurieri per i propri scopi senza dare troppe spiegazioni arriva da qui — e Sheelba dal Volto Senza Occhi e Ningauble dai Sette Occhi sono ancora una volta all’origine di infiniti personaggi non giocanti che hanno cacciato nei guai i nostri eroi in quelle sessioni settimanali di cui si diceva.

4 . Perché Mike Mignola ci ha fatto i fumetti

Le storie di Fafhrd e del Gray Mouser hanno ispirato nel corso degli anni molti artisti (ne presentiamo una selezione in questo articolo), e la DC usò i personaggi come comprimari in Wonder Woman — perché così era nei tempi antichi — ma il vero gold standard degli adattamenti fantasy a fumetti rimane la serie prodotta da Epic Comics, con disegni di Mike Mignola (“quello di Hellboy”) su sceneggiature di Howard Chaykin (quello di American Flagg e di American Century … ma davvero devo spiegarvi chi è Chaykin?)

E Mignola deve essere citato perché sono sue le tavole che illustrano il volumone di Mondadori, né potrebbe esserci artista migliore per questo lavoro.
Salvo forse Whelan. E Don Maitz.
Ma sto divagando.

5 . Per imparare a scrivere

Come disse Harlan Ellison a suo tempo,

“per chi ama la buona scrittura, Fritz Leiber ha camminato sulle acque”

e Leiber non è solo uno degli autori più citati come ispirazione da scrittori disparati come Ellison stesso e C.J. Cherryh, Tanith Lee e George R.R. Martin, Roger Zelazny e Terry Pratchett, Michael Moorcock e Mary Gentle — è anche uno degli autori più “studiati” da chi scrive narrativa d’immaginazione.

Leiber scriveva benissimo, che come mi disse un amico un paio di anni or sono “non significa nulla” — e allora entriamo nello specifico: Fritz Leiber ha un controllo della propria prosa che è assolutamente impeccabile, ed usa ogni espediente noto all’uomo (o alla donna) per sovrapporre immagini, suggestioni e metafore, in modo che non rimane sulla pagina un solo spazio vuoto; non una frase buttata via, non un paragrafo di riempitivo, non una sbavatura, uno sbrodolamento, una sciocchezza.
E tuttavia la narrativa è leggerissima.
I dialoghi sono brillanti, ed hanno un ritmo che rivela le esperienze teatrali e cinematografiche dell’autore.
Le idee sono sempre brillanti — che Leiber ci offra una semplice avventura senza alcun doppio fondo come Two Sought Adventure, un arabesco onirico (e ferocemente satirico) come Bazaar of the Bizarre, una crudele tragedia elisabettiana a base di vendette e cuori strappati come Ill Met in Lankhmar, che si faccia beffe del machismo della heroic fantasy con The Two Best Thieves in Lankhmar e Under the Thumbs of the Gods, o ci proponga una riflessione amara ma non disperata sul destino degli eroi, e di tutti noi: nascere, crescere, invecchiare e morire, come in The Curse of Small Things and the Stars.

La meraviglia della scrittura di Leiber deriva dal come la prosa profondamente “pensata” risulta tanto naturale e immediata — c’è disciplina, controllo, arte, ma come nel caso di tutti i grandi, Leiber riesce a far sembrare facile ciò che è invece difficilissimo.
Questo vuol dire “scrivere bene” — e leggendo (e rileggendo) Leiber possiamo sperare di imparare qualcuno dei suoi trucchi.

E c’è una straordinaria eleganza, nelle pagine scritte da Leiber — nelle idee, e nel modo in cui queste vengono presentate, incastrate l’una nell’altra, esposte e sovrapposte, per creare un’opera che è sword & sorcery, è fantasy, è narrativa di immaginazione, ma trascende le etichette (anche quelle inventate da Leiber) e si rivela ai nostri occhi semplicemente come letteratura.

E un giorno qualcuno potrebbe vedere questo volumone da 1300 pagine sul vostro scaffale, guardarvi negli occhi e dire, “Wow! Tu sei una persona di cultura e di buon gusto!”
Anche questo potrebbe essere un buon motivo per leggere Fritz Leiber.

Nota: questo articolo contiene dei link commerciali verso delle pagine Amazon, ed in caso di acquisto l’autore riceverà una piccola commissione.

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Davide Mana
M E L A N G E

Paleontologist, writer, translator, blogger, game designer. Reader of books. Stranded in the wine hills of Piedmont, writing fantasy and SF to pay the bills.