The Stand — Ep 4

Lucia Patrizi
M E L A N G E
Published in
5 min readJan 11, 2021

OCCHIO AGLI SPOILER

Ormai è ufficiale: The Stand ha cominciato ad andare a rotta di collo, dopo i primi due episodi dal sapore introduttivo, gli eventi adesso corrono e rischiano anche di scappare di mano a uno spettatore poco attento. Dopotutto abbiamo decine di personaggi, trame e sottotrame da seguire, e soltanto altri cinque episodi per inserirle tutte. Altro dettaglio non di poco conto da segnalare: gli showrunner si stanno concentrando su quella che, da tutti, è considerata la sezione più debole del romanzo, o almeno quella più “noiosa”, ovvero Boulder, la sistemazione dei nostri eroi in città, il tentativo di instaurare una qualche forma di governo democratico, e di conseguenza i dibattiti e i dubbi che naturalmente nascono quando ci si imbarca in un’impresa di questo calibro.

Il quarto episodio è, a mio modestissimo avviso, il migliore mai andato in onda, perché è quello che, più degli altri, si focalizza sulle scelte etiche dei personaggi. Questo, tuttavia, non significa che, arrivati fin qui, ora si intravedano un paio di mancanze a livello narrativo, una in sede di scrittura, l’altra molto probabilmente dovuta a qualche taglio apportato al montaggio per restare dentro i confini dell’ora a puntata.
Partiamo proprio dai due problemi principali di The House of the Dead, e poi ci dedicheremo alle tante cose belle.
La giudice Harris è forse il personaggio che, sopra a tutti gli altri, ha sofferto il passaggio dalla carta allo schermo. Se chi mi legge non conosce il romanzo, forse si starà anche chiedendo chi diavolo sia, questa giudice Harris. Nel libro è un personaggio chiave per la crescita di Larry, nonché una delle spie inviate da Boulder a Las Vegas per sapere cosa sta combinando Randall Flagg.
La quarta puntata è quella in cui il comitato selezionato da Abigail, e composto da Stu, Frannie, Larry, Glen e Nick decide di inviare degli infiltrati dall’altra parte. La giudice Harris è una dei tre “fortunati”, ma se per gli altri due (e ci torneremo) la sceneggiatura è riuscita a costruire quel minimo di storia atta a farci capire chi sono, e a stare in pena per loro, la povera e anziana giudice non era mai stata introdotta al pubblico. Chi ha letto il romanzo sa che ha viaggiato con Larry, sa chi è e cosa rappresenta; lo spettatore si vede arrivare questo nuovo personaggio dal nulla e temo non sia possibile dare al momento tragico la portata emotiva che meriterebbe.
Altro personaggio sacrificatissimo continua a essere Nadine Cross, privata di ogni sfumatura e ridotta a mera villain della situazione, ancora più di Harold, che è invece il più sfaccettato e meglio scritto del mucchio. Dispiace tanto per Nadine, in parte perché si nota che Amber Heard non sa bene cosa fare di lei, in parte perché, aggiornandone il percorso e magari modificandolo qua e là, si poteva avere un personaggio femminile di peso in una serie che, esclusa Frannie, soffre dello stesso problema del romanzo: non riesce a dare un posto di rilievo alle donne. A questo punto, tutte le mie speranze convergono su Dayna.

E veniamo, finalmente, alle cose positive dell’episodio.
Dayna, appunto, per quel poco che ci è concesso di vederla, è favolosa. Boone e Cavell hanno deciso di reintrodurre un capitolo del romanzo che, nella miniserie di Garris, era stato stralciato, ovvero l’incontro di Frannie e Harold con un gruppo di donne tenute in ostaggio da un bifolco (con ogni probabilità un proud boy) per motivi facilmente intuibili. Nella puntata il tutto è molto ridotto: il piccolo esercito che sorvegliava gli ostaggi qui è ridotto a una sola persona, la battaglia per liberarsi è più breve, l’intervento di Stu come eroe salvatore nella scintillante armatura, nullo.
Nonostante tutta la faccenda serva quasi solo a riservare ad Harold l’ennesima sconfitta, almeno ci permette di fare la conoscenza di Dayna e ci mostra comunque una donna in grado di difendersi da sola, ma non solo: se fino a questo punto anche Frannie era rimasta un po’ in ombra, la quarta è di sicuro la sua puntata: ha un magnifico scambio con Harold che, credo, avrà delle forti risonanze in ogni donna che si è trovata, nel corso della sua vita, a dover respingere un uomo parecchio insistente; la vediamo scrivere il suo famoso (per i lettori del romanzo) diario e, anche nelle interazioni con Stu, riesce a essere molto diversa rispetto alla sua controparte letteraria, molto più matura e consapevole. Un plauso quindi non solo a Boone e Cavell, ma alle due registe dell’episodio, Bridget Savage Cole e Danielle Krudy, che da qui in poi salutano la serie, e a Odessa Young, che era anche ora uscisse fuori per l’ottima attrice che è.

La terza spia inviata a Las Vegas è, contro ogni previsione (per chi non ha letto il romanzo), Tom Cullen, conosciuto nell’episodio precedente perché inviato da Mother Abigail a recuperare Nick Andros in ospedale.
E qui devo chiedere scusa, perché sul momento, avevo reagito malissimo alla cosa: non avevamo fatto neanche in tempo a conoscere Tom, non lo avevamo mai visto insieme a Nick, e subito ce lo portano via e lo spediscono a Las Vegas senza neanche un briciolo di approfondimento.
Invece, gli sceneggiatori ci piazzano non un flashback, ma IL flashback, ovvero l’incontro con Julie Lawry, che non soltanto riesce a essere molto più interessante, per le dinamiche proposte, dello stesso evento nel romanzo, ma regala a tutto il percorso di Tom un impatto emotivo violentissimo, tanto che, quando Nick e Tom si separeranno, nel finale di episodio, ci scappa più di qualche lacrima.
Per il resto, ancora non capisco bene che intenzioni abbiano con Abigail e tutta la paccottiglia religiosa che il personaggio si porta dietro. Di certo se ne sono tenuti, fino a ora, ben distanti, ma questo ha fatto perdere al personaggio interpretato da Whoopi Goldberg gran parte della sua ragion d’essere. Staremo a vedere.
E spero che presto staremo a vedere anche Las Vegas: forse è arrivato il momento di portarci dall’altra parte della barricata.
Una prece per il povero Terry, che era spacciato dalla sua prima apparizione sullo schermo, ma lo stesso tanto simpatico.
La buona notizia è che la serie sta andando in crescendo, quindi mi aspetto grandi cose dai prossimi episodi. Voi, come al solito, mi troverete qui a commentarli ogni lunedì.

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